Emissioni, problemi per Renault: ritirati (almeno) 15 mila veicoli

Dopo Volkswagen, problemi anche per il gruppo francese. Ma a causare le irregolarità nelle emissioni non sarebbe un software studiato appositamente, ma il malfunzionamento degli impianti di filtraggio

Tsunami in casa Renault: gli accertamenti condotti dalla commissione del ministero dell’Ambiente francese sulle emissioni dei veicoli diesel hanno portato ala luce delle irregolarità, tanto che l’azienda automobilistica sarebbe costretta a ritirare dal mercato parte dei suoi veicoli. Sui numeri è però scoppiata la polemica. In un primo momento, lo stesso Chief Competitive Officer di Renault Thierry Bolloré aveva parlato di 700 mila veicoli: dato ripreso anche dal quotidiano Les Echos. Poi è arrivata la smentita della casa automobilistica, che esclude categoricamente un tale volume di auto compromesse, parlando invece di 15 mila unità. Un dato che sarebbe stato confermato anche dal ministro dell’Ambiente Ségolène Royal: «La Renault si è impegnata a richiamare un certo numero di veicoli, 15 mila auto, per verificarli e regolarli correttamente in modo che il sistema di filtraggio funzioni». Per vederci chiaro bisognerà attendere fino a marzo, mese in cui verrà ufficializzato il piano definitivo sulle emissioni.

LE CAUSE. A differenza del caso Volkswagen, a falsare le emissioni non sarebbe un software studiato appositamente per superare i test, bensì un «errore di calibratura» dei sistemi anti-inquinamento. Più nel dettaglio, i problemi sarebbero due: sopra o sotto alcune temperature (-17°) «l’impianto di filtraggio degli scarichi non lavora più», come conferma Royal. Inoltre esisterebbe un «difetto tecnico» che impedirebbe ai sistemi anti-inquinamento integrati nei motori diesel di funzionare come dovrebbero.

I MODELLI. Secondo Les Echos, sarebbero due i modelli nel mirino del ministero: la Captur, a cui si riferirebbero i 15 mila ritiri già in corso, e la nuova diesel Espace 5, lanciata la scorsa primavera. «Siamo d’accordo che la nostra posizione non è soddisfacente», ha commentato lo Bolloré, aggiungendo che «siamo i primi ad ammettere che abbiamo margini di miglioramento».

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