I 10 campioni che creano il mito del made in Italy

Cresce il mondo della qualità alimentare: i prodotti tutelati sono 300. Ma appena 10 fanno l'80% del fatturato complessivo

Il Made in Italy alimentare continua a crescere insieme all’attenzione per la qualità alimentare. All’inizio del 2018, anno del cibo italiano per i ministeri delle Politiche agricole e dei Beni culturali, sono 295 i prodotti a marchio Dop Igp, Stg dopo l’ammissione della Lenticchia di Altamura, lo scorso 19 dicembre. E in lista ci sono già altri otto prodotti: la Lucanica di Picerno, le Mele del Trentino Igp (sono già Dop le Mele della Val di Non e le Mele dell’Alto Adige), il Cioccolato di Modica Igp, il Marrone di Serino Igp, la Pitina Igp, l’Olio di Puglia Igp, la Mozzarella di Gioia del Colle Dop e l’ultima arrivata, la Provola dei Nebrodi Dop.

Made in Italy: 10 prodotti creano il mito

Il Made in Italy resta il campione dei prodotti di qualità nell’Ue. Nel 2015 erano 278, 269 nel 2014: la crescita insomma è costante e nei dieci anni dal 2005 al 2015 le specialità sono quasi raddoppiate (+80,5%), da 154 a 278. E non mancano casi delicati, come la guerra della mozzarella scoppiata dopo che la Puglia aveva chiesto il riconoscimento della Dop per la Mozzarella di Gioia del Colle, facendo infuriare il Consorzio della Mozzarella di bufala campana Dop. Proprio nei giorni scorsi il ministero delle Politiche agricole ha di fatto respinto le contestazioni arrivate e ha avviato il percorso per l’invio della domanda a Bruxelles. Ma il Consorzio della Mozzarella di bufala che ha annunciato ricordo al Tar.

I veri numeri

Ma quali sono i veri numeri del Made in Italy? Perché questo fiorire di prodotti tutelati ha portato il fatturato del Made in Italy oltre quota 6 miliardi (6,35 secondo il rapporto Qualivita 2016). L’80% di queste cifre però si deve a soli dieci prodotti che fatturato oltre 5 miliardi. Ecco quali sono:

  • Grana Padano (Dop);

  • Parmigiano-Reggiano (Dop);

  • Prosciutto di Parma (Dop);

  • Aceto Balsamico di Modena (Igp);

  • Mozzarella di Bufala Campana (Dop);

  • Mortadella Bologna (Igp);

  • Gorgonzola (Dop);

  • Prosciutto di San Daniele (Dop);

  • Pecorino romano (Dop);

  • Bresaola della Valtellina (Igp)

La corsa ai fondi Ue

«Se oggi le prime 10 Dop e Igp sviluppano l’80% del fatturato complessivo, occorre far salire la lista ad almeno 20 prodotti in tre anni», ha detto il ministero delle Politiche agricole Maurizio Martina. Anche per cancellare la sgradevole sensazione che dietro la corsa ai marchi di tutela ci sia in realtà la battaglia per accaparrarsi gli oltre 100 milioni di fondi Ue a disposizione di questi prodotti. Nel 2016 la dotazione finanziaria complessiva è stata di 113 milioni di euro., che nel 2017 è passata a oltre 140 milioni Lo stanziamento è destinato ad aumentare progressivamente fino ai 200 milioni di euro di budget massimo nel 2019. Come ricorda il Corriere della Sera, le aziende italiane, nel 2016, sono riuscite ad accaparrarsi una fetta della torta pari al 20% del totale, 23,5 milioni da dividere tra 10 proponenti. Nel 2017, invece, sono arrivati appena 3 milioni su 88 visto il boom di feta greca, olive spagnole e burro francese che ha surclassato Prosecco di Valdobbiadene, Pecorino Toscano e Pomodoro di San Marzano (i più conosciuti dei 30 programmi italiani bocciati).

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