In un mondo in cui la competizione è sempre più forte e si assiste alla continua stabilizzazione di nuovi equilibri con l’avvento delle nuove tecnologie. In un contesto in cui si chiede un numero sempre maggiore di competenze diverse, saper fare skill stacking è fondamentale. Ma di cosa si tratta? È la capacità di sapere gestire competenze differenti per distinguersi dalla massa e rimanere competitivi.
Non si deve puntare soltanto alla formazione in ottica intelligenza artificiale, ma si deve dimostrare anche di essere versatili e facilmente adattabili a situazioni che mutano rapidamente e continuamente. La parola d’ordine è resilienza. Se si volesse usare una metafora, si potrebbe pensare a un nuotatore in mare aperto in grado di cambiare stile a seconda delle correnti e delle condizioni meteorologiche che si trova costretto ad affrontare. Più ci si dimostra resistenti e capaci di valutare il quadro d’insieme per gestire al meglio ciò che ci si trova davanti, più si dimostra il proprio valore professionale.
Skill Stacking, cos’è e come metterlo in pratica
Lo skill stacking non è altro che sapere acquisire e combinare abilità provenienti da diversi ambiti per creare un profilo professionale unico. Se prima si tendeva alla specializzazione, adesso si pensa a formarsi in maniera trasversale. Invece di puntare a diventare esperti in un’unica disciplina, si mira a essere competenti in più aree complementari, aumentando così il proprio valore nel mercato del lavoro. Questa strategia permette di adattarsi rapidamente a nuove sfide e alle richieste di un datore di lavoro sempre più esigente. La chiave di volta è riuscire a offrire soluzioni innovative grazie alla sinergia tra diverse competenze.
In sostanza, è meglio focalizzarsi sul mostrare la propria unicità professionale. Bisogna essere bravi e affidabili, ma è preferibile rinunciare a un pizzico di specializzazione – sempre mantenendo un certo standard – a favore di una competenza più ampia e che abbracci diversi ambiti. Si tratta di una teoria introdotta da Scott Adams, che ha sintetizzato il concetto in maniera molto chiara: “Tutto quello di cui hai bisogno per avere successo è essere bravo in una serie di abilità che stanno bene assieme”. Non bisogna quindi accumulare competenze a caso, ma sapersi muovere all’interno di un campo d’azione che sia grande e non dispersivo. Ci vuole una certa pianificazione e logica nell’apprendimento di nuove competenze, per non parlare della capacità di rafforzare e aggiornare quelle già acquisite.
Profili verticali e orizzontali, la nuova tendenza
Per capire in maniera profonda quanto sia importante un approccio nuovo nel mondo del lavoro, è fondamentale focalizzarsi sulla differenza fra competenze verticali e orizzontali. Esempi di verticalizzazione sono i medici specialisti – soprattutto quelli che si focalizzano su una branca della specializzazione, come gli ortopedici del ginocchio per esempio – o gli chef che fanno solo dolci. Nella formazione, questi professionisti, hanno puntato ad affinare determinate competenze in modo ineccepibile, così da essere eccellenti e da diventare famosi per questo. È un approccio verticale perché va sempre più nel dettaglio di un determinato argomento.
Una visione orizzontale, invece, si traduce nella capacità di sviluppare competenze in ambiti diversi, correlati e complementari ma differenti. Non va mai persa di vista l’importanza di essere sufficientemente bravi ed efficienti, ma è ovvio che il grado di competenza non potrà essere eccellente. Si punta sulla quantità, più che sulla qualità (anche se quest’ultima deve esserci). Ed è proprio questo il concetto di skill stacking. Un esempio è un ingegnere che è anche abile nella comunicazione e nella formazione del personale. Anche un personal trainer che sappia gestire un business plan, abbia competenze di marketing e di nutrizione oggi è molto apprezzato.
Ci si rende unici e difficilmente eguagliabili. Perché, in realtà, si assecondano le proprie attitudini. Per quanto due persone simili possano puntare a una formazione orizzontale, i due percorsi non saranno mai identici. Le combinazioni sono potenzialmente infinite. Ognuno ha le proprie peculiarità e i propri interessi, il segreto è assecondare quelli e creare una rete di competenze che abbia una ratio e che sia spendibile nel mondo del lavoro.
I vantaggi dello skill stacking
Con lo skill stacking, in sostanza, si hanno più possibilità di trovare lavoro. Combinare competenze diverse rende i professionisti più appetibili per i recruiter, poiché possono contribuire in vari ambiti e adattarsi a ruoli differenti. Si sviluppa anche un’utile resilienza professionale. In un’epoca di automazione e cambiamenti rapidi, avere un set di competenze diversificato permette di affrontare meglio le transizioni e le evoluzioni del mercato. Questo è fondamentale con l’avvento dell’intelligenza artificiale e le sue declinazioni sempre più specifiche e puntuali. Basti pensare, per esempio, alla creazione di team di lavoro ibridi che vedono lavorare insieme persone a AI Agent.
Ci sono anche maggiori opportunità di ampliare la propria carriera. Lo skill stacking apre la porta a ruoli trasversali e a percorsi professionali non convenzionali, aumentando le possibilità di avanzamento e di esplorare nuovi settori. Questo cammina di pari passo con una crescita personale e professionale. L’apprendimento continuo e l’integrazione di nuove competenze stimolano la creatività, migliorano la capacità di problem solving e rendono il lavoro più stimolante.
Alcuni esempi pratici di skill stacking e di carriere orizzontali
Sono sempre di più i professionisti nel marketing digitale, un campo in cui la trasversalità è decisamente un valore aggiunto. Chi è davvero bravo, infatti, riesce a combinare competenze in SEO, analisi dei dati e storytelling per creare campagne di comunicazione più efficaci e mirate. Anche ci riesce a conciliare tecnologia e business ha una marcia in più. Un ingegnere informatico che acquisisce competenze in gestione aziendale può evolvere verso ruoli di leadership come Cto o Product manager. Tornando, ancora, al campo della comunicazione, infine, è molto utile saperne anche di design. Un designer grafico che integra abilità in UX/UI e marketing digitale può offrire soluzioni più complete e orientate al proprio cliente, se è un libero professionista con partita Iva, o al proprio capo.
Come mettere in pratica lo skill stacking
Per approcciarsi al meglio a questa forma di preparazione professionale, prima di tutto bisogna valutare le competenze di partenza, sapere identificare le proprie abilità principali e le aree di forza. Dopodiché è il turno di quelle complementari. Si deve ricercare ciò che può arricchire e ampliare il profilo professionale. Fatto ciò, è indispensabile investire nella propria formazione – con corsi online e/o in presenza – e acquisire praticamente le nuove competenze necessarie per diversificarsi e diventare unici.
Non resta, poi, che applicare le nuove competenze acquisite, con progetti personali, da freelance, proponendosi per una posizione aperta in un’azienda o semplicemente facendo volontariato e mettendo se stessi a disposizione del prossimo e della collettività. Ma non è finita qui: l’aggiornamento periodico e costante è fondamentale e serve a rimanere competitivi in un mondo del lavoro spietato.
Lo skill stacking rappresenta una strategia efficace per costruire una carriera solida, adattabile e distintiva. Combinando competenze diverse, si può non solo aumentare il proprio valore nel mercato del lavoro, ma anche trovare maggiore soddisfazione e realizzazione personale. In un contesto in continua evoluzione, la capacità di apprendere e integrare nuove abilità sarà sempre più cruciale e vincente.
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