Iniziare a lavorare prima delle 10? Fa male alla salute e la produttività

Secondo le ricerche dello studioso americano Paul Kelley, alzarsi troppo presto e fare tutto di corsa sfasa i bioritmi naturali

La fretta è sempre una cattiva consigliera. Specialmente al mattino. Alzarsi e correre in ufficio per iniziare a lavorare entro le 9, se non prima, non solo è stressante ma rischia anche di diminuire la produttività. La conferma arriva dalle ricerche di Paul Kelley, ex dirigente scolastico della Monkseaton community school e noto ricercatore in scienza del sonno alla Open University, che ha provato a spostare l’inizio delle lezioni dei suoi studenti dalle 8.30 alle 10 per un anno, constatando che in questo modo i loro voti medi sono aumentati del 19%. E lo stesso vale per i lavoratori. Per quali ragioni? Perché, considerando che la sera non si riesce ad anticipare l’orario in cui si va a letto, cominciare la giornata lavorativa/ di studio troppo presto significa dormire un numero insufficiente di ore e andare contro i naturali bioritmi e schemi di riposo degli esseri umani, creando uno sfasamento.

Iniziare a lavorare più tardi: i benefici

Secondo l’esperto, i classici orari da ufficio, ossia 9-17/18, sono controproducenti a più livelli: si associano a un calo della performance, ma anche a un peggioramento dell’umore e della salute mentale e fisica. Ecco perché nel suo nuovo libro “Body Clocks-The biology of time for sleep, education and work”, Kelley invita le aziende a rivedere l’organizzazione del lavoro: i capi che vogliono dipendenti più produttivi, felici e in salute dovrebbero spostare l’inizio delle attività di almeno un’ora. “Passare il badge e far suonare la campanella alle 10 coinciderebbe con i ritmi circadiani della maggior parte delle persone, riducendo così la perdita di sonno”, spiega l’autore nel libro.

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