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Stile

Orologi, il bello dei lunatici

Focus sulla complicazione più romantica di tutte: quella che indica le diverse fasi del nostro satellite

Imbottigliare il vino, lo sapete tutti, vuol dire trasferirlo dalle botti alle bottiglie. Sapete anche che secondo la tradizione popolare si deve imbottigliare con la luna giusta. E anche se non esistono prove scientifiche a supporto di questa credenza, chi è del settore tende a seguirla pedissequamente, facendo propria la celebre frase del filosofo Benedetto Croce: «Non è vero, ma ci credo». Ma c’è di più, la regola prescrive che con luna piena si imbottiglino tutti i vini, mentre il periodo migliore per ottenere nettari più frizzanti è quello del primo quarto e, per l’amor del cielo, con luna nuova non si imbottiglia perché altrimenti viene aceto o giù di lì.Adesso starete pensando che abbiamo sbagliato a impaginare la rubrica enologica… Invece no. Siamo partiti dalle fasi lunari del vino perché probabilmente è l’unico aspetto utile di una delle complicazioni più diffuse dell’intera orologeria meccanica di alta gamma: quella che riproduce sul quadrante le varie “forme” della Luna. D’altronde, quando si parla del nostro satellite, l’utilità non è importante e lo testimoniano i film, le canzoni e i libri che l’hanno consacrato al ruolo di protagonista.

E così facciamo anche noi nella rubrica odierna, iniziando dalla rappresentazione classica del Baume & Mercier Clifton, un elegante segnatempo con fasi lunari al 6 e calendario completo. Classico ma innovativo è invece il De Bethune DB25LT con “luna tridimensionale” visibile al 12 e tourbillon di alta manifattura sul retro. Livello altissimo anche per il Leroy Osmior Calendario Perpetuo Retrogrado, con le fasi luna su disco in oro, incastonato in una placca di pietra Goldfuss. Rigorosamente austero è il Montblanc Meisterstück Heritage Moonphase con ciclo lunare visualizzato tradizionalmente in una finestrella semicircolare lungo una linea a “doppia bolla”. Mentre è il meno costoso della “vetrina” che presenta la soluzione più originale: l’Oris Tycho Brahe Limited Edition, infatti, propone la funzione Pointer Moon, dove il ciclo della Luna è mostrato dalla lancetta centrale che indica le varie fasi sull’esterno del quadrante. Ma è il Patek Philippe 5270, il più costoso della rassegna (con l’equivalente possiamo tranquillamente acquistare un monolocale nei centri storici di Milano e Roma), che proponendo un trionfo di grandi complicazioni (cronografo e perpetuo), non fa sfigurare le fasi luna, ugualmente al centro della scena.

Luna piena o nuova?

Le fasi lunari sono legate al moto di rivoluzione della Luna e al relativo cambiamento ciclico di posizione rispetto alla Terra e al Sole. Una fase completa rappresenta il “mese sinodico”, lungo 29 giorni circa, e il mese del calendario gregoriano è una sua diretta derivazione.

La complicazione delle fasi lunari nell’orologeria meccanica replica la forma del disco lunare in un determinato momento, con gradi di precisione diversi secondo il livello di accuratezza – e dei conseguenti costi – deciso dalla manifattura produttrice. Generalmente, a livello tecnico, tale rappresentazione è possibile attraverso un apposito modulo applicato sopra al calibro di base indicante ore, minuti e secondi. E la sua visualizzazione più tradizionale e storicamente più diffusa sul quadrante la troviamo a ore 6.

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