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Costi energia e materie prime, l’effetto sulle aziende per Confindustria

In un’intervista a ‘la Repubblica’, il presidente Carlo Bonomi parla di “tempesta perfetta”. A causa della crisi, il sistema industriale potrebbe arrivare a chiedere 400 milioni di ore di cassa integrazione. “Abbiamo bisogno di interventi radicali”

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“È in atto una tempesta perfetta”. È il commento che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, fa sull’attuale crisi economica, dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dall’impennata dei costi dell’energia. “La guerra”, sottolinea Bonomi in un’intervista al quotidiano la Repubblica, “sta accelerando un processo che era già in atto: la frenata della ripresa economica è cominciata a settembre, la mancanza di una strategia di politica energetica risale a decenni fa, e ci sono riforme che aspettano da trent’anni”.

Il leader di Confindustria parla di una crisi energetica per le fabbriche senza precedenti con gli attuali prezzi “insostenibili” sulle materie prime e l’energia che potrebbero portare il sistema industriale a chiedere 400 milioni di ore di cassa integrazione. “Una cifra enorme, che avanziamo non per allarmismo, ma per generare consapevolezza. È una crisi fortissima, drammatica, accentuata da errori di anni e anni, di fronte ai quali servono interventi radicali non più rinviabili”.Bonomi al momento non parla di chiusure ma chiede un intervento di defiscalizzazione da parte dello Stato. “Ero tra i pochi presenti al Meeting di Rimini quando Draghi, non ancora presidente del Consiglio, teorizzò la differenza tra debito “buono” e debito “cattivo”. Ecco, anch’io penso che il debito sia buono, se serve alla crescita. Ma una cosa è sicura: su quasi 900 miliardi di spesa pubblica si possono riallocare risorse molto importanti, prima di aumentare il deficit”.Non manca il riferimento alla Russia, e alla dipendenza dell’Italia dal gas di Mosca: “Nel 2014, dopo la crisi in Crimea, l’Europa invitò i Paesi membri a ridurre la dipendenza dal gas russo. Bene, l’Italia ha fatto il contrario raddoppiando quella dipendenza. Per decenni la politica ha detto: la Russia è un Paese amico ed affidabile. E ora il conto si presenta alle imprese”. Sono 447 le imprese italiane che, “spinte anche dalle agevolazioni di politica e finanza”, fatturano circa 7,4 miliardi di euro in Russia. “Se le imprese devono sopportare il peso delle sanzioni è bene che il nostro Paese faccia i compiti a casa: modificare il mix energetico, investire in ricerca e nuove tecnologie per accompagnare la transizione energetica e allungare i tempi per raggiungere l’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni “.

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