Il tempo passa, anche nel mondo del golf. E così eccoci nuovamente a parlare degli aggiornamenti che gli esperti del Royal & Ancient e della Us Golf Association hanno apportato alle famose 34 regole del gioco. Forse non a tutti è noto, infatti, che l’apparentemente immutabile e tradizionale (ma, ormai, è veramente così?) mondo del golf in realtà vive un cambiamento continuo: se, da un lato, questo è evidenziato dalle componenti che nell’era più moderna ne hanno caratterizzato le trasformazioni più visibili – la tecnologia, i materiali, il design e lo stile dell’attrezzatura e dell’abbigliamento – sono anche gli aspetti più intrinseci, a partire dalle regole, a testimoniare come questo mondo sappia aggiornarsi. E recepire ciò che le competizioni, così come il mondo amatoriale, richiedono per mantenere il passo e la vitalità di un universo dalla pluricentenaria epopea.
Le decisioni recentemente adottate dalle istituzioni, e che trovano applicazione per il quadriennio 2016-2019, vanno in questa direzione. Intervengono sia sul lato prettamente regolamentare del gioco, che su uno degli elementi più inflazionati – soprattutto in Italia – nei discorsi tra giocatori e giocatrici: l’handicap e il sistema con cui vengono gestite le gare secondo le normative Ega. Vediamo insieme alcune delle principali variazioni, al fine di non farsi trovare impreparati da qualche inattesa situazione nella quale una nuova regola potrebbe venire in aiuto. È sempre utile ricordarlo: la conoscenza delle regole, lungi dall’essere una scocciatura, è quella componente della “sacca” grazie alla quale, spesso, ci si può trarre fuori da qualche impaccio o addirittura godere di un vantaggio nelle variegate situazioni che il campo propone. Gli interventi in vigore da quest’anno agiscono su molte situazioni che si affrontano in campo, ma anche sugli indicatori di partenza o i misuratori di distanza. La trasformazione più delicata si ha però proprio sui parametri che qualificano il giocatore: le categorie, le variazioni di handicap, l’abilitazione per entrare e giocare sul campo, lo status stesso di dilettante in relazione alla partecipazione a gare con premi in denaro.
IL PRINCIPIO FONDAMENTALE |
Partendo dal presupposto che per qualsiasi eventuale dubbio di interpretazione l’unica fonte di riferimento assoluto è la versione in inglese, è buona norma portare sempre nella sacca l’edizione in vigore del libretto delle regole, in modo da poter sempre verificare quale sia il comportamento o la scelta da tenere. È utile ricordare uno dei principi fondamentali (forse il principio fondamentale) del golf, anche riportato sul retro di copertina del libretto stesso: «Gioca la palla come si trova. Gioca il campo come lo trovi. E se non puoi fare l’una o l’altra cosa, fai quel che è giusto, ma per fare ciò che è giusto devi conoscere le regole del golf». |
LA MISURA È COLMA Tra gli “strumenti” che, negli ultimi anni, hanno riscosso il maggiore successo tra i giocatori, vi sono senza dubbio i cosiddetti misuratori di distanza. Siano essi dotati di collegamento satellitare, con migliaia di mappe di campi di tutto il mondo caricate, o di raggi laser (telemetri) che consentono l’identificazione precisa della posizione della bandiera o di un ostacolo, è evidente come siano rimasti pochi i golfisti che non siano oggi dotati di uno di questi oggetti. Che, senza aver in alcun modo contribuito a velocizzare il gioco (come, forse, inizialmente si auspicava), completano le sacche a ogni latitudine. Come a volte accade, però, ecco che in alcuni di questi dispositivi con la misurazione della distanza sono state aggiunte alcune funzioni proibite dalle regole: come noto, anche prima dei telemetri la distanza costituiva una informazione di pubblico dominio, che quindi poteva essere condivisa e comunicata tra i giocatori. A differenza di altre che, invece, possono determinare una sanzione se scambiate tra partecipanti a una stessa competizione: per esempio, la differenza di altezza tra un punto e un altro del campo, con il conseguente avvertimento sulla necessità di utilizzare un bastone più o meno lungo per compensare il dislivello. Ebbene, alcuni dispositivi introdotti sul mercato presentano altre informazioni (compreso, con la bussola, l’orientamento) che contravvengono alle regole del golf. Fino all’anno passato, se la regola locale adottata per una competizione consentiva l’utilizzo di uno strumento per la misurazione della distanza, era lecito ottenere solamente questa informazione. Nel caso lo strumento utilizzato fosse in grado di fornirne altre, il solo utilizzo dello stesso comportava la squalifica del giocatore. Anche se quest’ultimo avesse provveduto onestamente a disattivare ogni altra funzione. L’intervento regolamentare appena entrato in vigore agisce su più livelli. Senza addentrarci nei dettagli, l’elemento che modifica drasticamente la situazione è che la sanzione ora viene applicata solo se il giocatore effettivamente utilizza una delle funzioni non ammesse. E non più, quindi, solo il fatto di servirsi di uno strumento potenzialmente truffaldino. Inoltre la pena non è più la squalifica automatica, bensì due colpi in caso di gara stroke play e la perdita della buca se si sta disputando un match play. La squalifica scatta solo in caso di ulteriore infrazione alla regola.
NIENTE APPOGGI Restando nell’ambito degli “strumenti” che si portano in campo, c’è una decisione che, per certi aspetti, è la novità più attesa di tutte. Annunciata, infatti, almeno dal 2013, è stata oggetto di discussioni e di confronti dialettici quanto mai intensi visto il numero di campioni che ne patiranno le conseguenze. È stato varato il divieto di “ancorare” il bastone, qualunque esso sia, al corpo, sia in modo diretto (allo stomaco o al mento, per esempio) che indiretto (con l’avambraccio o la mano). I casi più conosciuti sono quelli di alcuni pro di livello mondiale come Adam Scott e Matt Kuchar, che “ancoravano” allo stomaco e all’avambraccio il loro putter traendone benefici in termini di stabilità e ripetitività nel movimento che con il gesto tecnico “normale” non ottenevano. Se è vero che l’aver comunicato questo cambio di regola con ampio anticipo ha consentito ai giocatori di adeguarsi, l’aver visto molti di loro perseverare in questi stratagemmi nel corso dell’intera stagione passata fa prevedere qualche difficoltà ad adattarsi alla nuova norma. Non va invece “fuori legge” il putter lungo: potrà essere ancora utilizzato, ma sempre non ancorato. Nel caso di infrazione alla regola, due colpi di penalità in gara stroke play e perdita della buca in match play.
AMATEUR ET ARGENT |
Probabilmente questa modifica non interesserà la maggior parte dei lettori, ma non si sa mai… È stata infatti introdotta una sostanziale variazione tra le norme che regolano il comportamento di giocatori e giocatrici dilettanti: in caso di aggiudicazione di un premio in denaro da parte di un amateur, questo avrà la possibilità di ritirare tale premio (che fino al 2015 andava al professionista classificatosi subito dietro) e di devolverlo contestualmente in beneficenza a un ente o associazione scelto dal diretto interessato e preventivamente approvato da chi ha organizzato la competizione e dalle autorità competenti.Nello stesso ambito “economico” del golf, vi è un’altra decisione che riguarda i rimborsi spese: potranno essere riconosciuti ai giocatori per attività relative alla pratica non competitiva. Tali rimborsi dovranno essere “ragionevoli” e in ogni caso non eccedere i costi effettivamente affrontati. |
MOVIMENTI SOSPETTI A compensare il malumore di alcuni giocatori sarà invece un’altra modifica regolamentare che farà felici soprattutto coloro i quali trovano alcune indicazioni non sempre comprensibili e logiche tra le norme fondamentali del golf. In particolare, quelle che incidono negativamente sullo score. Il caso della palla che si muove dopo che il giocatore l’ha “addressata” è certamente tra queste. Ebbene, dal 2016 la modifica della regola in questione prevede che la sanzione (un colpo di penalità) venga applicata solo quando si può appurare che lo spostamento sia effettivamente da attribuire al giocatore. Se, quindi, una palla dovesse muoversi dopo che il giocatore si è addressato, ma senza che lo spostamento sia imputabile alla sua azione, non vi saranno penalità. Una significativa spolverata alle rigide tradizioni di green e fairway riguarda anche il caso in cui un giocatore consegni uno score sbagliato alla fine di un giro di gara. Se l’interessato segna un punteggio più basso di quello che avrebbe dovuto indicare in una particolare buca, in quanto non ha applicato una penalità di cui non era a conoscenza, non verrà più squalificato come avveniva in passato. Da quest’anno, invece, si applicherà la penalità prevista per la regola infranta in campo, con l’aggiunta di due colpi per la consegna dello scorecard errato. Da notare, però, che in tutti gli altri casi di consegna di scorecard errato rimane la sanzione della squalifica immediata.
MENO VINCOLIIn questa rivoluzione si può dire che la parte del leone o, quantomeno una parte importante della scena, sia da assegnare all’Ega, la European Golf Association: fondata nel 1937, oggi è composta da 47 Paesi membri e a cui possono iscriversi le associazioni e federazioni amatoriali, nazionali e continentali. Molti sono stati i cambiamenti che l’Ega ha apportato alla sua normativa e che incidono a più livelli sul sistema di gestione, non solo delle gare ma anche dell’handicap, a partire dai primi passi da compiere per poterlo acquisire. Con l’obiettivo, piuttosto evidente, non solo di rendere più semplice l’accesso al golf per allargare la base di giocatori e facilitare la vita dei golfisti ammorbidendo alcune norme che ne regolano l’attività. La prima e forse più visibile variazione è l’aggiunta della sesta categoria, ovvero quella che dal 1 gennaio 2016 si estende dall’handicap 37 al 54. Molti sono stati i commenti, non sempre benevoli, a questa inedita scelta: in realtà, questa novità è da intendere collegata a un’altra decisione, che è quella dell’abolizione dello status di “NC” (non classificato). Da quest’anno, infatti, una volta ottenuto status di “giocatore abilitato” e superato l’esame delle regole, quelle relative al gioco e all’etichetta, viene subito assegnato l’handicap (54). Onde evitare di avere in gara giocatori non ancora pronti, viene comunque lasciata discrezionalità ai circoli sull’ammissione degli handicap oltre il 36 alle competizioni e viene consigliata l’organizzazione di eventi dedicati – anche nove buche – e il posizionamento di tee avanzati. Da notare che chi aveva lo status di “non classificato” nel 2015 passa automaticamente all’handicap 54 e, nel caso avesse dei risultati validi dello scorso anno, questi vengono considerati per assegnare un valore più basso.
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