Il partito della barca

C’è chi preferisce il fascino delle vele gonfie nel vento e chi la velocità e il comfort di un super yacht. Per spostarsi in lungo e in largo per il Mediterraneo o più semplicemente da guardare gareggiare in televisione

Due filosofie opposte, due rette parallele destinate a non incontrarsi mai: barche a vela e barche a motore sono due mondi davvero molto lontani, anche se navigano nello stesso mare. In un post del suo cliccatissimo blog qualche anno fa Beppe Grillo si lanciava in una veemente enunciazione dell’odio verso i velisti (“atletici, abbronzati, magri”) e la vela divenuta secondo il comico-blogger un videogioco, non più avventura o sport. Grillo è, ovviamente, proprietario di una barca a motore: ma a parte ciò, la sua polemica contro velisti e navigatori solitari rende bene l’idea della diversa concezione della navigazione dei due schieramenti.

La passione per le regate

Perfino chi di noi non ha mai partecipato a una regata, non ha mai messo piede su una barca a vela e ha accessi di mal di mare al solo vedere in televisione un gommone, si è comunque assuefatto, anche grazie alla Tv e alle sue cronache, alle immagini e al gergo dei velisti. Azzurra, Luna Rossa, Mascalzone Latino: tutte barche che, con i relativi equipaggi, ci siamo abituati a conoscere. L’Italia partecipa per la prima volta alla Coppa America nel 1983. Si regata nelle acque antistanti a Newport, la barca si chiama Azzurra ed è figlia di un sogno comune di Gianni Agnelli e dell’Aga Khan. L’Italia scopre questo sport e Azzurra (al timone Cino Ricci) si piazza in terza posizione. Nel 1987, oltre ad Azzurra, c’è anche Italia per lo Yacht Club Italiano di Genova timonata da Tommaso Chieffi. Azzurra finisce 11esima su 13 partecipanti, Italia chiude al settimo posto.

Il 1992 è l’anno del grande successo del Moro di Venezia voluto da Raul Gardini. Un grande team, un budget immenso, Paul Cayard come timoniere: il Moro fa benissimo tanto da vincere, prima volta per l’Italia, la Louis Vuitton Cup (il trofeo degli sfidanti che decide chi sarà a sfidare il club nautico detentore della Coppa). L’Italia grazie alle dirette Tv si appassiona improvvisamente alla vela. Solo che gli americani capitanati da Bill Koch risultano più forti e preparati psicologicamente: finisce con una sconfitta per 4-1. Nel 1995, sempre a San Diego, l’Italia è assente. Si arriva al 2000 con Luna Rossa ad Auckland, in Nuova Zelanda. La storia ufficiale racconta come il nome sia nato nella mente di Bertelli dal sorgere di una grande luna piena e rossastra in una sera d’estate durante una cena trascorsa a parlare di barche. Solo dopo ci si è ricordati della canzone omonima napoletana del 1950 che, rielaborata in chiave moderna da Renzo Arbore, ha seguito la barca nelle sue avventure australi. Nel 2003, sempre ad Auckland, le barche italiane all’assalto della prestigiosa vecchia coppa sono due: Luna Rossa e Mascalzone Latino, consorzio capeggiato da Vincenzo Onorato. E legata alla musica è anche il nome di Mascalzone Latino, tratto dall’omonimo album del cantautore napoletano Pino Daniele.

I fan della vela

Non sono pochi i personaggi famosi che si appassionano anima e corpo a questo sport: tra i nomi ricorrenti, quello di Massimo D’Alema, proprietario di una prima barca a vela, la Ikarus, e successivamente della Ikarus II, lunga 18 metri, costruita a Fiumicino, e di Marco Tronchetti Provera, che possiede un wally 99 piedi, Kauris III, con il quale partecipa anche ad alcune regate nel Golfo del Tigullio e in giro per l’Italia. Quasi mai in compagnia della moglie Afef, che non condivide l’entusiasmo del consorte e soffre pure di mal di mare… Claudio Amendola naviga a vela in Sardegna, portandosi invece appresso anche Francesca Neri e i figli. Nemmeno le teste coronate sono esenti dall’amore per la vela, come dimostra re Juan Carlos, che era al timone quando Bribon, la barca spagnola, vinse nel 2000 la Sardinia Cup. Un mondo che si colora di sfumature epiche e che si dà appuntamento in rete: una star del mondo della vela come Giovanni Soldini dà conto, giornalmente, della sua vita in barca attraverso cyber-diari seguitissimi. I navigatori solitari sono ovviamente le figure che più colpiscono l’immaginario degli sportivi, anche quelli virtuali. Soldini, classe 1966, ha compiuto a 16 anni la prima traversata dell’Atlantico: e di Soldini (che si contende sovente il riconoscimento di Velista dell’anno con la grossetana Alessandra Sensini, olimpionica di windsurf), nominato fra l’altro Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana da Ciampi, colpì nel ‘99 l’impresa sportiva – e non solo – che durante la Around Alone (giro del mondo a vela per navigatori solitari) lo vide protagonista del salvataggio di Isabelle Autissier, rovesciatasi in pieno Pacifico meridionale e lontana da possibili interventi di salvataggio.

I velisti hanno anche un loro film culto: si intitola Deep Water, La folle regata. Donald Crowhurst parte nel 1968 per un giro del mondo in solitaria a bordo del suo trimarano. La gara prevede un premio di 5.000 sterline per chi sarà più veloce. Crowhurst, padre di famiglia con azienda allo sfascio, ha un disperato bisogno di vincere. Deep Water racconta la sua storia attraverso una docufiction: in parte ricostruita attraverso la voce di attori, in parte materiale d’archivio in 16 millimetri girato dai navigatori, in parte interviste ai parenti. Con un finale amarissimo. Anche le star del cinema sono fan della vela: Zac Efron, il protagonista di High School idolo delle teenager, è stato immortalato di recente prendere lezioni in California, facendo aumentare vertiginosamente le quotazioni della vela fra le ragazzine.

E quelli del motore

Tutt’altro universo quello delle barche a motore: senza arrivare agli eccessi di Al Salamah, lo yacht più grande del mondo (lungo 139 metri, di proprietà dell’attuale re dell’Arabia Saudita, Abdallah), si tratta di espressioni di un lusso sognante e spesso inarrivabile. Lo sa bene Roman Abramovich, patron del Chelsea e proprietario del Pelorus, dal costo stimato di 100 milioni di euro (tra i vari “gadget” del panfilo un sottomarino con ricovero interno allo scafo) e del Le Grand Bleu, acquistato nel 2000, lungo 113 metri e famoso per i 7 tender che contiene (3 gommoni,1 sottomarino, 1 elicottero, 1 barca a vela e 1 miniyacht di 14 metri). Per restare in ambito calcistico, anche il campione francese Zinedine Zidane non si è fatto mancare il suo yacht, costruito da un cantiere veneziano, così come Roberto Mancini, che è il padrone di Askari 63 (il nome deriva da “Askari wa Kifaru”, che in Africa indica l’uccellino sulle spalle del rinoceronte) e che viene spesso avvistato in Sardegna. Ospiti, anche celebri, che per la gioia dei vipwatcher non mancano mai sugli yacht di grandi nomi della moda, come Dolce e Gabbana, con il loro Regina d’Italia (lungo 51 metri, color argento metallizzato), Re Giorgio, Armani s’intende, che nel 2008 ha varato Main, un 65 metri di un colore tendente al verde scuro, e Roberto Cavalli, con uno yacht di colore cangiante, con gli interni rigorosamente animalier, disegnato personalmente da lui.

Perfino degli insospettabili come Bono, Lenny Kravitz e Denzel Washington sono orgogliosi “capitani”. Il leader degli U2 ha recentemente acquistato Cyan, un 48 metri fatto a Viareggio. Lo yacht, costruito nel 1997 per una società armatrice europea, può raggiungere una velocità massima di 19 nodi, ed è dotato di sei cabine per gli ospiti più sei per l’equipaggio. Dopo una crociera a bordo, Bono si è talmente innamorato dell’imbarcazione da decidere di acquistarla dal broker per una cifra top secret. Il big della musica ha però modificato il colore dello scafo da bianco a blu e, ovviamente, istallando a bordo un sofisticato sistema hi-fi. Per quanto riguarda il supersexy Kravitz, ha l’oceano nel sangue dice lui (sua madre è originaria delle Bahamas), ma ha scelto una luxury-boat, il Magnum 60, per «lo stile e l’architettura della barca», e anche per la velocità. Non si può dire che non la usi: nei primi mesi ha già navigato per 3.000 miglia. Avvistato sovente a Portofino anche Denzel Washington, che trasporta su uno yacht principesco, stimato 60 milioni di dollari, moglie e figli.Un giro in barca a vela, in compagnia di qualche amico, è certo un’ipotesi di vacanza, di “stacco” dalla terraferma e dal lavoro, più fattibile delle barche a motore. In ogni caso, tenete presente che il Force Blue, lo yacht niente affatto minimal di Flavio Briatore, servito da 12 uomini di equipaggio, può essere affittato per 242 mila euro a settimana. L’unico problema è accordarsi col manager e verificare che non gli serva proprio nei vostri giorni di ferie….

© Riproduzione riservata