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Gli stipendi pubblici? «Soldi spesi male»

Lo dice la Corte dei Conti: i costi non sono superiori a quelli Ue, ma è l’inefficienza a frenare l’Italia

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Non sono troppi, ma sono sprecati. Sono i soldi spesi per pagare i dipendenti pubblici.

Gli statali sono costati 164 miliardi nel 2013, secondo la Corte dei Conti che traccia un bilancio molto secco: le risorse sono in linea con i parametri Ue, ma sono stati gestiti in modo inefficiente e senza alcun incentivo alla produttività.

In un momento in cui il governo pensa di estendere il blocco all’aumento dei salari fino al 2018 (scelta che eviterebbe un aggravio da 6,5 miliardi di euro), i magistrati contabili tracciano il bilancio del pubblico impiego: finora i quattro anni di stop agli scatti hanno fatto calare il totale del 4,6% per un risparmio di circa 8 miliardi.

Ottima anche la previsione per il 2016, con gli stipendi pubblici al di sotto del 10% del pil: al confronto la Danimarca è al 19%, la Svezia al 14,4% e la Francia al 13,4%. Sui livelli nostrani solo i dipendendi di Sua Maestà Elisabetta II d’Inghilterra: 11,5%. Molto lontano invece il dato tedesco (8%).

Dati simili per il numero degli occupati, circa 3,3 milioni cioè il 15% degli occupati: in Francia sono il 20%, nel Regno Unito ben il 19%.

È impietoso il quadro della Corte dei Conti, però, su come vengono spesi questi soldi. Gli statali sono infatti spesso anziani: la metà ha più di 50 anni, nei Paesi industrializzati la media è al 30%. Gli under 35 sfiorano il 10%, solo in Francia sono il 28% (6% sotto i 25 anni).

Per quanto riguarda le “quote rosa”, le donne sono la maggioranza (55%) ma pochissime in ruolo di potere. Nonostante i dirigenti siano tantissimi: ognuno ha sotto di sé appena 11,5 dipendenti, contro i 33 degli omologhi transalpini. Istruzione? Solo il 34% degli impiegati pubblici ha una laurea contro la metà dei britannici.

Ma il vero limite è negli incentivi alla produttività: incidono poco – talvolta anche per il 2% della retribuzione – e comunque per poche migliaia di euro. Tutti premiati, nessuno davvero incentivato.

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