Giovani: allarme workaholism. Dieci consigli per superare la dipendenza

Secondo uno studio americano”, la sindrome da dipendenza dal lavoro colpisce il 66% dei millennials e il 32% dei ragazzi americani ha ammesso di lavorare persino dal bagno. Ecco un breve decalogo della master coach Marina Osnaghi per uscirne

Il dilatarsi del tempo dedicato al lavoro e l’assottigliarsi delle ore di libertà sono diventati temi sempre più critici, soprattutto per la generazione dei millennials, cresciuta in un’epoca che ha visto aggiungersi a questi problemi l’egemonia della tecnologia e la costante presenza sui social network. Fattori che hanno determinato il delinearsi di uno scenario fortemente stressante e negativo, confermato da uno studio americano pubblicato su Forbes, secondo cui il 66% dei nativi digitali ha ammesso di sentirsi affetto da “workaholism”, termine coniato nel 1971 dallo psicologo Wayne Oates nel libro Confessions of a Workaholic: The Facts about Work Addiction e che indica “la compulsione o l’incontrollabile necessità di lavorare incessantemente”. Ma non è tutto, dalla ricerca è emerso che il 63% dei millennials ha rivelato di essere produttivo anche in malattia, il 32% di lavorare addirittura in bagno e il 70% di rimanere attivo nel weekend. E ancora, secondo un sondaggio pubblicato sul Washington Examiner, il 39% dei nativi digitali sarebbe disposto a lavorare perfino in vacanza, all’interno di una vera e propria “workcation”. Ma cosa fare per combattere questa forma di dipendenza? Gli esperti consigliano di perseguire un equilibrio consapevole fra i vari aspetti della vita, trovare un mentore che possa trasferire la propria esperienza e concedersi una pausa costruttiva al termine di ogni giornata lavorativa, ricordandosi che la qualità del benessere psicofisico è insostituibile.

Gli effetti sulla salute del workaholism

Secondo uno studio condotto dalla dott.ssa Cecilie Andreassen, professoressa di psicologia all’Università di Bergen, e pubblicato su Psychology Today, i sintomi più comuni derivati dalla dipendenza dal lavoro sono depressione, ansia, insonnia e aumento di peso. Pensiero condiviso anche dalla psicoterapeuta Amy Morin, che nel suo bestseller internazionale 13 Things Mentally Strong People Don’t Do ha evidenziato come il 42% dei millennials che lavorano intensamente più di nove ore al giorno e rimangono costantemente attaccati allo schermo del pc hanno avuto riscontri negativi sulla propria salute mentale, andando a peggiorare le relazioni sociali con amici, parenti e il proprio partner. In una ricerca su un campione di oltre 300 donne il dott. Bryan Robinson, professore alla University of North Carolina-Charlotte, ha riscontrato che il rischio divorzio è altissimo: solo il 45% dei workaholic riesce ad evitarlo contro l’84% della popolazione. E ancora, il dott. Justin Bazan in uno studio pubblicato su Daily Mail ha evidenziato come il 58% dei giovani lavoratori della fascia 18-32 ha accusato forti problemi alla vista a causa del tempo eccessivo trascorso al computer. Per curare questa forma di dipendenza sono stati addirittura fondati centri terapeutici ad hoc, di cui il più importante ha sede a New York e si chiama “Workaholics Anonymous”. Un esempio drammatico e lampante è rappresentato anche dal fenomeno degli “Hikikomori”, adolescenti perennemente catturati dal web che decidono di non uscire di casa durante l’intero arco della giornata. Trend negativo che si pensava interessasse esclusivamente il Giappone, ma che negli ultimi anni ha interessato anche l’Europa e il Belpaese.

Dieci consigli per superare la dipendenza dal lavoro

Ma come uscire da questa spirale deleteria? Ecco il decalogo della master coach Marina Osnaghi.

  1. Perseguire un equilibrio consapevole fra i vari aspetti della vita

  2. Trovare un mentore che possa trasferire la sua esperienza e fornire saggi consigli

  3. Trasmettere linee guida di vita sana

  4. Prendere come esempio qualcuno che abbia il giusto equilibrio di vita personale e professionale

  5. Ricordarsi che la qualità della vita è un bene insostituibile

  6. Osservare sé stessi e l’ambiente circostante, imparando a prendere una meritata pausa dal lavoro

  7. Stilare un elenco delle attività extra lavorative preferite a cui dedicare più tempo

  8. Fissare un obbiettivo legato al proprio benessere psicofisico e mantenerlo

  9. Ricordarsi di vivere anche per sé stessi

  10. Rivedere la strategia con la quale vengono affrontate le giornate lavorative, cercando di capire cosa cambiare per migliore la qualità della propria vita

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