In Triennale il vero Alessandro Mendini

Alla scoperta della mostra ‘Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini’, retrospettiva curata da Fulvio Irace con progetto di allestimento di Pierre Charpin

Alessanro-Mendini-sono-un-dragoAlessandro Mendini - 'Io non sono un Architetto sono un Drago', 2006 disegno, pennarello e matite colorate su carta, cm 21x29,7 - Archivio Alessandro Mendini

Ha aperto le porte lo scorso 13 aprile e resterà accessibile fino al 13 ottobre 2024, la mostra Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini, retrospettiva promossa da Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain in collaborazione con Archivio Alessandro Mendini e curata da Fulvio Irace con progetto di allestimento di Pierre Charpin.

La mostra Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini

Architetto, designer, artista e teorico che ha segnato le rivoluzioni del pensiero e del costume, Alessandro Mendini è raccontato attraverso oltre 400 lavori di formati, materiali e soggetti differenti, provenienti da numerose collezioni pubbliche e private. Tra questi spicca l’autoritratto Io sono un drago, che dà il titolo alla mostra e che esprime la complessità di Mendini, consapevole di essere al tempo stesso designer e artista, grafico e poeta, architetto e manager, artigiano e designer.

Il progetto espositivo, a cura di Pierre Charpin, interpreta il concetto del “drago” come l’insieme di “nuclei tematici caratteristici del ‘metodo Mendini’: un arcipelago di isole che ne caratterizzano i vari i momenti storici e al contempo i fili di sotterranea continuità, che consentono di dare all’apparente eterogeneità della sua incessante ricerca una sostanziale continuità, basata sulla sua stessa esperienza umana” riporta la sinossi della mostra, che prosegue: “Entrando nella grande sala, il visitatore si troverà immerso in un unico ambiente sottolineato da un grande asse che congiunge idealmente la Petite Cathédrale alla Testa Gigante sullo sfondo della scala di Muzio: una piccola architettura e un grande vaso a esemplificare il lavoro di Mendini sulle scale della percezione”.

Groninger Museum disegno, pennarello e matite colorate su carta, cm 21×29,7, 1990 – Fondo Alessandro Mendini – Collezione Permanente Triennale Milano Collection Groninger Museum

Il percorso espositivo in Triennale

Il percorso espositivo si articola in sei nuclei tematici: Identikit, dove viene esposta la serie degli autoritratti che Mendini ha realizzato, con tecniche e formati differenti, nel corso di tutta la sua vita; La sindrome di Gulliver, una successione di oggetti fuori scala, da quelli extralarge – come la seduta Proust che accoglie in mostra il visitatore – alle riduzioni di formato di alcuni progetti realizzati per Alessi; Architetture, che presenta i lavori architettonici dell’Atelier Mendini, tra cui il Groninger Museum, il Mediazentrum Madsack ad Hannover, le tre stazioni della Metropolitana di Napoli e gli ultimi lavori in Corea del Sud, dall’Olympic Stadium al quartiere Posco a Seul; Fragilismi, nucleo dedicato alla ricerca che ha portato al manifesto del “fragilismo”, disegnato da Mendini su invito della Fondation Cartier, un elogio della fragilità della terra in un mondo segnato dalle guerre e dalla violenza; Radical Melancholy, sezione dedicata agli anni del radical design, di cui Mendini fu uno dei principali teorici; Stanze, dove vengono presentate tre delle camere progettate da Mendini, ambienti immersivi in cui si accumulano citazioni, ricordi, sogni e incubi.

Nella sala cinema è, invece, proiettato un documentario di Francesca Molteni che ripercorre la vita e l’opera di Alessandro Mendini. Accompagna la mostra un catalogo edito da Electa, che presenta le opere in mostra e un’ampia selezione di fotografie dei principali progetti di Mendini, una serie di saggi di autori internazionali e di testimonianze di committenti e amici che ne hanno condiviso negli anni le avventure creative e progettuali.

Valigia per ultimo viaggio fusione in alluminio cm74x20xH52, Bracciodiferro per Cassina, 1974/ riproduzione 2024 – Archivio Alessandro Mendini (Foto Alessandro Mendini – Archivio Alessandro Mendini)

Chi è Alessandro Mendini

Alessandro Mendini (1931-2019), architetto, designer, artista e critico, è nato a Milano. È stato uno dei teorici e promotori del rinnovamento del design italiano. Ha diretto le “Casabella” (1970-1976), “Modo” (1977-1981) e “Domus” (1980-1985; 2010-2011).

Sul suo lavoro e su quello compiuto con Alchimia sono uscite monografie in varie lingue. Ha realizzato un mondo fiabesco di oggetti, mobili, ambienti, pitture, architetture. Ha collaborato con compagnie internazionali ed è stato consulente di varie industrie, anche nell’Estremo Oriente. Membro onorario della Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, gli sono stati attribuiti tre Compassi d’Oro per il design (1979, 1981, 2014), ed è stato insignito delle onorificenze Chevalier des Arts et des Lettres in Francia, Architectural League di New York e l’European Prize for Architecture 2014 a Chicago. Ha ricevuto quattro lauree Honoris Causa a Milano, a Parigi, a Wroclaw in Polonia e a Seoul in Corea.

Suoi lavori si trovano in vari musei e collezioni private. Il suo lavoro sembra avere due anime: una solitaria e introversa e una votata all’attività di gruppo. Sono infatti molte le opere fatte da solo, ma pure molte con gruppi da lui costituiti. Ha fondato l’Atelier Mendini nel 1989 insieme al fratello architetto Francesco Mendini con cui ha progettato il Museo di Groningen in Olanda, le Stazioni dell’Arte della Metropolitana di Napoli in Italia e edifici pubblici e privati in Europa e in Asia.

Interno di un interno mobili e oggetti Proust in una stanza, Spazio Dilmos Milano, 1991 – 
Progetto con Massimo Caiazzo, Maria Christina Hamel, Annalisa Margarini, Cristina Marino, Claudia Mendini, Franco Migliaccio, Jesus Moctezuma, Fabio Sergio Rotella, Sara Rossi
Ambiente rivestito in laminato Proust di Abet laminati (Foto Emilio Tremolada – Archivio Alessandro Mendini)


Articolo pubblicato sul numero di aprile 2024 di Voilà – Acquistalo in edicola o scarica la tua copia da App Store o Google Play

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