Il re-shoring fa bene: in Uk attesi 20 mila posti di lavoro

Cinquemila nuovi addetti sono nel 2013, altri 15 mila fino al 2020. Le cause? Voglia di qualità e innalzamento degli stipendi in Oriente

Il ritorno delle produzioni nel Regno Unito prosegue sull’esempio del resto del mondo. A tirare il fenomeno, detto re-shoring, è il settore tessile-moda in Inghilterra che, secondo uno studio Lord Alliance, nel 2013 ha (ri)creato 5 mila posti di lavoro. Ma non finisce qui: nel 2020 saranno 20 mila le nuove posizioni riallocate in Uk. Particolarmente interessate saranno le aree di Lancashire e West Yorkshire, ovvero alcune delle aree più depresse del Paese sin dagli anni Settanta contro la protesta dei minatori.

Il back re-shoring in Italia

BIG MONDIALE. L’industria della moda inglese è al 15° posto nella classifica dei principali bacini manifatturieri – 9 miliardi di sterline l’incidenza sul pil, 100 mila addetti e 5,5 miliardi di sterline esportate. Ma il fenomeno del re-shoring è mondiale il rimpatrio è legato alle modifiche dei consumi, all’innalzamento dei salari dei lavoratori delle aree di delocalizzazione e alla voglia di qualità, non garantita dalle lavorazioni ad esempio cinesi. Ci sono poi alcuni marchi, come Marks & Spencer e Asos, che hanno deciso di offrire ai loro clienti solo prodotti 100% made in Uk.

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