Kaumatua: un ponte tra senior e giovani generazioni

Così il progetto Kaumatua considera la popolazione senior, un concentrato di potenzialità in termini di esperienza e conoscenze che trova la sua massima realizzazione nell’incontro con le nuove generazioni

Kaumatua© iStockPhoto

Un nome così esotico non poteva che arrivare da quasi 20 mila chilometri di distanza: Kaumatua sta a indicare quegli anziani delle comunità Maori chiamati a tramandare ai giovani il «potere spirituale», «la forza che viene da dentro». Sono i grandi saggi dei villaggi, quelli a cui chiedere consigli nelle situazioni più difficili, a cui rivolversi per guardare al futuro con la piena consapevolezza del passato. Dalle tribù indigene polinesiane ai quartieri di Milano e hinterland di strada ce n’è, appunto, parecchia. Ma il desiderio di valorizzare il ruolo e la disponibilità dei cosiddetti “adulti maturi”, in fondo è lo stesso.

Il progetto Kaumatua di MilanoAltruista

Ed è così che nasce Kaumatua, un progetto dell’organizzazione di volontariato MilanoAltruista, pensato per dare l’opportunità agli over 55 di mettersi al servizio dei giovani. «Per le tribù Maori gli anziani rappresentano una grande risorsa e sono investiti di un compito molto importante: quello di restituire alle giovani generazioni quanto ricevuto nel corso della loro vita. Un ruolo di raccordo tra il passato e il presente che invece nella nostra società si è perso». Chi parla è Odile Robotti, fondatrice e presidente di MilanoAltruista, nonché ideatrice e promotrice del progetto Kaumatua.

Odile Robotti, fondatrice di MilanoAltruista

C’è questa manager e imprenditrice (con in tasca una laurea in Economia politica, Master all’Università Bocconi e dottorato in Psicologia cognitiva), all’origine di quella che è divenuta la prima piattaforma online di incontro domanda-offerta tra giovani e anziani (o meglio, adulti maturi, come da queste parti preferiscono chiamarli): da una parte i ragazzi che esprimono un bisogno (magari di qualche ora di ripetizione in matematica o di imparare a imbiancare un muro o svolgere altre mansioni manuali), dall’altra i senior che hanno tempo, forze e competenze per insegnare qualcosa.

Il ruolo socialmente positivo dei senior

Robotti – che di mestiere è titolare di una società specializzata in formazione manageriale e professionale, dopo un passato in McKinsey – la spiega così: «Kaumatua è un progetto nato per ragioni molto personali: arrivata verso i 60 anni, mi sono ritrovata con tanti amici e conoscenti che sono andati in pensione e hanno dovuto fare i conti con una fase della propria vita in cui ci si deve un po’ reinventare. Sono convinta che noi adulti maturi dobbiamo e possiamo continuare ad avere un ruolo socialmente positivo a favore degli altri: dare una mano alle nuove generazioni, anche al di fuori della cerchia familiare e amicale, può sicuramente rappresentare una valida occasione».

Da qui l’idea di Kaumatua, partorita nel 2018, concretizzata nel corso del 2019 e inevitabilmente fermata dal Covid. «Non abbiamo fatto in tempo ad avviare le prime attività, che con la pandemia abbiamo dovuto fermare tutto. Ma da un po’ di tempo siamo finalmente riusciti a ripartire», racconta Robotti. Già, ma ripartire per fare cosa? Per mettere i senior nelle condizioni di aiutare i ragazzi in svariate attività: dall’insegnamento per gli studenti impegnati nello studio pomeridiano al mentoring per chi è alla ricerca di un lavoro o della propria strada imprenditoriale, fino ad attività più manuali come la cura dell’orto e piccoli lavori di artigianato.

Come funziona Kaumatua

La piattaforma funziona così: ci si registra sul sito (kaumatua.org) tramite un semplice form Google, si spiegano brevemente le proprie competenze e disponibilità, dopodiché si valuta in quale dei progetti già attivi è possibile inserirsi. «Non sono necessariamente tutti progetti portati avanti dalla nostra Onlus», precisa Robotti. «Noi, sia come MilanoAltruista come Kaumatua, fungiamo da punto di raccordo per rendere più semplice il percorso del volontariato, affinché le risorse delle persone non vadano disperse».

Lo chiamano volontariato intergenerazionale, un bell’esempio di incontro tra due mondi apparentemente così distanti e la cui relazione non può essere limitata solamente a quella parentale di nonni-nipoti. «Innanzitutto, perché ci sono tanti adulti maturi che non sono nonni e ai quali quindi sarebbe preclusa questa possibilità», precisa la fondatrice di Kaumatua, «dopodiché perché siamo convinti che il volontariato non sia un’attività che si può esaurire dentro la cerchia familiare; in quel caso, sono altri i valori e i legami che inducono a muoversi. Per sua stessa natura, il volontariato supera anche questi confini».

I progetti futuri

Nel futuro di Kaumatua c’è innanzitutto l’intenzione di consolidare la rete di volontari (che attualmente può contare su diverse decine di persone) ed eventualmente di esportare questo modello fuori Milano, a partire dalle altre città della Lombardia. «La nostra missione però non si limita al sostegno ai giovani da parte di adulti volontari», chiarisce Robotti, «ma è anche quella di promuovere una nuova concezione dell’invecchiamento rispetto a quella presente nella nostra società, incentivando una collaborazione intergenerazionale e favorendo una maggiore considerazione degli adulti maturi, proprio come accade tra i Maori».

Sono tante poi le attività che potrebbero andare ad allargare i progetti in corso all’interno di Kaumatua, a partire dall’impegno a trasferire ai giovani i segreti della cucina casalinga o dei rudimenti della sartoria. «Da questo punto di vista, il lockdown ha certamente risvegliato anche nei ragazzi un nuovo desiderio di scoprire attività manuali che nessuno più gli insegna». E a proposito di lockdown, l’abitudine a collegarsi via web per riunioni e incontri, potrebbe aprire la porta alla realizzazione di progetti virtuali che consentono di fare mettere in contatto giovani e adulti maturi anche non in presenza fisica.


Questo articolo è tratto da Business People di marzo 2023, scarica il numero o abbonati qui

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