Il 32% della popolazione mondiale, pari a 2,2 miliardi di persone, è formata da bambini e adolescenti: una percentuale in netta crescita rispetto al 1990 quando il tasso di mortalità infantile e il ritardo della crescita erano molto alti. A sottolinearlo è l’Unicef che, come ogni anno, presenta il proprio rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo, stilato sulla base di indagini campione a indicatore multiplo (Mics). Tuttavia i dati mostrano ancora gravi violazioni: l’11% delle giovani donne è andato all’altare senza aver nemmeno compiuto 15 anni; il 15% dei bambini lavoratori non è rispettato nei propri diritti all’istruzione, al gioco e alla protezione allo sfruttamento; nel 2012 sono morti ogni giorno 18 mila bambini sotto i 5 anni (totale anno: 6,6 milioni) per cause prevenibili come polmonite (17%) e diarrea (9%). La maggior parte di loro viveva in Paesi dove, a causa della povertà o per ragioni logistiche, non esistono servizi. Persistono anche le differenze e le discriminazioni socioeconomiche: in Niger, per esempio, solo il 39% delle famiglie rurali ha accesso all’acqua potabile contro il 100% delle famiglie urbane. In Ciad la maggioranza delle ragazze sono escluse dall’istruzione: per ogni 100 ragazzi che frequentano la scuola secondaria, le ragazze sono solo 44. “Sono passati 30 anni da quando con La condizione dell’infanzia nel mondo l’Unicef ha iniziato a pubblicare statistiche a livello nazionale e globale, per fotografare la condizione del bambino nel mondo”, commenta il presidente dell’Unicef Giacomo Guerrera, “Con il lancio di una edizione del rapporto dedicata ai dati, l’Unicef invita i decision maker e l’opinione pubblica in generale a guardare e utilizzare queste statistiche (www.data.unicef.org) per realizzare un cambiamento positivo per i bambini. Da soli, i dati non possono cambiare il mondo. Ma rendono possibile il cambiamento, identificano i bisogni, sostenendo i diritti e misurando i progressi”.
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