Si apre oggi, mercoledì 7 maggio, il Conclave che porterà all’elezione del nuovo pontefice, il 267° Papa. L’assemblea dei cardinali elettori si riunisce nella Cappella Sistina per scegliere il successore di Francesco, morto il 21 aprile. La celebrazione della Messa Pro eligendo Pontifice, presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, ha segnato l’inizio ufficiale di un processo solenne, regolato da norme rigide e carico di storia.
Quello che si apre oggi è il 76° Conclave della storia, ma sarà la 26esima volta che i cardinali si riuniscono nella Cappella Sistina. Dal 1513 a oggi, questo è divenuto il luogo simbolico della scelta del Papa, anche se nel passato l’elezione è avvenuta in città come Cluny, Avignone o Costanza.
Il Conclave – da cum clave, “sotto chiave” – è l’assemblea più blindata della Chiesa. I 133 cardinali con diritto di voto (su 135, due sono assenti per motivi di salute) entrano oggi in isolamento totale. Nessun telefono, niente contatti con l’esterno, ambienti schermati e una rete di supporto ridotta all’essenziale. Attorno a loro solo personale selezionato, dagli infermieri ai confessori, dagli addetti alla mensa a quelli delle pulizie, tutti vincolati al silenzio assoluto: chi parla rischia la scomunica.
La Cappella Sistina, chiusa al pubblico dal 28 aprile, è stata preparata nei giorni scorsi per accogliere l’assemblea, comprese le due stufe destinate a produrre le fumate. Il fumo nero segnalerà votazioni senza esito; la fumata bianca, attesissima, annuncerà l’avvenuta elezione del nuovo Papa.
Cosa prevede il Conclave
Il rito codificato dalla costituzione apostolica Universi Dominici Gregis prevede una serie di passaggi immutabili. Dopo la messa mattutina, i cardinali si spostano in processione nella Cappella Sistina. A quel punto monsignor Diego Ravelli, Maestro delle Celebrazioni, pronuncerà il tradizionale extra omnes, invitando chi non partecipa al Conclave a uscire dalla sala.
Si procede quindi, già questa sera, al primo scrutinio. Nei giorni successivi sono previste fino a quattro votazioni al giorno: due al mattino e due al pomeriggio. È necessaria una maggioranza di due terzi, quindi almeno 89 voti, per eleggere validamente il nuovo pontefice. Alla domanda rituale in latino Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?, il Papa eletto dovrà rispondere affermativamente, per poi comunicare il nome con cui desidera essere chiamato. Seguirà il passaggio nella cosiddetta Stanza del Pianto, dove indosserà la veste bianca prima dell’affaccio sulla Loggia delle Benedizioni.
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I cardinali in Conclave
L’attuale Collegio Cardinalizio conta 252 membri, ma solo i 135 che non hanno superato gli 80 anni possono votare. Di questi, 108 sono stati nominati da Francesco, 22 da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II. Nei giorni precedenti al Conclave si sono tenute le Congregazioni Generali, riunioni plenarie nelle quali ogni cardinale ha potuto intervenire brevemente per delineare le urgenze e le sfide della Chiesa. È in questo contesto che sono emersi i profili considerati più “papabili”. Per facilitare i lavori e il riconoscimento reciproco, ogni cardinale indossa un badge con nome, cognome e status (elettore o non elettore), accompagnato dal simbolo della sede vacante. Un segno visibile di quanto sia globale e variegato il corpo elettorale: molti tra loro non si conoscono personalmente.
I bookmaker internazionali stimano che serviranno tra 5 e 8 fumate prima della fumata bianca. Un numero coerente con la tradizione recente: Benedetto XVI fu eletto alla quarta votazione, Francesco alla quinta. Resta possibile un Conclave rapido, ma le probabilità che bastino meno di quattro votazioni sono ritenute basse. La storia della Chiesa conosce Conclavi rapidissimi – come quello del 1503, durato appena dieci ore – e altri interminabili: il più lungo fu quello di Viterbo, che tra il 1268 e il 1271 richiese ben 33 mesi. Proprio quell’esperienza spinse all’adozione di regole più stringenti: nel 1274 venne promulgata Ubi Periculum, che istituzionalizzò l’isolamento dell’assemblea elettiva.
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