Sei giorni di lavoro anziché 5: la Grecia sperimenta la “settimana lunga”

Sei giorni di lavoro anziché 5: la Grecia sperimenta la "settimana lunga"Photo by Matt Cardy/Getty Images

La Grecia si appresta a introdurre una soluzione molto discussa per affrontare la crisi di manodopera che affligge il Paese da anni, in particolare nei settori più stagionali. La misura proposta dal governo di centrodestra, che entrerà in vigore dal 1° luglio, consiste nell’estensione della settimana lavorativa a sei giorni, con retribuzione maggiorata del 40% per il giorno aggiuntivo. Questo tentativo di mitigare la carenza di manodopera dovrebbe riguardare soprattutto l’industria delle telecomunicazioni e del commercio al dettaglio, mentre è stato escluso il settore turistico dove la settimana da 40 ore era già stata abolita la scorsa estate. L’obiettivo è quello di incrementare la produttività e sostenere la crescita, ma le implicazioni di tale scelta suscitano non poche preoccupazioni.

Il perché della settimana lunga in Grecia

La Grecia, infatti, presenta già oggi la media di ore lavorative settimanali più elevata in Europa, con una quota significativa di lavoratori che supera regolarmente le 48 ore a fronte di salari tra i più bassi del Vecchio Continente. Il Paese si ritrova a fare i conti con una produttività in affanno, eredità di anni di recessione e salvataggi finanziari. La strategia del governo mira a rivitalizzare l’economia, anche mediante una deregolamentazione del mercato del lavoro. Tuttavia, questa mossa si colloca in contrasto con la tendenza osservata in altri Paesi europei, dove si sperimenta la riduzione della settimana lavorativa.

La “settimana lunga” ha sollevato un vespaio di critiche, principalmente per il mancato coinvolgimento dei sindacati e per la pressione aggiuntiva sui lavoratori attuali, i quali potrebbero vedersi costretti ad accettare carichi di lavoro maggiori. Inoltre, sorge il timore che tale misura disincentivi le aziende a nuove assunzioni. L’approccio del governo sembra puntare più sul far fronte immediato alle esigenze produttive che non sulla creazione di opportunità lavorative o sul miglioramento delle condizioni di lavoro.

Oltre all’introduzione della “settimana lunga”, il governo greco prevede di attrarre lavoratori stagionali da paesi extra-UE attraverso quote di migranti temporanei, specialmente per lavori meno qualificati in settori come l’agricoltura. Questa strategia potrebbe alleggerire la pressione sul mercato del lavoro interno ma solleva questioni sulla sostenibilità a lungo termine delle politiche di gestione della manodopera e sull’equilibrio tra la necessità di supportare la crescita economica e quella di tutelare i diritti dei lavoratori.

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