Il nostro Paese potrebbe fare meglio per quanto riguarda la propensione imprenditoriale: l’Italia, infatti, si trova al 34° posto, su 51, nel ranking mondiale. La buona notizia è che sta migliorando e che le stime sono positive, anche e soprattutto se si guarda all’attenzione crescente che sta dando all’istruzione, motore indispensabile.
La tendenza ad avviare nuove imprese, negli ultimi dieci anni, è stata in calo. Si è registrata una contrazione molto marcata sopratutto negli ultimi due anni, in cui il numero di nuove imprese si è attestato tra il 75% e l’80% rispetto al 2010.
“Le imprese giovanili sono state fortemente penalizzate negli ultimi dieci anni – ha detto il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli – Hanno avuto una contrazione, con l’unica eccezione dei servizi, specie nei settori innovativi”.
Per quanto riguarda il settore manifatturiero, il livello del 2024 è poco superiore al 60% rispetto al 2010, il che denota una forte difficoltà nel rinnovamento. A portarlo alla luce è stato il Rapporto GEM Italia 2024-2025.
I dati sulla propensione imprenditoriale in Italia
Secondo i dati del report, in Italia servono politiche più incisive per sostenere chi vuole fare impresa. La burocrazia, il divario di genere, la formazione, e l’accesso al credito sono tutti tasti dolenti. Mentre bisognerebbe puntar a un rilancio economico più sostenibile e inclusivo.
Dopo il Covid c’è stata una ripresa dell’attività imprenditoriale a livello complessivo. Il TEA -Total Early Stage Entrepreneurial Activity – principale indicatore della propensione imprenditoriale, ha registrato un aumento significativo. Si è passati dal 2% del 2020 al 9,6% del 2024.
In questo contesto, si è visto quanto sia stato determinante il ruolo dell’istruzione. Non a caso, i laureati dimostrano di essere maggiormente attivi, con un TEA superiore al 15%, l’indicatore dei non laureati invece è inferiore al 10%.
C’è anche un dato che riguarda il genere. Le donne avviano imprese molto meno degli uomini, con un divario che raggiunge il 50%, registrando una percentuale superare alla media internazionale.
“Malgrado la ripresa degli ultimi anni l’Italia mostra un dato allarmante: è tra i Paesi a più bassa propensione imprenditoriale e tra quelli nei quali è più ampio il gap tra la tendenza imprenditoriale della popolazione e l’effettiva attivazione di nuove imprese – ha detto Alessandra Micozzi, professoressa di Economia applicata all’Universitas Mercatorum e coordinatrice del Team GEM Italia. – Emerge con evidenza il ritardo nella formazione imprenditoriale. La nostra università nel luglio 2024 ha attivato il Contamination Lab, un programma di alta formazione imprenditoriale, è prevista la seconda edizione nel 2025”.
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