Connettiti con noi

Sport

Calcio, chi sono davvero i procuratori?

Breve approfondimento volto a indagare queste figure, di cui si parla così tanto e si sa così poco

architecture-alternativo Credits: © Senivpetro/Freepik

Recentemente la Fifa ha deciso di fissare alcuni paletti per limitare il potere dei procuratori nel mondo del calcio, tramite delle norme che potrebbero entrare in vigore già a ottobre di quest’anno. Tra i volti più noti al grande pubblico, nel vasto insieme degli agenti sportivi, troviamo Jorge Mendes, che assiste Cristiano Ronaldo e tutti i maggiori talenti del calcio portoghese, Jonathan Barnett, operante soprattutto sul ricchissimo mercato inglese, e Rafaela Pimenta, erede dell’impero costruito da Mino Raiola, recentemente scomparso. Il ristretto gruppo di cui questi individui fanno parte incamera la maggioranza dei guadagni, grazie a commissioni su transazioni milionarie, con i soldi che vengono in molti casi versati nelle casse di società con sede in paradisi fiscali. L’élite degli agenti sportivi è senza dubbio in grado di influenzare il calciomercato, specialmente per quanto riguarda il trasferimento di giocatori “svincolati”, ovvero senza un contratto, per avere i quali le squadre sono disposte a corrispondere elevate commissioni ai procuratori, poiché non bisogna pagare il prezzo del cartellino.

Il ruolo dei procuratori sportivi nel calcio

Ma chi sono i procuratori nel mondo del calcio? Se il vocabolario spiega a parole questa professione – «chi è munito di procura, è cioè rappresentante volontario di una persona e agisce in nome e per conto di questa» – il loro ruolo di curatore di relazioni tra due o più soggetti è chiaramente definito dalla legge (Art.1 del Regolamento Agenti Sportivi). Per gli agenti che desiderano essere abilitati a operare nell’ambito della Figc, è obbligatoria dal 2018 l’iscrizione al Registro federale, da rinnovare annualmente, senza la quale non è possibile esercitare la professione. Per quanto riguarda i numeri, al 2023 gli iscritti al Registro federale sono 479mentre gli agenti autorizzati dalle federazioni calcistiche affiliate alla Fifa, l’organo di governo del calcio mondiale, sono circa 4 mila, di cui un quarto nella sola Germania. Rappresentano gli interessi di una buona parte dei circa 130 mila calciatori professionisti sparsi in tutto il mondo.

La figura dell’agente è in continua evoluzione e le sue competenze, ormai da anni, non si limitano soltanto all’ambito sportivo, ma comprendono la gestione di svariati interessi extra-campo degli atleti: diritti d’immaginepubbliche relazioniconsulenze fiscali… Per questo un procuratore che si rispetti deve essere preparato sul piano giuridico ed economico al pari, se non di più, di quello sportivo. Tuttavia, per come la vedono i club, il crescente potere ha reso gli agenti una presenza ingombrante: le commissioni pagate loro dalle squadre sono ormai la voce di costo più rilevante nei bilanci, dopo le spese sostenute per gli stipendi dei calciatori. Stando all’ultimo dato diffuso dalla Figc, le società professionistiche italiane hanno corrisposto agli agenti 174 milioni di euro nel solo 2021.

Guadagni dei procuratori di calcio e il tetto alle commissioni

I guadagni degli agenti sportivi derivano dalle commissioni che essi applicano per i servizi svolti, che solitamente si attestano intorno al 3% del valore del contratto firmato dall’assistito. Certamente, maggiore è l’influenza del procuratore, maggiori sono le percentuali da lui incassate. Un simile meccanismo, che premia gli agenti in base al volume di affari da essi conclusi, incentiva continui aumenti nel numero di trasferimenti e di conseguenza nell’importo delle commissioni pagate durante il calciomercato. Questo ha contribuito, insieme ad altri fattori, a portare fuori controllo i prezzi dei cartellini e gli stipendi corrisposti ai giocatori. In molti casi, atleti che non hanno mai dimostrato il proprio valore su palcoscenici importanti riescono a strappare contratti milionari ai top club europei grazie all’esperta mediazione dei loro procuratori.

La Fifa non ha mai preso seri provvedimenti per regolamentare il settore, lasciando mano libera alle singole federazioni nazionali, tanto che a oggi non esistono limiti sulle commissioni per gli agenti, che si accordano di volta in volta con società e atleti. Tuttavia, la riforma prevede l’introduzione del divieto per i procuratori di rappresentare due parti nella trattativa per la cessione di un calciatore (rimane invece la possibilità di farlo in caso di acquisto). In secondo luogo, è pronto il varo di un tetto alle commissioni, oscillante tra il 3% e il 5% a seconda delle caratteristiche della transazione (nel caso in cui l’agente rappresenti entrambe le parti il tetto sale al 6-10%). Questa riforma proposta dalla Fifa ha provocato reazioni contrastanti, ricevendo un’accoglienza favorevole da parte di squadre stanche di corrispondere commissioni oltremodo elevate e, di contro, critiche da parte delle associazioni di settore, convinte che limiti così rigidi vadano a penalizzare gli agenti minori.

Professionisti scarsamente tutelati

Come definire allora i procuratori? Avidi individui che si arricchiscono sulle spalle di atleti e club o figure indispensabili nel mondo sportivo del nostro secolo? Quel che è certo è che sono professionisti scarsamente tutelati, con frequenti episodi di ritardo nei pagamenti delle commissioni dovute, che spesso si trascinano per diversi anni senza che le società vadano incontro a sanzioni significative. Nemmeno il futuro obbligo di registrare tutte le operazioni di calciomercato su un’apposita piattaforma sembra poter risolvere un simile problema. Per questo e per i motivi già menzionati, ci si aspetta che le associazioni di categoria diano battaglia alla Fifa nelle aule di tribunale.

«Ci sono dei criminali nella Fifa», ha tuonato Jonathan Barnett durante una conferenza tenutasi a Roma il 30 gennaio scorso, durante la quale ha accusato l’organizzazione, definita senza mezzi termini “dittatura”, di voler imporre un proprio monopolio sul calciomercato. La Fifa da parte sua, sotto la direzione di Giovanni Infantino (in carica dal 2016, rimarrà al suo posto almeno fino al 2027), ha dimostrato a più riprese di cercare un continuo aumento dei profitti, costringendo club e nazionali ad affrontare un numero sempre maggiore di partite e tutelando i propri guadagni anche a scapito dello spettacolo e della salute degli atleti, come dimostrano ad esempio il recente Mondiale invernale in Qatar, che ha fermato le competizioni nazionali per un mese e mezzo, e il previsto allargamento a 32 squadre del Mondiale per Club, osteggiato da società, allenatori, calciatori e addetti ai lavori in generale.

È possibile che l’organo di governo del calcio mondiale non sia in grado di trovare una soluzione che permetta di regolare in modo permanente e unitario l’azione dei procuratori, rispettando allo stesso tempo il diritto alla libera concorrenza? Oppure è più probabile che la Fifa non sia disposta a imporre limitazioni che la costringano a rinunciare, almeno in parte, ai profitti generati dall’aumento del giro d’affari nell’industria del pallone?


Immagine in apertura di senivpetro da Freepik