Crescono le reti di impresa, soprattutto nei servizi

In soli sei mesi i contratti sono cresciuti del 58%. Lombardia, Emilia Romagna e Abruzzo le Regioni con il maggior numero di reti

Aumenta il numero delle reti di impresa. Nella seconda metà del 2013 sono stati siglati, infatti, 389 nuovi contratti, pari a una crescita del 58% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Cosa che porta il numero totale di aggregazioni tra pmi a quota 1.353. Secondo l’Osservatorio di Intesa Sanpaolo-Mediocredito Italiano, dal 2009 (anno del debutto) a oggi sono 6.435 le aziende che hanno scelto di fare gioco di squadra per affrontare i mercati internazionali con strutture più ampie o per puntare su maggiori sinergie, ma senza modificare l’assetto societario. Una carta in più da giocare per colmare il divario competitivo tra l’Italia e gli altri partner europei. In testa alla classifica regionale si conferma la Lombardia, dove ha sede un terzo dei contratti di rete (439) che coinvolgono 1.564 aziende. Al secondo posto c’è l’Emilia-Romagna, con 286 alleanze che riuniscono 907 Pmi. La performance del secondo semestre spinge l’Abruzzo al terzo posto con 141 aggregazioni, il 10% del totale, seguito dalla Toscana. Mentre per ora la rete piace meno in Valle d’Aosta e Molise.

Piace di più ai servizi Più della metà (52%) sono imprese micro e il 31% ha piccole dimensioni. Il settore più rappresentato è quello dei servizi (44,3% del totale): da quelli professionali (contabilità, attività legali) al commercio, passando per l‘Ict e il turismo. Il 32% delle Pmi in rete appartiene invece al settore dell’industria, dove primeggia la filiera metalmeccanica, con i prodotti in metallo in prima linea (430 imprese, pari al 6,7% del totale). Poco distante è il sistema moda (4,8%), seguito da costruzioni e immobiliare, mentre le reti nell’industria agroalimentare rappresentano l’8,9% del totale. La maggioranza dei contratti (l’82%) viene siglata da aziende specializzate in comparti produttivi diversi e spesso complementari.

Trend in crescita, ma numeri ancora bassi Rispetto alle loro concorrenti che restano da sole quelle che scelgono di mettersi in rete hanno un migliore posizionamento competitivo in termini di spinta all’internazionalizzazione e all’innovazione: hanno una maggiore quota di export (51,6% rispetto a 29,8%), e brevetti richiesti all’Epo (16,8 contro 6,4%). E se l’ingresso in rete è più frequente in imprese di taglia small che hanno giù alle spalle esperienze di aggregazione, negli ultimi mesi, complice la crisi, si sono affacciate al nuovo strumento anche aziende che non appartengono a gruppi economici, non hanno attività di export né partecipate estere. Il trend è in crescita, ma i numeri restano ancora piccoli se si pensa che finora solo lo 0,15% delle imprese italiane è coinvolto in contratti di rete. Spicca ancora una volta l’Abruzzo che ha la maggiore densità di aggregazioni (lo 0,52% del totale delle imprese).

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