Allarme del Wwf: in 40 anni specie dimezzate

La biodiversità della fauna selvaggia è scesa del 52%, mentre diventa sempre più forte l’impronta ecologica umana. Tra le specie più a rischio, la tigre, il rinoceronte nero, l’elefante e il leone

I dati rilasciati dal rapporto Living Planet Wwf 2014, realizzato insieme a Global Footprint Network e Zoological Society of London, sembrano annunciare una sesta estinzione. Solo che stavolta, a differenza delle precedenti, la causa scatenante siamo noi: gli uomini. Dal 1970 al 2010, infatti, la biodiversità della fauna selvatica si è dimezzata (52%): nel dettaglio, le specie di acqua dolce sono diminuite addirittura del 72%, quelle terrestri e marine del 39% ciascuna.

LE CAUSE DELL’ESTINZIONE. Le cause principe sono lo sfruttamento (37%) e il degrado ambientale (31%), seguite dalla perdita dell’habitat (13,4%): tradotto, l’uomo. Al contrario, l’incidenza delle malattie sui livelli di estinzione è di appena il 2%. «La domanda dell’umanità sul pianeta è di oltre il 50% più grande di ciò che la natura può rinnovare, e questo mette a repentaglio il benessere degli esseri umani così come le popolazioni di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci», ha dichiarato Mathis Wackernagel, presidente e co-fondatore di Global Footprint Network. Gli fa eco il Wwf: «Servirebbe una Terra e mezza per produrre le risorse necessarie per sostenere la nostra attuale Impronta ecologica. In pratica significa che stiamo tagliando legname più rapidamente di quanto gli alberi riescano a ricrescere, pompiamo acqua dolce più velocemente di quanto le acque sotterranee riforniscano le fonti e rilasciamo CO2 più velocemente di quanto la natura sia in grado di sequestrare».

PAESI CHE LASCIANO L’IMPRONTA . Il report stila inoltre la graduatoria dei dieci Paesi con la più alta impronta ecologica: con questo termine si intende la misura dell’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e ad assorbire i rifiuti prodotti. Ebbene, la top 10 comprende: Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Danimarca, Belgio, Trinidad e Tobago, Singapore, Stati Uniti d’America, Bahrein e Svezia. Ma nel mirino finisce anche l’Unione Europea: stando ai dati, tutti i 27 dell’Unione europea (Italia compresa) vivono oltre i livelli consentiti in natura, facendo massicciamente affidamento sulle risorse naturali di altri Paesi. Tanto che, se tutti gli abitanti della Terra avessero il tenore di vita di un cittadino medio dell’Ue, l’umanità avrebbe bisogno di 2,6 pianeti per sostenersi.

LE SPECIE A RISCHIO. Quanto alle specie attualmente a rischio estinzione, al primo posto c’è la tigre, ridotta a 3 mila esemplari contro le centinaia di migliaia presenti sulla Terra un secolo fa (-96,8%). Ad alto rischio anche il rinoceronte nero (-90%), seguito da l’elefante (-50%), il panda gigante (-50%), l’orangotango (50%), e il leone (-30%)

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