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Lavoro

Digitalizzazione chiave per la crescita, ma la metà dei manager è impreparata

La mancanza di vision e di partnership strategiche comporta il rischio di marginalizzazione nel futuro, ma i dirigenti stentano ad abbracciare i nuovi modelli di business

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Il 50% degli amministratori delegati nel mondo non è in grado di stare al passo con la flessibilità e i cambiamenti che la rivoluzione del digitale richiede alle imprese. Lo rivela una nuova ricerca annuale di Frost & Sullivan su oltre 300 capi d’azienda nelle regioni di America, Asia-Pacifico, Europa e Africa per indagare come stiano rispondendo alle nuove logiche dell’innovazione.

Lo studio conferma, ancora una volta, come il progresso tecnologico stia portando profondi cambiamenti nei processi produttivi, abbattendo i modelli di business tradizionali e spingendo verso un approccio più agile, basato sui servizi. Ma le dinamiche della digitalizzazione sono ancora poco comprese tra i vertici.

“Ora che gli ecosistemi economici globali sono soggetti ad una intensa trasformazione provocata dalla digitalizzazione e dal conseguente spostamento dell’attenzione dai prodotti ai servizi, emergono nuove opportunità di crescita e innovazione. Tuttavia, sfruttare queste opportunità richiede una leadership visionaria in grado di mettere in pratica strategie di crescita e realizzare una visione coerente,” afferma David Frigstad, presidente di Frost & Sullivan.

Il rischio maggiore per le aziende che non riescono ad abbracciare il cambiamento, focalizzandosi sull’innovazione e la crescita, è di restare escluse dal mercato. E nonostante i manager ne siano consapevoli, le sfide che si trovano ad affrontare, sia esterne sia interne, sono di difficile risoluzione.

GLI OSTACOLI DELLA DIGITALIZZAZIONE. l 53% dei dirigenti ammette che l’ambiente è sempre più competitivo, ma l’intelligenza concorrenziale e la strategia aziendale sono poco diffuse negli ambienti interni. Nonostante la trasformazione digitale sia riconosciuta come un forte motore di crescita nell’arco dei prossimi 5 anni, poi, per quasi il 34% dei manager la rapidità di questi cambiamenti costituisce uno scoglio non indifferente. Inoltre, più del 50% di loro non si ritiene capace di realizzare con successo strategie tecnologiche e alleanze strategiche, malgrado queste siano percepite come fondamentali per lo sviluppo nei prossimi 3 anni. E lo stesso vale per l’integrazione dei nuovi modelli di business all’interno della propria impresa, dalla transizione dai prodotti a servizi e la personalizzazione/customizzazione al modello “value for many” (convenienza per molti).

I BUONI ESEMPI. Intervistati su quali aziende ritenessero essere le più rivoluzionarie del momento, gli amministratori delegati hanno indicato i nomi di Apple, Google, Amazon, Tesla e General Electric come prove concrete di leadership visionaria a cui aspirare.

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