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Cinque regole fondamentali per il galateo 2.0

Cellulare e non solo: in ufficio, in taxi e in aereo sono ormai diffusissimi i comportamenti fastidiosi e maleducati. Ecco una guida per evitare gli scivoloni più comuni

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«Entrando in uno studio medico, solo le persone over 60 salutano. I giovani non capiscono nemmeno perché si debba farlo. Eppure è un gesto che non costa nulla». È dall’osservazione di scene come questa come questa che nasce il Galateo delle relazioni quotidiane (Giunti Demetra, 2015), scritto da Laura Pranzetti Lombardini, socia dell’Accademia del Cerimoniale e docente di Relazioni esterne e cerimoniale.Se le regole a tavola e nelle occasioni più comuni non cambiano con il passare del tempo, è necessario a fronte dei mutamenti della nostra routine quotidiana stilare dunque un galateo 2.0 che aiuti a districarsi tra le trappole della maleducazione nell’uso del cellulare, nella vita d’ufficio, a un colloquio di lavoro o anche solo in taxi. «L’educazione deve essere speculare, ma scambiare due chiacchiere con un tassista che vive tutto il giorno nel traffico è un gesto di cortesia», dice a Business People la maestra italiana del bon ton, che dispensa pillole di etichetta anche sulla sua pagina Facebook Buone maniere contemporanee. «Ricordiamo anche che non ha senso saltare la fila al check in dell’aeroporto: tanto il volo non parte senza di noi».

LE REGOLE FONDAMENTALI

Ma qual è il primo consiglio da dare per la vita di oggi? «Il “salve” è da abolire nelle email, che sono lettere contemporanee: sta a metà tra il ciao e il buongiorno. La signora è sempre “Gentile”, il signore è “Egregio” e la ditta è “Spettabile”», conclude senza dubbi Pranzetti Lombardini, «e la firma è necessaria anche se c’è il timbro digitale, denota attenzione verso la persona a cui si scrive. In fondo la regola generale del bon ton è antica: non fare quello che ci darebbe fastidio». La buona educazione è qualità di vivere e un saggio consiglio può essere quello di cercare di imitare le persone che ci affascinano. Ma chi può essere un modello ideale da seguire? L’esperta non ha dubbi: «Il capo d’industria che non si fa annunciare al telefono, ma chiama personalmente».

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