Giampiero Mughini: è tutta questione di personalità

Dire sempre quello che si pensa e sapere cosa si vuol fare della propria vita. Per il giornalista Giampiero Mughini, questa è la cifra peculiare per distinguersi anche nella scelta dell’abbigliamento e degli accessori. Che devono esprimere sempre, né più né meno, quello che si è. Anche se si va alla prima della scala...

Essere spesso un po’ sopra le righe, ma in modo arguto e intelligente. Manifestando, soprattutto, il proprio pensiero, anche se è controcorrente e talvolta scomodo. È così, del resto, che Giampiero Mughini, giornalista e scrittore, nato a Catania nell’aprile del 1941, ha brillato da subito, nel panorama degli opinionisti televisivi, dai talk show alle trasmissioni sportive, in particolare quelle dedicate al calcio – da L’appello del martedì degli anni ‘90 fino all’odierno Tiki Taka, passando per le 12 stagioni di Controcampo (1998-2012) – con interventi caustici e pungenti, al di là della sua fede juventina irruenta, vivace e passionale. Business People ha provato a entrare, idealmente, nella sua casa-museo di Monteverde, a Roma – gli amici la chiamano significativamente il “Mugenheim”, come ricordato anche da Aldo Cazzullo del Corriere della Sera – alla ricerca di dettagli, curiosità e “chicche”, tra stile e cultura, che caratterizzano il suo guardaroba. In mezzo a una quantità infinita di carta stampata, secondo quanto racconta lui stesso ne La stanza dei libri. Come vivere felici senza Facebook, Instagram e followers (Bompiani), foto artistiche, manifesti pubblicitari, fumetti d’autore, opere d’arte e di design, da qualche “perla” liberty a un paio di gioiellini futuristici.

Mughini, in che cosa consiste lo stile per lei? Nel manifestare a voce alta che tipo sei e che vuoi fare della tua vita, senza nascondere i tuoi pregi e i tuoi difetti.

Che rapporto ha con le tendenze? Nessunissimo.

Meglio la sobrietà o la provocazione? A me piace provocare, anche se non lo definisco così. Mi piace essere quello che sono, e dunque non certo un mammalucco o un impiegato delle pompe funebri, come mi appare il buon 90% di chi in Italia fa un lavoro pubblico.

Tre accorgimenti che associa al concetto di eleganza? Devi abbigliarti rapido. Puntare su un pezzo del tuo repertorio. Accordare attentamente il tutto, dal colore dei calzini a quello della cintura dei pantaloni.

È innata o si acquisisce?Da ragazzo e fino ai 30 anni abbondantemente inoltrati non avevo una lira, altro che eleganza “innata”.

L’EPOCA PIÙ INTERESSANTEDAL PUNTO DI VISTA DELLA MODA? GLI IMITATISSIMI ANNI ’30

Un capo che non può mancare nel suo guardaroba? Un paio di scarpe da tennis dai colori vividi da poter indossare anche alla Prima della Scala, se mai ci andassi.

L’accessorio che per lei fa la differenza? A me piacciono molto gli anelli, tanto che in molti credono che io sia omosessuale. Più li svii dal bersaglio, meglio è.

La calzatura che non toglierebbe mai? Una scarpa da tennis bianca, come chiazzata da vernice a più colori. Un capolavoro di Margiela di circa cinque anni fa, che poi tutti gli hanno copiato.

Il suo colore o i colori che preferisce? Mi piacciono i colori accesi, il rosso su tutti.

I materiali e i tessuti prediletti? I jeans e il lino, per la primavera e l’estate.

Il capo e/o l’accessorio che le piace indossato da altri, ma che non riesce a portare? Adoro i cappelli. Ma a me, che sono brutto di mio, stanno malissimo. Altrimenti li indosserei anche la notte.

Il capo e/o l’accessorio più originali che abbia mai indossato? Ho comprato di recente un anello che un architetto radicale fiorentino, Nicolini, aveva progettato negli anni ‘70 perché venisse indossato da una donna. L’ho acquistato e già lo indosso. Il gallerista che me l’ha venduto mi ha detto: «Tu te lo puoi permettere». Sono molto fiero di quell’accessorio.

L’epoca storica che considera più interessante dal punto vista dello stile? Gli anni ‘30, che la moda degli ultimi anni ha saccheggiato il lungo e il largo.

Un capo del passato che vorrebbe indossare oggi? Mi piacciono molto i bastoni da passeggio. Ne ho di bellissimi con il pomo liberty, ma erano stati previsti per italiani la cui statura media era più bassa di 15 centimetri rispetto alla nostra.

Il tipo di profumo o la nota olfattiva che preferisce? Purtroppo non ho l’olfatto, davvero. E comunque i profumi che uso sono sempre del genere aspro.

Un’opera culturale che considera emblema di eleganza? Alcune migliaia. Per esempio, un disco di Francesco De Gregori o un racconto di Tommaso Landolfi o un oggetto progettato da Bruno Munari in 70 anni di carriera.

Un’abitudine o un rito cui è affezionato, legato ad abiti e scarpe? Ho un uso troppo serrato del mio tempo per potermi dedicare ai cerimoniali, ahimè.

Un aneddoto che parla del suo rapporto con la moda e lo stile? Quando entro nel negozio di abbigliamento maschile dove compero il 90% degli abili ti che indosso, di solito ci metto 30 secondi a individuare la giacca o le scarpe o l’impermeabile che poi sceglierò.

Cosa rende elegante un uomo e cosa una donna? Non c’è paragone possibile. Le donne possono fare i mille usi e ricavare le mille meraviglie dal loro corpo. Con il tutto o con il niente. Io trovavo abbagliante una mia amica quando indossava un paio di jeans che serravano il suo fondoschiena perfetto con addosso una maglietta leggermente scollata su una spalla e un paio di scarpe da tennis. Camminava per strada come fosse una dea.

L’errore di stile imperdonabile? Sovraccaricare.

I suoi stilisti preferiti? I tre fatali giapponesi, Yohij Jamamoto, sua moglie che firma “Comme des Garçons”, Yssey Mijake.

Le sue icone di stile? Come donna, Brigitte Bardot in bikini, quando correva sulla spiaggia a piedi nudi o, ancora, quando indossava degli shorts minimali. Da uomo non ho mai pensato che fosse l’abito a fare il monaco, e a me piacciono i monaci, quelli che hanno qualcosa dentro. Clint Eastwood, per dirne uno.

Un giocatore o un allenatore di calcio che trova particolarmente eleganti? Trovo molto elegante il coach del Napoli, Maurizio Sarri, con quella sua sempiterna tuta che lo calza a meraviglia.

Un altro personaggio pubblico dell’attualità che trova particolarmente elegante? Per solidarietà umana e, anche se non lo penso davvero, dico Lapo Elkann.

Cosa indossare per essere sempre impeccabili? Per quel che è di un uomo, me ne strainfischio che sia “impeccabile”. Per quel che è di una donna, l’importante – come diceva il poeta francese Blaise Cendrars – è che lei indossi il suo corpo sul vestito che l’abbiglia. Trovavo assolutamente impeccabile una modella del Web piuttosto nota una decina d’anni fa, Lulu, quando era fotografata nuda con una collana di vetri color bordeaux che le cingeva il collo. Più impeccabile di così… Eccome se avrebbe potuto andare a una festa mondana.

© Riproduzione riservata