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Business

Imprese familiari: solo le più grandi fanno acquisizioni

Solo nelle aziende con fatturato superiore a 250 milioni di euro, il 30% ha fatto “shopping”. In quelle piccole la percentuale scende fino all’1%

L’Italia è il regno delle imprese familiari. Di queste, però, solo una minoranza porta avanti strategie di crescita per linee esterne, anche se di dimensioni ragguardevoli. A rivelarlo sono i dati dell’Osservatorio Aub (Aidaf, UniCredit e Bocconi), secondo cui solo il 5,5% delle aziende familiari con fatturato superiore a 20 milioni di euro ha effettuato almeno un’acquisizione tra il 2000 e il 2015. Oltretutto, oltre la metà di loro (il 56% circa) ha compiuto un’unica operazione: soltanto 15 gruppi familiari hanno compiuto dieci o più deal.Gli investimenti esterni aumentano all’aumentare del valore di mercato: fra le aziende con fatturato compreso fra 20 e 50 milioni soltanto l’1% ha effettuato almeno una acquisizione, mentre fra quelle con fatturato compreso tra 50 e 100 milioni la percentuale sale al 5,7%, per arrivare al 13,3% in quelle con fatturato tra 100 e 250 milioni e al 30% nelle aziende con fatturato superiore a 250 milioni di euro.

Le imprese familiari amano investire all’estero

Non è solo la dimensione a fare la differenza nella volontà di puntare sulla crescita per vie esterne. Anche l’esperienza conta. Infatti, nel periodo 2007-15 nelle aziende familiari non Acquiror si è registrato un tasso di crescita del 39%, contro il 46% di quello delle aziende che hanno effettuato una sola acquisizione e il 63% del tasso delle aziende Acquiror.Quando fanno shopping, comunque, le nostre aziende preferiscono farlo all’estero: il 45% delle acquisizioni effettuate nel periodo 2005-2015 dalle aziende familiari ha riguardato un’azienda estera, contro il 27% delle aziende non familiari e una media nazionale del 35%.