Check, classico con brio

Gli scacchi tornano sotto i riflettori, soprattutto sulle giacche che rileggono la tradizione inglese con risultati più o meno eccentrici. Ma nelle versioni più prudenti, abbinate a pantaloni in tinta unita, diventano una scelta informale perfetta anche per il daywear

Quando sir Richard, il borghese arricchito senza scrupoli che vuol portare all’altare l’aristocratica lady Mary, si presenta in tre pezzi di pesante tweed a quadri per una passeggiata primaverile, la promessa sposa capisce al volo, con snobistico sconforto, che in fatto di abbigliamento dovrà insegnargli molto. Siamo nei primi decenni del secolo scorso, nel popolarissimo serial televisivo Downton Abbey, che racconta con dovizia di particolari, anche di costume, la vita e gli amori dell’Inghilterra ancora rigidamente divisa in classi. Quando indossare la robusta tweed jacket, spesso quadrettata, era d’obbligo per andare a caccia d’inverno, come faceva re Edoardo VII, ma in città, per passeggiare con una signora in pieno sole o, peggio ancora, per accompagnarla a cena, sarebbe stato sconveniente, criticabile, segno di mancanza di educazione oltre che di scarsa capacità di valutare le temperature (il tweed è molto caldo). Si perdonava a Sherlock Holmes qualche scelta inappropriata, come l’abitudine di tenere il mantello o addirittura il cappello nei luoghi chiusi, ma il fedele Watson scuoteva la testa quando lo vedeva presentarsi «con i consueti abiti sportivi» (leggi tweed a scacchi) per un’indagine in un appartamento. D’altra parte Holmes, impegnato a scovare gli assassini più che a ben figurare, non faceva altro che dimostrare la praticità e la robustezza di una tenuta che poco più tardi un altro Edoardo, re d’Inghilterra per meno di un anno, ma re dello stile per tutta la vita, avrebbe introdotto anche in città, abbinandogli addirittura un paio di scarpe marroni scamosciate che mai prima di allora avevano pestato una strada asfaltata.

MAD MEN

La Tv detta il trend La serie televisiva che, dal 2007, spopola in Usa e poi anche in Italia, Mad Men, non è stata apprezzata esclusivamente per la cura nella ricostruzione degli interni, amatissimi dagli appassionati di vintage, ma anche per le scelte della costumista Jonie Bryant in fatto di moda. Se ne parla nei salotti, mentre in Rete si rincorrono i blogger, ammaliati o delusi dall’evoluzione di stile della serie e dai cambi di abbigliamento dei suoi personaggi che, inesorabilmente, seguono lo scorrere dei tempi e dei trend. Nella quinta stagione, nel mirabile quadretto che ritrae la competitiva middle class newyorkese tra gli arredi di Eames e Saarinen, si fa largo il pattern cosiddetto “plaid” che, abbandonando ogni derivazione gaelica, diventa sinonimo di eleganza informale, tratto tipicamente americano della metà degli anni ’60. Le mogliettine perfette fasciate in abiti assortiti in tonalità gourmande, pesca, ciliegia e cacao, prendono il potere e scelgono per i mariti − gli stessi pubblicitari senza scrupoli che nelle serie precedenti indossavano solo abiti grigi o neri − il colorato checked pattern, lo stesso della fashion vague 2013-14.

Da quell’esempio, che suonò come una legittimazione, la checked jacket iniziò a popolare le città soprattutto nel mondo anglosassone, trasformando la classica divisa outdoor del gentleman inglese di campagna nel must have informale dei professionisti, dei professori universitari e degli studenti, raggiungendo l’apice della sua diffusione negli anni ‘60. Pochi potevano permettersi un vero Harris tweed (filato, tessuto e tinto dai contadini scozzesi delle isole Ebridi Esterne) e una fattura sartoriale su misura, ma con l’introduzione del riscaldamento negli ambienti − anche nei gelidi college inglesi − e l’industrializzazione della produzione voluta dai department store, il peso e l’originalità del tessuto divenne meno determinante. L’importante era ed è la disinvoltura nell’indossarlo, la nonchalance che in Woody Allen – tenacemente fedele alla tweed jacket – o nello scrittore Henry Miller può sembrare una superiorità intellettuale alle mode, mentre in un’icona di stile come l’attore James Stewart, americano ma con origini scozzesi (guarda caso) è uno statement d’eleganza. Nei suoi ruoli cinematografici di americano medio dei Forties lo vediamo spesso con abiti spezzati, giacche a piccoli quadri indossate su gilet in maglia, camicia, cravatta e pantaloni di fustagno: agile, attraente, self conscious. Un look disinvolto, solo apparentemente distratto e in realtà molto vigile sui particolari, che gli italiani fin dai tempi del Cortegiano di Baldassarre Castiglione chiamano “sprezzatura”: un’arte di indossare la cosa giusta al momento giusto (o la cosa sbagliata al momento comunque giusto), senza dare l’impressione di averci minimamente pensato, portata ai massimi livelli di charme da Gianni Agnelli.

NUOVI QUADRI E COLORI

Se quindi la giacca in lana a quadri è ormai da tempo entrata nel guardaroba maschile informale di ogni giorno, quel che cambia in questa stagione è la tipologia del quadro e il suo colore, con varianti anche eccentriche che richiedono per lo meno un uso controllato. Dal quadretto piccolo sulle tonalità sottobosco (verde muschio, marrone bruciato) caro alla tradizione venatoria britannica, cui fa chiaro riferimento lo stile di Hackett London, alle venature incrociate rosa, gialle e rosse su fondo antracite viste da Paul Smith e agli azzurro-grigi della giacca di Lebole, che alleggerisce anche il tessuto poiché non sono paragonabili le temperature di una giornata tra auto e ufficio con quelle di una battuta di caccia nelle Highlands. Il Principe di Galles in lana leggera bianco-nera o in diverse varianti di grigio, in origine chiamato Glen plaid check, resta un classico del business daywear, ma nel giaccone con collo alla coreana di Fay assume una sporty attitude inedita. Con buona pace dei formalismi e un chiaro riferimento allo spirito di conservazione (anche dei capi consunti) tipico degli gentleman scozzesi, Harmont & Blaine propone una giacca a quadri con tanto di toppe, mentre CP Company rende il taglio meno rigido e la vestibilità più morbida in un capo verdone pronto anche a essere maltrattato. Più audace ancora, Martorana si spinge su fantasie tartan decisamente vistose soprattutto se indossate con papillon, ma per chi non si sente un dandy come l’editor di Vogue America, Hamish Bowles, è consigliabile fermarsi al più discreto quadro bicolore di Paoloni o alle geometrie tradizionali di Manuel Ritz, che applica il check anche all’overcoat.

SOLIDE PER IL LEISURE TIME

In perfetto stile british, o a voler essere pignoli scottish, tornano le brogues, scarpe solide adatte alla pioggia e al fango. Con allacciatura più o meno stretta, Oxford e Derby rientrano tutte in questa categoria, perché il nome “brogues” si riferisce alla decorazione puntinata, che marca tutta la scarpa dalla parte superiore al fianco. Il colore da manuale per il country look è il marrone, ormai ben accolto anche nell’ambiente metropolitano: si può scegliere tra la derby in vitello martellato a lunga coda di rondine, che accompagna l’intera linea della scarpa, o quella in vitello liscio a mezza coda. Entrambe proposte da Doucal’s, hanno una suola doppiata a una micro rubber colorata, da cui l’appellativo light weight. Chi ama la tradizione si affida a Church’s, con il suo modello Leyton in vitello martellato verde. Una variazione casual sul tema del nero è invece la francesina rivisitata da Fabi con due fibbie laterali, che accosta il camoscio al vitello martellato. Infine, per i duri, ecco gli anfibi in due versioni: i più sportivi, di Martorana, con l’allacciatura incrociata chiusa all’estremità da gancetti metallici come nelle scarpe da montagna, e il più elegante polacchino in suède e vitello abrasivato di Moreschi.

ADDIO PRUDENZA?

Le guide di stile suggeriscono sempre una certa cautela con le fantasie a scacchi, da adottare preferibilmente sulla giacca soltanto e non sull’intero abito, ma è proprio per dare nell’occhio e trasgredire i galatei che Bob Geldof, rockstar e attivista per i diritti umani, sceglie un checked suit di irlandese bizzarria. Allo stesso modo Rod Stewart non si ferma alla tartan jacket con risvolti arancioni, ma ci appunta anche un fiore blu. Né si cura del buon senso stilistico la creatività degli stilisti, i quali per natura e anche per contratto guidano le mode, e se non ci riescono le sconvolgono, ma di sicuro non le seguono e guardano anzi alla moderazione con più sospetto che rispetto. Tra i più edgy, c’era da aspettarselo, i gemelli (americanizzazione di Catenacci) di DSquared2, che abbinano a una giacchetta in tartan dall’aspetto compunto un paio di calzoni poco ortodossi e corti alla caviglia, mentre Vivienne Westwood disegna quadri irregolari sul completo arancione.

COLORATI DETTAGLI DI STILE

C’è chi sostiene che la “vanità è donna”, ma non si direbbe affatto. Selezionare con cura gli accessori che completano un look è da sempre questione da uomini. Rigorosamente lungo sopra il polpaccio, il calzino può diventare l’oggetto del divertimento fashion maschile, proprio in virtù della sua visibilità relativa che tuttavia fa la differenza, come avviene con le proposte di Gallo. Per non avventurarsi fuori dai tracciati sicuri, invece, meglio indossare una sciarpa in tartan, senza tempo, come quella a base di morbido cashmere di Loro Piana, con l’aggiunta di una piccola parte di seta. La cintura, tipicamente allacciata a destra, al di là della sua originaria funzione di sostenere gli abiti, è un accessorio da scegliere sempre in abbinamento all’abito e all’occasione. Per il brit style le opzioni si giocano sui toni del brown, accoppiando due materiali: in versione sportiva, come propone Tavecchi, utilizzando la corda con il suede, o preferendo l’intreccio cuoio e lana di Gallo. Per i più sofisticati, The Bridge suggerisce la pelle martellata con fibbia in metallo e Paul Smith la cucitura viola a contrasto. Ultimo tocco una borsa, a tracolla, come quella grigia in nylon e pelle di Burberry.

Il fitting asciuttissimo è un atout anche per Berluti e Hardy Amies, diversamente da Gucci, che propone una vestibilità più tradizionale, ma osa l’azzurro sull’intero suit. Bottega Veneta smussa gli angoli di una fantasia lineare ton sur ton con un formale doppiopetto grigio che non sorprende per originalità, ma proprio per questo piacerebbe a George Clooney, l’ultimo esempio di quell’eleganza décontracté americana, assai studiata in realtà, diventata leggendaria tra gli iconici Cary Grant, Gary Cooper, Clark Gable e Paul Newman, sempre in perfetto aplomb anche con la mano in tasca. L’attore diventato famoso come dottor Doug Ross in ER dimostra, infatti, un certo penchant per la giacca a quadri quando non si tratta di serate di gala, alle quali fa onore con uno smoking comme il faut, ma evita di dare nell’occhio con colori o tagli creativi, tanto i riflettori si girano comunque, in ogni occasione, su di lui. Saggezza della maturità, sicurezza del successo. D’altra parte ogni uomo elegante dovrebbe preferire il rischio di passare inosservato a quello di apparire ridicolo.

PRATICI SENZA PERDERE L’APLOMB

Dalla caccia, dall’equitazione e dalla pesca arrivano suggerimenti preziosi per i pantaloni. Si tratta soprattutto di tessuti: pratici e caldi come la flanella, il velluto a coste e il fustagno, ideali per il leisure time quando le temperature cominciano a scendere. La scala dei colori però si amplia e si arricchisce di quei toni brown dal legno ai bruciati, alle teste di moro che, mescolati a toni più caldi aranciati e ai verdoni come fa Paul & Shark, ripropongono i colori tipici della natura autunnale. Le linee si asciugano nelle proposte di Tommy Hilfiger, ma i pantaloni non sono mai attillati e si tingono anche del formalissimo nero che, per l’occasione, diventa informale come nel morbido capo in lana proposto da Burberry’s che guarda allo stile militare. Ormai dimenticato il risvolto nella sua funzione di protezione dal fango, in città si può scegliere sia un pantalone dritto, sia con un breve risvolto, come quelli di Hackett London, con un accenno evocativo alla riga formale o senza traccia di nostalgica etichetta.

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