Investimenti (e guadagni) in crescita. Ma non per tutti

Investimenti (e guadagni) in crescita. Ma non per tutti© Getty Images

Il bicchiere mezzo pieno: il patrimonio finanziario delle famiglie è cresciuto del 57% negli ultimi 15 anni. L’ultima relazione annuale della Banca d’Italia riporta tra il 2010 e il 2024 un notevole aumento del valore delle attività finanziarie delle famiglie italiane a oltre 6 mila miliardi di euro, una cifra pari a circa il doppio del nostro debito pubblico.

In tre lustri, inoltre, il rapporto tra risparmi e reddito disponibile si è elevato a 4,3 da 3,4, portandosi a un livello superiore alla media dei Paesi Ue e del Regno Unito. Gli italiani, insomma, sono tra i più ricchi d’Occidente. E risulterebbero persino più abbienti, se includessimo nel calcolo le abitazioni.

Il merito è di chi ha governato il sistema finanziario, mettendo in sicurezza gli istituti di credito, ma anche dei gestori patrimoniali, che hanno saputo traghettare i risparmi verso aree più redditizie. L’Italia ha così superato con successo due grandi crisi, quella del debito europeo (2010-2011) e quella delle banche regionali (2015-2016). Certo, qualche incidente lungo il percorso c’è stato, ma nel complesso il sistema ha retto bene.

Gli istituti di credito hanno bilanci più solidi, mentre gli italiani hanno visto ingrossare i loro conti e investimenti. Grazie anche alla riallocazione della ricchezza verso i prodotti di risparmio, che permettono una maggiore diversificazione e di cogliere opportunità a livello globale. In 15 anni, fondi e gestioni patrimoniali sono arrivati a pesare per il 33% del totale delle attività finanziarie. Nel 2010 erano al 22,4%. Le obbligazioni nello stesso periodo sono crollate invece al 4,3 dal 19,3%.

Il travaso dai bond bancari ai fondi si spiega soprattutto con la ricerca di rendimenti più elevati in un periodo di tassi al tappeto, che ha spinto le banche ad aumentare i ricavi dalle commissioni dei prodotti di risparmio per far fronte alla riduzione dei margini dai depositi e prestiti. Senza contare che nel 2014 è stata raddoppiata al 26% l’aliquota sui rendimenti delle obbligazioni bancarie, mentre la direttiva sul risanamento delle banche ha frenato le emissioni.

E il bicchiere mezzo vuoto? La crescita del patrimonio non è stata omogenea in tutte le fasce di reddito. A guadagnare sono state soprattutto le famiglie più ricche, che hanno in genere portafogli più diversificati. In questa fascia la quota di fondi e gestioni è, infatti, aumentata del 17% arrivando a pesare per oltre un terzo degli attivi. I redditi medio bassi, invece, hanno continuato a concentrare gran parte dei risparmi nei poco remunerativi depositi. La “democraticizzazione” degli investimenti in Italia è ancora alle prime fasi.

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