Un biscotto che cambia la vita

Frolla è un’azienda che unisce produzione artigianale, inserimento lavorativo di persone con disabilità e solidità economica: un esempio di come l’impresa sociale possa generare valore finanziario e umano

Frolla, l’impresa sociale che reinventa il lavoro inclusivo

Cosa c’entrano un biscotto, un laboratorio di pasticceria e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite? La risposta è Frolla, microbiscottificio sociale nato a Osimo (An), che oggi conta 35 ragazzi con disabilità inseriti stabilmente al lavoro e che nel giugno scorso è volato all’Onu come esempio italiano di inclusione.

Dietro a questo progetto – che ha saputo conquistare anche il Quirinale e il G7 e che è arrivato pure a mettere in piedi una squadra di calcio, Frolla Team, che milita nel campionato di quarta categoria riservato a persone con disabilità – ci sono due amici con visioni complementari: Jacopo Corona, pasticcere, e Gianluca Di Lorenzo, operatore sociale. «La fiamma si è accesa dalla nostra amicizia», racconta Corona. «Volevamo fare qualcosa che avesse senso nell’ambito del settore sociale, ma che non fosse ridotto a un’attività pietistica o di mera beneficenza, che serve solo a togliersi qualche rimorso dalla coscienza senza contribuire a costruire nulla: l’idea è stata proprio quella di partire dalle nostre professionalità e passioni, dai nostri mestieri, per arrivare a includere. E da lì è nato il biscotto».

Il cuore di Frolla è un concetto semplice ma dirompente: la qualità del prodotto è indissolubilmente intrecciata alla finalità sociale. «I nostri biscotti si vendono perché sono buoni. Non vogliamo usare la disabilità come leva emotiva per far acquistare i nostri prodotti. La sfida è farli scegliere per gusto, non per compassione», mette in chiaro Corona. Da qui l’idea di non arretrare nemmeno di un millimetro sulla qualità, cercando un posizionamento alto, sia di prodotto che di prezzo.

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Ingredienti selezionati, filiera corta, lavorazione artigianale. Ma anche un’impresa che si rifiuta di standardizzare la produzione, proprio perché basata su persone e non su macchine. «Da noi la produttività è legata al valore umano. Questo implica più margine di errore, ma anche un’identità forte». Frolla è sì una cooperativa sociale di inserimento lavorativo, ma con una peculiarità che la contraddistingue da molte altre realtà della cooperazione sociale. Non è, infatti, una cooperativa sociale nata come “costola” di un’associazione, né dipende da volontari o dai genitori delle persone con disabilità che vengono inserite al lavoro, come spesso accade in altri contesti. Frolla ha una propria identità imprenditoriale, che si è strutturata nel tempo.

«Ci siamo sempre tenuti lontani da logiche assistenziali, nasciamo come impresa sociale e non come ulteriore sviluppo di un’associazione di volontariato. Questo senza nulla togliere a chi svolge queste attività così meritorie», chiarisce Corona. «Ma noi siamo un’altra cosa, siamo un’idea di impresa che nasce per stare sul mercato facendo prodotti di qualità con ragazzi speciali che vi lavorano. I genitori dei nostri collaboratori per noi sono un riferimento fondamentale, ma devono restare fuori dal contesto lavorativo. Lo facciamo per tutelare i ragazzi stessi, per farli crescere davvero».

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Jacopo Corona all’Onu in occasione della 18ma Conferenza annuale sui diritti delle persone con disabilità

La cooperativa inserisce al lavoro persone con disabilità fisiche, intellettive e sensoriali, senza categorizzare. L’importante è che il percorso abbia una finalità lavorativa reale. I canali d’ingresso sono principalmente due: le scuole alberghiere, con progetti di alternanza, e i servizi sociali dei Comuni, che segnalano casi da reinserire nel mondo del lavoro. «Ci arrivano ragazzi che da anni stanno a casa, fuori da tutto. Noi proviamo a rimetterli in gioco, e quando non possiamo accoglierli, proviamo a indirizzarli verso realtà amiche».

Frolla ha scelto la vendita diretta come modello di business: negozio fisico, food truck, e-commerce. E da marzo 2025 anche un supermercato, ma non uno qualunque. Frolla Market, nato in collaborazione con l’insegna distributiva Coal, è infatti il primo supermercato esperienziale e inclusivo d’Italia. Un punto vendita da 450 mq all’interno del centro commerciale Cargopier di Osimo, un negozio dove lavorano già otto nuovi ragazzi con disabilità, e dove si trovano prodotti Frolla, ma anche eccellenze del territorio e di altre cooperative sociali. «Non è solo un negozio: è un luogo dove la relazione è parte dell’esperienza di acquisto. L’inclusione si tocca con mano, non si racconta soltanto», sottolinea Jacopo Corona. «Per noi è un passo enorme, che rafforza il legame con il territorio e con il mondo cooperativo. E che ci spinge a fare sempre di più».

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Il 2024 si è chiuso con un fatturato di 750 mila euro, e il 2025 è già segnato da nuovi traguardi, dopo la recente inaugurazione di Frolla Market: a ottobre infatti aprirà Frolla Land, uno spazio per aumentare la capacità produttiva e ospitare laboratori didattici per bambini e scuole. Nel frattempo, la cooperativa ha ampliato la gamma dei prodotti con il progetto CioccoFrolla, è attiva nel fundraising e partecipa a bandi di finanza agevolata. Ma soprattutto, si sta aprendo sempre di più al mondo profit. «Oggi non è più il non profit che va a cercare donazioni dalle aziende. È il contrario: è il profit che cerca partnership con chi sa generare valore umano e sociale, a vantaggio dei nostri ragazzi e di tutta la comunità di riferimento. Il nostro compito è portare all’interno del sistema economico il valore della relazione, della lentezza, dell’attenzione alla persona. E lo possiamo fare solo se restiamo solidi, professionali e credibili», spiega Corona.

La cooperativa ha già attivato collaborazioni con imprese attraverso progetti di regalistica aziendale e business breakfast, in cui sono le aziende a mandare i propri dipendenti come volontari. Una forma di contaminazione reciproca che sta diventando sempre più preziosa. «Il Terzo Settore può diventare un motore di cambiamento per il sistema economico, ma deve imparare a stare nel mercato con regole chiare e visione imprenditoriale. Solo così possiamo fare davvero la differenza».

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