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Attualità

Uibm, l’ufficio brevetti e il Registro speciale dei marchi storici

Dopo l’istituzione di un apposito registro speciale presso il Mise, ai brand italiani d’eccellenza con oltre 50 anni di vita è stata dedicata anche un’associazione. L’obiettivo? Tutelare e valorizzare un indubbio patrimonio economico e culturale. Le ragioni che li hanno ispirati

architecture-alternativo Image by natanaelginting on FreepikCredits: Image by natanaelginting on Freepik

L’ultimo in ordine di tempo, nel momento in cui scriviamo, è No­berasco, marchio leader nel settore della frutta secca e disidrata­ta. Dal 2015 l’omonima spa fattura stabilmente oltre i 100 milio­ni di euro l’anno (con una punta di 158 milioni nel 2019), facendo parlare di sé anche per una politica produttiva strettamente im­prontata alla sostenibilità. In pochi forse sanno che Noberasco è nata addirittura nel lontano 1908 come Ditta Individuale Benedet­to Noberasco, impresa dedita alla raccolta, al confezionamento e allo smistamento dei prodotti ortofrutticoli della Piana di Alben­ga. Di acqua, e di frutta, ne è passata molta sotto i ponti, e oggi l’azienda è ancora in mano alla famiglia Noberasco, con Mattia, amministratore delegato, e Gabriele, presidente.

Il Registro speciale dei marchi storici di interesse nazionale

Una bella, e per certi versi tipica, storia imprenditoriale italiana. E Noberasco, di­cevamo, è l’ultimo marchio in ordine di tempo a essere entrato nel Registro speciale dei marchi storici di interesse nazionale, istitu­ito presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi con il Decreto Cre­scita (D.L. n.34 del 30 aprile 2019, art. 31), poi convertito in legge (art. 1, 28 giugno 2019, n. 58). Possono essere iscritti al Registro i marchi d’impresa registrati da almeno 50 anni, o quelli per i quali sia comunque possibile dimostrare l’uso continuativo da altrettan­to tempo. Marchi utilizzati per la commercializzazione di prodotti o servizi realizzati in un’impresa produttiva nazionale di eccellen­za, storicamente collegata al territorio nazionale. Per richiedere l’i­scrizione è necessario presentare domanda all’Ufficio italiano bre­vetti e marchi (interno al Mise), esclusivamente per via telematica attraverso il portale dedicato. Successivamente l’UIBM verificherà che le condizioni necessarie siano soddisfatte e, entro 60 (in caso di marchio registrato) o 180 giorni (in caso di marchio non registrato), il proponente saprà se l’istanza è stata accolta e se potrà aggiungere al marchio del proprio prodotto anche il logo speciale “Marchio storico di interesse nazionale”.

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Questo articolo è tratto dal numero di Business People di ottobre 2022, per leggere la versione completa e approfondire altri temi della rivista, può scaricare il numero in versione digitale cliccando qui

Eccellenza, dunque, e storia aziendale: due termini importanti per l’imprenditoria del nostro Paese, che si è deciso di tutelare e promuovere attraverso l’istituzione del Registro e alcune iniziative a esso collegate. L’obiettivo è quello di mettere a disposizione delle imprese un nuovo strumento da utilizzare a fini commerciali e promozionali, così da accrescere la propria competitività sui mercati, italiano ma soprattutto internazionali. Un’iniziativa reale (e realizzata) sulla strada di quell’internazionalizzazione delle imprese su cui gli ultimi governi hanno spinto oltremodo. E contemporaneamente uno strumento per proteggere un patrimonio creativo, culturale e sociale, a più riprese messo in pericolo in tempi critici di fronte all’invadenza di grandi gruppi stranieri dal portafogli capiente.

I numeri del Registro

L’iniziativa ha avuto decisamente successo, considerato che in poco più di due anni (la procedura per la presentazione delle domande è stata resa operativa il 16 aprile 2020) sono state presentate ben 546 istanze: 422 accolte, 86 in fase di esame e 38 respinte. Una curiosità che dice qualcosa sulla nostra storia e sulla nostra cultura: su 546 domande, 226 vengono dal settore food. L’alimentare è forse il settore che ha maggiormente risentito del fenomeno dell’Italian Sounding, ovvero l’utilizzo di nomi e suggestioni italianizzati per vendere prodotti esteri che con il vero made in Italy non c’entrano nulla. Ed è quello che ha più bisogno di protezione e riconoscibilità, in ragione del fatto che interessa soprattutto imprese medie, piccole e micro che hanno minore capacità di autotutelarsi. In compenso mancano quasi del tutto i brand del tessile che, grazie a risorse manageriali e finanziarie di livello, sanno difendersi meglio rispetto a quelli di altri settori. E hanno saputo anche internazionalizzarsi. Molti brand della moda italiana sono già parte di grandi gruppi globali o fondi di investimento.

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L’Associazione Marchi Storici d’Italia

I dati riportati fanno comunque capire come cresca fra le imprese la consapevolezza dell’importanza strategica del marchio (soprattutto di un marchio storico) come elemento identificativo della qualità dei prodotti, così come per la competitività sui mercati. Tanto che, su iniziativa spontanea di alcune delle imprese presenti sul registro, è stata costituita nel giugno del 2021 l’Associazione Marchi Storici d’Italia, con il preciso e dichiarato intento di tutelare la propria cultura d’impresa, vero patrimonio nazionale. I vantaggi dell’iscrizione al Registro speciale non si esauriscono con l’ottenimento del logo e con il possibile sfruttamento dello stesso. Essere titolari di un marchio storico di interesse nazionale registrato permette per esempio di poter accedere al Fondo di salvaguardia delle imprese, istituito con il Decreto Legge n. 34 del 19 maggio 2020 (art. 43). Il decreto prevedeva «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di poli­tiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid 19», con una dotazione di 300 milioni di euro. Successivamente la legge 178 del 30 dicembre 2020 (legge di bilancio 2021) ha stanziato il rifinanziamento del Fondo per 250 milioni di euro per il 2021 e di 100 milioni di euro per ogni anno dal 2022 al 2035. Essere titola­ri di un marchio storico registrato è uno dei requisiti aziendali che permettono l’accesso diretto al Fondo, al pari delle imprese che de­tengono beni e rapporti di rilevanza strategica per l’interesse na­zionale, delle imprese con comprovate difficoltà economico finan­ziarie o delle società di capitali con più di 250 dipendenti.

LEGGI ANCHE: UN PATRIMONIO NAZIONALE

Proteggere e valorizzare i titoli di proprietà industriale, in parti­colare i marchi, è una delle linee d’azione principali previste nel piano di riforma strategico inserito nel Piano Nazionale di Ripre­sa e Resilienza, e avviato dall‘ex ministro dello Sviluppo economi­co Giancarlo Giorgetti. Tra queste linee d’azione c’è da segnala­re la misura Marchi+, destinata alle piccole e medie imprese, che prevede incentivi per favorire la registrazione di marchi sia presso l’Euipo, Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettua­le, che presso l’Ompi, Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale. Lo scorso 27 luglio è stato pubblicato dalla direzio­ne generale per la tutela della proprietà industriale del Ministe­ro dello Sviluppo economico il nuovo bando per il 2022 dedica­to proprio alla misura Marchi+ che mette a disposizione delle pmi 2 milioni di euro di contributi agevolativi. Il via alle richieste di contributo è previsto per questo 25 ottobre. L’iniziativa si affian­ca ad altre due, più sostanziose: Brevetti+ (incentivi per 30 milio­ni di euro) e Disegni+ (14 milioni), per un totale di 46 milioni di euro. Tempi e modalità per le richieste sono diversi e consultabi­li sul sito del Mise.

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