L’autogestione aziendale? In Italia non funzionerebbe

Francesco Casoli, numero uno di Elica, si sbilancia sull’unboss e sulla possibilità che prenda piede nel nostro Paese

«Tutto molto bello, ma in Italia non funzionerebbe». A dirlo non è un capo azienda autoritario e rigido. Anzi. Francesco Casoli, numero uno di Elica, leader mondiale delle cappe aspiranti con un fatturato di oltre 350 milioni di euro e oltre 2.800 dipendenti, ha fatto della delega dei poteri il suo punto di forza, tanto da cedere il comando, qualche anno fa, al giovane a.d. Andrea Sasso. Però resta del parere che serva una guida ferma e decisa.

Allora, pro o contro l’unboss?Contro. Ma attenzione, la provocazione ci insegna qualcosa di importante: bisogna promuovere all’interno di una organizzazione il senso di assunzione di responsabilità. Tutti devono sentire di contribuire concretamente ai risultati dell’azienda. E per far ciò è necessario che tutti si sentano autonomi nella gestione delle proprie attività. Noi in Elica cerchiamo di portare avanti l’azienda delegando tantissimo.

Da qui all’autegestione il passo è breve…No, la delega va usata, ma perché promuovere un proprio uomo al comando e dargli la responsabilità è un dono che restituisce enorme soddisfazione. Detto ciò, c’è comunque bisogno di qualcuno che batta i tempi e tiri le redini quando l’azienda ne sente la necessità.

Vale in qualsiasi azienda?Dirò di più, vale anche in un contesto sociale e politico: in Italia, ad esempio, sono 50 anni che non riusciamo a responsabilizzarci e andiamo avanti con le guerre tra bande. Così non solo non agevoliamo il processo di democratizzazione, ma lo rallentiamo. In un Paese davvero civile bisogna far nascere e sviluppare una coscienza collettiva sociale. Solo allora potrà replicarsi lo stesso modello anche in azienda. Personalmente non conosco né in Italia né in Europa un caso di successo che vada in questa direzione.

ARTICOLO PRINCIPALE – Non comanda più nessuno

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