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Medaglia Fields: il “Nobel” della matematica ad Alessio Figalli

All’Italia il premio mancava dal 1974, quando venne assegnata ad Enrico Bombieri dell’Università di Pisa

Si chiama Alessio Figalli, ha 34 anni e insegna al Politecnico di Zurigo. È lui il giovane matematico che riporta in Italia dopo 44 anni (era il 1974 quando il riconoscimento venne dato a Enrico Bombieri) la Medaglia Fields, l’equivalente per la matematica del premio Nobel. L’annuncio è arrivato durante la cerimonia di apertura del ventottesimo International Congress of Mathematicians, a Rio de Janeiro. Il comitato ha premiato Figalli, come si legge nella citazione, «per i suoi contributi alla teoria del trasporto ottimale, e la sua applicazione alle equazioni derivate parziali, alla geometria metrica e alla probabilità».

Cos’è la Medaglia Fields

Questo riconoscimento, il più importante al mondo nel campo, viene assegnato ogni quattro anni ad altrettanti matematici al di sotto dei 40 anni. La sua prima edizione risale al 1936, la seconda, dopo una pausa durante la II Guerra Mondiale, si è tenuta nel 1950. Da allora la tradizione non si è mai fermata e se agli inizi la medaglia veniva assegnata a soli due matematici, dal 1966 si è deciso di salire a quattro. La medaglia da un lato ritrae Archimede e dall’altro porta scritto «Transire suum pectus mundoque potiri», ossia trascendere i propri limiti e dominare l’universo. Il riconoscimento, oltre alla medaglia, porta con sé 15 mila dollari canadesi, ben poco rispetto al milione di dollari statunitensi che ricevono i vincitori del Nobel…

Chi è Alessio Figalli

Alessio Figalli è nato a Roma nel 1984. Dopo aver frequentato il liceo classico Vivona di Roma, si è laureato alla Normale di Pisa. È seguito un PhD in Italia e Francia, una borsa di studio al Cnr francese e un primo incarico da professore ad Austin, in Texas. Dopodiché è approdato al Politecnico di Zurigo, dove è professore ordinario. Cervello in fuga per necessità più che per scelta, al momento non ha intenzione di tornare nella Penisola, per il semplice fatto che non troverebbe in Italia lo stesso supporto alla ricerca che ha trovato altrove. I suoi teoremi non si limitano a produrre risultati teorici, ma hanno applicazioni pratiche in campo ingegneristico e fisico, e consentono una migliore comprensione dei fenomeni naturali.

Gli altri vincitori del 2018
  • Caucher Birkar dell’University of Cambridge: per la sua prova sulla limitatezza delle varietà di Fano e per il contributo al programma del minimo modello.

  • Peter Scholze della Univesrity of Bonn: per aver trasformato la geometria algebrica aritmetica su campi p-adici attraverso la sua introduzione degli spazi perfettoidi, con applicazione a rappresentazioni di Galois e per lo sviluppo di nuove teorie sulla co-omologia.

  • Akshay Venkatesh della Stanford University: per la sua sintesi della teoria analitica dei numeri, della dinamica omogenea, della topologia e della teoria della rappresentazione, che ha risolto problemi aperti in aree come l’equidistribuzione degli oggetti aritmetici.

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© Tatjana Ruf (opc.mfo.de)