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Arte

Crypto arte: la rivoluzione tra arte, blockchain e Non Fungibile Token

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NFT (Not Fungible Token), crypto arte, blockchain per acquistare opere creative online: è questa la nuova frontiera del mercato dell’arte. Tutti ne parlano, ma pochi hanno le idee chiare. Per questo abbiamo deciso di capirci qualcosa in più con Andrea Concas, critico d’arte ed esperto di arte e blockchain che ha pubblicato, primo in Italia, un vademecum per orientarsi in questo mondo affascinante (Crypto Arte, ebook edito da Piemme edizioni).

Siamo infatti nel pieno di una rivoluzione, e tutto sta accadendo piuttosto in fretta. Concas lo conferma: «Il 25 Febbraio 2021 Christie’s propone in asta la prima opera d’arte “non fisica” dal titolo Everydays: The First 5000 Days realizzata dall’artista digitale Beeple – all’anagrafe Mike Winkelmann – che si avvia con una proposta iniziale di soli 100 dollari. L’opera digitale è un collage di immagini che Beeple ha realizzato ogni singolo giorno per oltre tredici anni e mezzo, a partire dal 1° maggio 2007, da lui calcolato in un lasso temporale di 5 mila giorni, da cui poi prende ispirazione per il titolo dell’opera. A poche ore dal drop, che nel gergo indica il momento della messa in vendita dell’opera, il suo valore passa rapidamente da 100 dollari a oltre 2,5 milioni, arrivando l’11 Marzo, giorno di conclusione dell’asta, con un’ultima offerta battuta per la somma incredibile di 69.346.200 dollari». Pare incredibile.

Il caso Beeple e la rivoluzione crypto arte

Che cosa sta succedendo al mercato dell’arte? «Una rivoluzione», risponde sicuro Concas. «La vendita posiziona Beeple al terzo posto tra gli artisti viventi più pagati al mondo, dopo mostri sacri come David Hockney e Jeff Koons». Beeple, che già godeva della stima della cosiddetta “community crypto” e già al tempo aveva venduto NFT per l’equivalente di oltre 7 milioni di dollari in criptovalute, «con questa strabiliante aggiudicazione, diventa ambasciatore del movimento crypto nel mondo dell’arte». In seguito, si saprà che l’acquirente dell’opera si chiama Metakovan, pseudonimo dell’imprenditore Vignesh Sundaresan, programmatore e angel investor nella tecnologia blockchain sin dal 2013 e patron del fondo Metapurs, tra i più grandi fondi di NFT al mondo… Un caso? Ovviamente no.

Ma c’è altro da dire su questa vendita, qualcosa che è utile anche a illuminare la situazione attuale della crypto arte: «L’incredibile aggiudicazione viene raggiunta relativamente in pochi rilanci, appena 33», spiega Concas, «ed è interessante notare come tra i partecipanti all’asta, quasi tutti erano nuovi collezionisti, e più della metà millennial». Proviamo allora a tirare le somme: «Chi ha acquistato aveva evidentemente un grande interesse affinché la vendita fosse un successo, diventasse qualcosa di epico, una sorta di volàno di un nuovo mercato fatto di nuovi artisti e collezionisti di NFT. E questo è puntualmente accaduto». Dopo il “battesimo di Christie’s” nulla è stato più come prima del mercato dell’arte: le case d’aste ora cavalcano al galoppo sulla prateria digitale (Sotheby’s ha addirittura creato una piattaforma ad hoc per questo genere di aste).

La differenza tra arte digitale e crypto arte

Va fatta, tuttavia, chiarezza sul tipo di arte di cui stiamo parlando. Capita, infatti, che arte digitale e crypto arte siano usati come sinonimi e questo è scorretto. Si tratta invece di due categorie differenti: l’arte digitale è già “storicizzata”, nasce negli anni 50 con la comparsa dei primi computer. Basti pensare ai primi esperimenti di artisti come Nam June Paik o Allan Kaprow che applicavano le tecniche dei pionieristici videogiochi oppure alle visionarie sperimentazioni di Andy Warhol che nel 1985 usa un computer della Commodore, l’Amiga 100, per creare ritratti, immagini del barattolo di zuppa Campbell, un suo autoritratto e la Nascita di Venere di Botticelli utilizzando il programma ProPaint, uno dei primi del settore.

Blockchain e crypto arte: cosa ci riserva il futuro

Altra cosa invece è la crypto arte, intrinsecamente legata alla Blockchain. Tuttavia, è vero che ogni opera d’arte digitale – ma questo discorso vale anche per tutta l’arte in generale – può essere certificata e, pertanto, a sua volta associata a un NFT. Ma quindi, come si fa a capire se sul mercato tira la crypto arte oppure no? «Dobbiamo considerare le opere di crypto arte come native: sono lavori per i quali l’artista decide, sin dall’inizio della propria ricerca artistica e del processo creativo, di realizzare un’opera destinata a essere legata, promossa, esposta e tracciata sulla rete blockchain», risponde Concas. Questa è la discriminante decisiva ed è sulla crypto arte che si sta giocando, proprio in questi mesi, la partita economica più importante, con sempre più artisti coinvolti, opere immesse in rete nelle apposite piattaforme di acquisto e sempre più collezionisti interessati a investire (alcuni da veri mecenati e appassionati, altri quali puri “flipper” che sfruttano le oscillazioni del mercato come con qualsiasi altro bene). Che cosa riserva il futuro, non è semplice dirlo.

Anche chi parlava, un anno fa, di bolla passeggera si è dovuto ricredere: la bolla continua a crescere, anzi si sta “solidificando”. «Siamo in mezzo a un hype immenso», conclude Andrea Concas, «che ha visto in pochi mesi transare milioni di dollari e criptovalute per acquistare NFT, di varia forma, misura e autori. Ora, a mio giudizio, è giunto il momento di definire meglio le regole, trovare nuovi equilibri tra fisico e digitale e soprattutto pensare alle possibili dinamiche di valorizzazione, esposizione e vendita di opere d’arte del futuro che saranno sempre più “phygital”, cioè digitali e fisiche al tempo stesso». Un nuovo capitolo della storia dell’arte contemporanea e del mercato è in atto.

*Articolo pubblicato su Business People di dicembre 2021

Credits Images:

Una persona ammira un’opera di Hoxxoh durante la preview del grand opening di Superchief Gallery NFT: una galleria fisica di New York interamente dedicata a opere NFT (© Getty Images)