Giornata mondiale per la lotta all’Aids: quel fiocco rosso resta un monito

La guerra contro questa malattia non è finita e non è stata ancora vinta. Se la ricerca ha permesso di cocktail di farmaci che consentono di conviverci, sul fronte della prevenzione siamo indietro

Come ogni primo dicembre, anche oggi si celebra la Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, un appuntamento istituito dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 1988. In questi 29 anni, molte cose sono cambiate. Se prima, questa malattia difficilmente lasciava scampo, oggi è una patologia cronica con la quale si può convivere. Ma ciò non autorizza ad abbassare la guardia. Sul fronte della prevenzione, infatti, c’è ancora molto da fare. Questa data serve a ricordarcelo.

Giornata mondiale lotta all’Aids: cosa dicono le cifre ufficiali

Nel 2009, secondo l’Oms nel mondo c’erano 33,4 milioni di persone affette da Aids, 2,7 milioni di nuove infezioni e 2 milioni di morti. A distanza di otto anni, si registra un dimezzamento dei decessi ma un aumento consistente dei nuovi contagi.

L’ultimo report diffuso nel giugno scorso da UNAIDS, il programma delle Nazioni Unite per il coordinamento della strategia globale contro il virus, contenente dati relativi al 2016, fissava la cifra delle persone che hanno contratto la malattia a 36 milioni. Il “Global summary of the Aids epidemic” 2016, questo il nome del documento, stimava inoltre che solo l’anno scorso di fossero registrati un milione e 800 mila nuovi casi e un milione di morti.

Incrociando le cifre relative all’Italia, si scopre che nel nostro Paese la situazione è molto più stabile. Secondo il ministero della Sanità, nel 2015 le persone che avevano contratto l’Hiv erano 3444, più o meno la stessa cifra dei nuovi contagi individuati dal Centro operativo Aids (3451).

Il prinicipale meccanismo di trasmissione: il sesso

Se le cifre testimoniano i successi raccolti sul fronte delle terapie farmacologiche, ci raccontano anche che sul fronte della prevenzione c’è ancora moltissimo da fare. Paradossalmente, forse è proprio la ridotta mortalità della malattia, almeno rispetto a 20/30 anni fa, ad aver spinto molte persone ad abbassare la guardia e a non usare precauzioni nel caso di rapporti sessuali. È il sesso, infatti, il principale mezzo di diffusione del virus: nell’85% dei casi, infatti, i nuovi contagi registrati nel 2016 sono stati la conseguenza di rapporti non protetti.

Invece la prevenzione rimane la strategia migliore per arginare il diffondersi della malattia. Ed è proprio questo il messaggio che lancerà il ministero della Salute attraverso la nuova campagna di sensibilizzazione, il cui slogan sarà “Con l’Hiv non si scherza, proteggi te stesso e gli altri”.

Aids, il significato della sigla e del fiocco rosso

La sigla Aids sta per Acquired Immune Deficiency Syndrome, cioè sindrome da immunodeficienza acquisita, una malattia del sistema immunitario identificata per la prima volta nel 1981. Due anni dopo, gli scienziati riuscirono a scoprirne l’origine: a causarla era un virus, l’Hiv, acronimo che sta per Human Immunodeficiency Virus. In poco meno di 40 anni, cioè dall’inizio dell’epidemia, si stima che l’AIDS abbia ucciso oltre 35 milioni di persone, mentre oltre 76 milioni sono state infettate. Al giugno del 2017, erano quasi 21 milioni le persone che seguivano una terapia a base di antiretrovirali.

La giornata della lotta contro l’Aids ha anche un simbolo, ormai ben conosciuto. Si tratta del fiocco rosso, che significa consapevolezza e supporto, a indicare che la lotta è contro la malattia, non contro le persone che ne sono affette. Fu ideato nel 1991, a dieci anni dall’inizio dell’epidemia, da un gruppo di artisti che si riunivano nell’East Village di New York sotto le insegne di Visual AIDS, un’organizzazione che si batteva per una maggiore consapevolezza della pericolosità del virus e delle modalità di trasmissione.

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