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Sostenibilità

A scuola dai buoni manager

Ex direttori generali e amministratori delegati al servizio, gratuitamente, delle organizzazioni non profit. È il gruppo di volontariato professionale di Manageritalia, che conta 300 iscritti in tutta Italia

Circola in queste settimane un curioso aneddoto. Racconta di un head hunter che presenta a due aziende la candidatura di un manager sessantenne, ormai alla soglia della pensione. La prima rifiuta il candidato, perché giudicato troppo vecchio e non adatto a lavorare con un team di giovani talenti: l’anziano manager, secondo loro, non avrebbe performato come gli altri. La seconda azienda invece lo assume per inserirlo proprio in un gruppo di professionisti più giovani, di talento ma con poca esperienza. «Non ingaggio un manager navigato per farlo lavorare», pare sia stata la spiegazione del Ceo, «ma perché mostri i valori, trasmetta le conoscenze e, perché no, insegni tutti i trucchi del mestiere ai manager junior». Morale: non è solo il profilo del candidato che conta, ma la “differenza” che porta con sé.

Viene in mente questa storia quando si conosce Giancarla Bonetta, grande signora dell’alta gamma, per molto tempo direttrice commerciale di Hermès Italia e da dieci anni a questa parte, ormai in pensione, alla guida del gruppo di volontariato professionale Manager per il sociale di Manageritalia Lombardia. Chi sono? Una squadra di professionisti, tra cui ex direttori generali e amministratori delegati, che ha scelto di dedicare gli ultimi anni di carriera e quelli della pensione al servizio delle organizzazioni di volontariato che operano nel sociale. A titolo gratuito, naturalmente. Forse non è così scontato, ma fare il bene non è per nulla facile, e per farlo nel migliore dei modi occorrono competenze e conoscenze non improvvisate.

Quindi, se una Onlus o una associazione si dovesse accorgere di non riuscire a lavorare in maniera efficiente e di non incidere così positivamente come potrebbe, forse il problema è solo gestionale. Serve un manager. E ce ne sono ben 300 disposti a farlo gratuitamente: tanti sono infatti i volontari italiani di Manageritalia impegnati per il terzo settore, volontari professionali che operano a sostegno del mondo del non profit e della pubblica amministrazione. E li trovate in tutte le associazioni territoriali d’Italia. «Arriviamo in aiuto di molte realtà di grandi o piccole dimensioni», racconta Giancarla Bonetta, «attive nei più diversi settori. Ed è bello vedere che chi è ancora in servizio senta il bisogno di fare qualcosa di utile per la società. I risultati che le associazioni benefiche possono ottenere con la loro competenza ed esperienza sono molti e molto gratificanti».

I 300 non più giovani ma ancora forti danno una mano non solo alla Croce Rossa italiana, a Mission Bambini o alla Fondazione Welfare ma, viste le difficoltà del mondo del lavoro, anche a tante start up di imprese sociali, molte delle quali hanno potuto trarre beneficio dall’aiuto dei Manager per il sociale nella fase di creazione e di avvio. In tutto, dalla nascita nel 1999 a oggi, si sono occupati di oltre 280 progetti. Ma forse il lavoro più duro sta arrivando proprio in questi ultimi mesi, a causa della pandemia. L’emergenza Covid, infatti, ha accentuato le difficoltà operative e le sfide di molte Onlus e Ong, causando ostacoli, rallentamenti e super lavoro, vista la crescita esponenziale di richieste di assistenza causate dalla perdita di lavoro e di risorse economiche a seguito del lockdown e anche dopo.

«Nei mesi più difficili di isolamento abbiamo continuato ad aiutare a distanza», dice Bonetta, «con interventi on line dove possibile, anche se in molti casi la presenza fisica è indispensabile: non tutte le associazioni di volontariato sono digitalizzate, soprattutto le più piccole e meno strutturate, e questo apre un nuovo capitolo: la digitalizzazione sarà infatti per noi una nuova area di intervento». Il digitale, però, non è la sola questione sul tavolo: nuovi bisogni e situazioni fino a poco tempo fa impensabili impongono cambiamenti drastici. «Il terzo settore dovrà affrontare una profonda riorganizzazione», continua Bonetta, «e un aggiornamento della sua mission, perché stanno emergendo bisogni nuovi o diversi, con caratteristiche del tutto particolari. Il settore del sociale dovrà rivedere la propria realtà a fronte di quello che è successo e che potrà accadere nei prossimi mesi». Diventa allora più importante avere l’aiuto dei manager che, arrivando dal settore del commercio, del turismo e del terziario avanzato, hanno alle spalle esperienze diversificate e possono assistere le associazioni in varie aree: organizzazione, amministrazione e bilancio sociale, ma anche comunicazione e marketing, fundraising, risorse umane, informatica, privacy, controllo qualità e sicurezza. Insomma, tutto lo spettro di attività che sorreggono le aziende del profit e che qui si applicano al non profit.

Qualche esempio. Per la Fondazione Welfare Ambrosiano, che promuove azioni a favore dei milanesi in temporanea difficoltà, i manager si occupano di valutare le imprese e gli imprenditori a cui concedere eventuali micro-crediti; altri dieci manager invece sono diventati operativi a tempo pieno, vista la situazione, all’interno del Banco Alimentare, per reperire nuove fonti di cibo da distribuire a chi non ce l’ha. Altri ancora insegnano ai volontari della Caritas come aiutare chi ha perso il lavoro e deve ricollocarsi perché senza altri redditi. «Il fondo famiglia lavoro di Caritas Ambrosiana amministra le risorse che provengono dalle donazioni e le restituisce sotto forma di borse di tirocinio, in accordo con le aziende disposte a ospitare chi ha perso il lavoro», ci spiega Raul Longo, a capo del team di manager esperti in formazione. «A fine 2019 nasce il nostro intervento di aggiornamento sulle politiche del lavoro, gli aspetti normativi e la figura del tutor aziendale, rivolto ai volontari che hanno il delicato compito di individuare chi ha davvero bisogno di lavoro e decidere chi proporre alle aziende». È il lavoro di trovare un lavoro agli altri e lo si è sempre fatto con i volontari, ancor prima dei navigator stipendiati. Nel frattempo, anche i 300 manager volontari si stanno aggiornando. «Lo hanno sempre fatto anche se in pensione», conclude Bonetta, «e da oggi, a maggior ragione, devono rimanere al passo con le esigenze nate dall’emergenza, inserendo nel loro curriculum videolezioni, insegnamento a distanza e on line learning». Nuove competenze ormai indispensabili, da mettere a disposizione degli enti del terzo settore, alle prese con le fasce più fragili della comunità, sempre più in difficoltà.

Articolo pubblicato su Business People, settembre 2020

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