Superbonus: scomparse in tre anni 11 mila imprese

I numeri di InfoCamere mostrano l'andamento delle iscrizioni e delle cessazioni al Registro delle Imprese nel settore dell'edilizia. Brancaccio (Ance): “Imprese nate dal nulla hanno gestito anche lavori da milioni di euro”

cantiere superbonusMr_Twister/iStockPhoto

Nascere e morire in meno di tre anni. Sono 10.924 le imprese edili che hanno avviato l’attività da settembre 2020 in poi, sulla scia della creazione del Superbonus, e hanno chiuso tra il 2022 e il 2023. È quanto emerge da un’analisi del Sole 24 Ore sui dati di di InfoCamere.

“Purtroppo, è un numero che non ci sorprende e che ricorda quello che era già successo ai tempi del bonus facciate”, ha dichiarato Federica Brancaccio, presidente di Ance (Associazione nazionale costruttori edili). “È un dato che corrisponde alla realtà del mercato, perché noi abbiamo visto troppi casi di imprese nate dal nulla, arrivate alla Camera di commercio dalla sera alla mattina per gestire anche lavori da milioni di euro. Sin dall’inizio avevamo chiesto che a eseguire lavori per il mercato privato con accesso ai bonus edilizi fossero imprese qualificate; sarebbe interessante capire anche quante frodi sono attribuibili a queste imprese”.

Queste realtà si sono iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio, sotto i vari codici Ateco dell’edilizia: costruzione di edifici, completamento e finitura, tinteggiatura, rivestimenti, intonacatura, posa di infissi, preparazione di cantieri, demolizioni, impianti elettrici, idraulici, di riscaldamento e condizionamento, ma anche falegnameria e carpenteria, porte e finestre, architettura e ingegneria.

Già con le ipotesi della prima riduzione del Superbonus al 90% al termine del 2022 e quindi del secondo taglio al 70% verso la fine dell’anno scorso, sempre più aziende hanno chiuso i battenti.

Nella parte centrale del 2022 si registrano tra le 1.200 e le 1.300 imprese in meno. Si superano le 1.700 alla fine di quell’anno e poi addirittura le 3 mila a inizio 2023, in concomitanza con l’entrata in vigore delle norme sulla qualificazione Soa, diventata necessaria per fare in modo che a occuparsi di cantieri imponenti fossero solo realtà con una certa ‘storicità’. La media delle cessazioni si attesta intorno alle 1.800 unità per il resto del 2023.

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