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I giovani al tempo del Jobs Act: quante promesse tradite

Il divario di salario con i coetanei europei supera i 500 euro al mese. E la precarietà torna a dominare

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I giovani italiani guadagnano 6.500 euro in meno rispetto ai loro coetanei europei. Certo, con una disoccupazione giovanile che sfiora il 33%, ci sarebbe da dire beati quelli che hanno un contratto. Ma il dato troppo spesso commentato frettolosamente riguarda i 15-24enni. E dopo? I contratti precari sono la stragrande maggioranza, come raccontano i dati Istat e le retribuzioni sono più basse sia rispetto agli altri blocchi anagrafici che alla media in Europa.

I giovani italiani guadagnano 6.500 euro in meno

Quali sono stati dunque i benefici per i giovani italiani del Jobs Act nel’ultimo triennio? Pochi, molto pochi. Si è passati dalle 397.878 nuove assunzioni a tempo indeterminato per 15-29enni nel periodo gennaio-ottobre 2015 alle 235.600 dello stesso periodo del 2017: 144.278 rapporti permanenti in meno rispetto agli standard di tre anni prima. Insomma, la decontribuzione è stata molto più allettante delle tutele crescenti. Allo stesso tempo, contratti a termine per under 29 sono lievitati nello stesso periodo dai circa 1,01 milioni del 2015 agli 1,5 milioni del 2017.

Cifre che tuttavia si allineano agli standard europei sui cosiddetti temporary contracts. Secondo Eurostat, il 43,8% dei lavoratori dai 15 ai 24 anni viene assunto con contratti a breve termine in Europa.Il problema è che nel resto dell’Ue la percentuale scende al 13,1% quando si passa alla fascia 25-49 anni d’età. In Italia, sempre tra 2015 e 2017, i lavoratori nella fascia 25-29 anni hanno visto aumentare le assunzioni a termine da 501.386 a 690.718 (+189.332) e calare quelle a tempo indeterminato da 222.727 a 132.288 (-90.439).

Problema retribuzioni

Per i giovani italiani la precarietà vuol dire anche stipendi più bassi della media europea. Più di un terzo dei nuovi contratti 2017 (1,4 su 4 milioni) prevedono retribuzioni sotto i 1.500 euro lordi. JobPricing ha evidenziato che la Ral (retribuzione annua lorda) per il 2017 nella fascia 25-34 anni viaggia sui 25.632 euro lordi, contro i 29.238 euro lordi della platea complessiva. E l’Istat per il blocco 16-29 anni nel 2015 abbassava il tetto a 13.553 euro lordi, in discesa dai 13.667 euro del 2014. Tutta colpa del vizio italico di premiare l’anzianità: all’estero gli stipendi toccano il picco a 40 anni, da noi a 55.

Secondo i dati di Willis Tower Watson, riportati dal Sole 24 ore, un neoassunto entry level dopo la laurea magistrale guadagna 32.214 euro nella media tra Francia Irlanda, Olanda, Regno Unito, Spagna e Svezia. Vuol dire una forbice di 6.500 euro lordi rispetto ai 25.600 euro lordi dei “talenti” italiani.