Il Cinema in Italia è in ripresa: ecco perché

Il 50% degli italiani ha già assistito ad almeno una proiezione nei primi sei mesi del 2023, anno che potrebbe segnare il ritorno ai livelli pre-pandemia. L’analisi del Ministero della Cultura sulle abitudini di consumo dei contenuti audiovisivi nel nostro Paese

Cinema in ItaliaA frequentare le sale italiane sarebbero soprattutto i giovanissimi e le famiglie con figli under 10skynesher/iStockPhoto

Non si è tornati ai fasti di qualche tempo fa, ma chi pensa che il mercato cinematografico sia in declino dovrà ricredersi. I primi mesi del 2023 hanno evidenziato come i timori legati alla recente pandemia di Covid siano stati archiviati dagli italiani, che stanno tornando a popolare le grandi sale del nostro Paese.

Secondo l’indagine Gli italiani e il cinema, condotta da Swg per il Ministero della Cultura (MiC), un connazionale su due è andato al cinema nella prima parte del 2023 e, come confermato dal sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni, già questo autunno il mercato potrebbe tornare sui livelli del 2019. “Nonostante le difficoltà e il contesto economico, l’analisi dimostra che in autunno potremmo potenzialmente raggiungere i livelli pre-pandemici. Già al 31 agosto è stato realizzato l’incasso dell’intero 2022” ha affermato la senatrice. “In questo senso, è fondamentale non solo offrire esperienze di alta qualità e offerte all’avanguardia, ma diventa cruciale anche la capacità di adattarsi alle nuove dinamiche e alle preferenze dei consumatori”.

Gli italiani e il cinema

L’indagine Swg sulle abitudini di consumo dei contenuti audiovisivi degli italiani, presentata in occasione dell’80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, mostra uno scenario complesso e variegato, con importanti implicazioni per il futuro della cultura in Italia e per l’industria cinematografica.

La perdita dell’abitudine alla frequentazione delle sale durante la pandemia, la ricerca di una nuova qualità dell’offerta e il difficile scenario economico attuale hanno influenzato particolarmente le scelte di consumo della popolazione, soprattutto dopo l’aumento dell’inflazione che ha limitato la capacità di spesa delle famiglie. Tuttavia, si evidenzia nello studio, gli italiani tornati più frequentemente al cinema rispetto al primo semestre dell’anno scorso. Certo, c’è ancora un buon 50% di connazionali che diserta le sale cinematografiche, ma il dato è in deciso miglioramento rispetto al 2022, quando la percentuale degli italiani che non andavano al cinema era del 61%.

CHI COMANDA NEL CINEMA ITALIANO

Per il 38% degli italiani il consumo di contenuti audiovisivi è l’attività preferita nel tempo libero. Nonostante la sempre più variegata offerta di contenuti audiovisivi in streaming, successi al botteghino come Super Mario, Barbie e il recente Oppenheimer hanno confermato come il cinema sia ancora un punto di riferimento per milioni di consumatori. A frequentare le sale sono soprattutto i giovanissimi e le famiglie con figli under 10.

Il prezzo del biglietto

Un’indicazione importante per il mercato cinematografico italiano è quello dato dagli italiani sul prezzo giusto per vedere un film sul grande schermo. Il range di costo accettabile emerso dall’indagine è compreso tra 6 e 8 euro.

Le agevolazioni che attirano maggiormente il pubblico, poi, includono sconti per famiglie con bambini (75%), studenti (70%), disabili e anziani (56% e 52% rispettivamente). Anche iniziative come settimane tematiche, proiezioni in lingua originale per i giovani e rassegne di film cult o monografiche per gli anziani, risultano efficaci come spinta per il pubblico, coinvolgendo quasi due terzi degli spettatori.

Gli italiani, inoltre, riconoscono in iniziative come Cinema in Festa un incentivo per andare al cinema: l’opportunità di usufruire di biglietti a prezzo ridotto potrebbe aumentare significativamente l’interesse a frequentare le sale durante il periodo estivo. Si stima che tale impatto potrebbe ridurre del 24% la percentuale di coloro che non prevedono di andare al cinema (riducendola dal 50% al 38%), contribuendo anche a incrementare i fruitori regolari dal 3% al 13%.

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