Inseguendo il sole, l’avventura della start up Solenica

Una lampada capace di portare la luce naturale negli ambienti chiusi, attivando le reazioni biochimiche della serenità e del piacere: è Lucy, il prodotto con cui questa start up dall’anima tricolore, vuol conquistare la California con i valori del made in Italy

Ridare all’uomo ciò che l’uomo ha dimenticato di apprezzare. È questo lo scopo filantropico di Lucy, il rivoluzionario sistema di illuminazione che vuole portare i benefici della luce solare nelle nostre abitazioni. Una lampada che genera, letteralmente, felicità. Sono noti, infatti, gli studi che hanno dimostrato come l’esposizione alla luce naturale attivi la vitamina D, che a sua volta innesca una reazione a catena in grado di donare benessere psicofisico all’individuo. Il sole aumenta il livello della serotonina – che è appunto l’ormone della felicità – innalza l’ossitocina, conosciuta come l’ormone del piacere, e influisce sulla vasopressina, che è definita anche l’ormone della fedeltà. Lucy è dunque molto di più di una semplice lampada, è una sorgente di luce positiva. Ma è anche un business. La produzione di questo ingegnoso oggetto è la missione di Solenica, la start up fondata negli Stati Uniti da tre italiani: il Ceo Diva Tommei, il cofondatore Mattia Di Stasi (sviluppo commerciale e marketing) e il designer Alessio Paoletti.

«Ho fondato Solenica con l’idea di sviluppare dispositivi robotici che aiutino le persone a distribuire e a gestire l’energia solare nelle loro case e negli ambienti di lavoro, cioè dove trascorrono la maggior parte del loro tempo», dice Diva Tommei. L’idea è partita dal bisogno primario della brillante trentenne romana, che durante il suo dottorato di ricerca in Biologia informatica a Cambridge, subiva gli effetti negativi di un luogo di lavoro privo di illuminazione naturale. Di necessità virtù, la giovane imprenditrice decide quindi di costruirsi da sola uno strumento per ovviare al problema e sviluppa l’idea embrionale di Lucy, usando una stampante 3D e componenti elettronici standard. Il progetto inizia quindi a muovere i primi passi comparendo per la prima volta alla Maker Faire di Roma nel 2014, ma la strada per arrivare a fondare la start up è ancora lunga.

«L’interesse intorno al prodotto l’abbiamo riscontrato fin da subito, ma mettere in piedi una start up che abbia la capacità di andare lontano non è mai una cosa semplice, soprattutto in Italia», ammette Mattia Di Stasi. «Come tutti abbiamo bussato alla porta di molti interlocutori ricevendo qualche proposta economica, ma non abbiamo voluto salire subito sul primo carro, volevamo aspettare l’occasione giusta». «Scegliere bene in una fase così delicata è importante e purtroppo abbiamo constatato che in Italia la situazione non è proprio ideale, i termini che propongono gli investitori nel nostro Paese spesso mettono con le spalle al muro le aziende ancor prima di iniziare», ci confida Diva. Ma l’opportunità arriva nel novembre del 2014, quando il team italiano riesce a conquistare un prestigioso posto al Qualcomm Robotics Accelerator, gestito da Techstars. Un passo fondamentale per i ragazzi, che sbarcano a San Diego con legittime aspirazioni e molta voglia di fare. «È stato il periodo più intenso della nostra vita, durante i quattro mesi di accelerazione abbiamo lavorato quasi interrottamente e dormito pochissimo», continua il Ceo Diva Tommei.

Azzeccare le mosse

Solenica prende vita, viene fondata la società negli Stati Uniti e il prodotto assume la sua forma definitiva grazie anche ai 120 mila dollari che Qualcomm mette a disposizione della start up. «A conclusione del nostro percorso americano abbiamo dovuto confrontarci subito con la realtà e con il mercato, verificando se il prodotto avrebbe avuto delle buone chance di farsi largo tra i tanti progetti validi che ci sono in giro. Il test è stato una vera e propria campagna di preordini sulla piattaforma Product Hunt, il cui esito è andato oltre le nostre aspettative», racconta Mattia. In sole tre settimane di presenza sul sito, Lucy registra oltre 330 ordini con un fatturato di 66 mila dollari, ma l’aspetto più promettente è che le richieste pervenute arrivano da ben 29 Paesi. I ragazzi italiani ottengono un grande riscontro anche sulla stampa di mezzo mondo con un favorevole successo di critica. «Ci tengo a sottolineare che un successo del genere non è stato raggiunto facilmente. L’impegno, il sacrificio e l’abnegazione di tutto il team è stato fondamentale. Ovviamente strada facendo abbiamo commesso qualche errore, ma abbiamo saputo rimediare velocemente e anche questa flessibilità è un elemento che ci contraddistingue, oltra a essere una prerogativa fondamentale per competere nel affollato mondo delle start up», precisa ancora Diva.

Ma cos’è concretamente Lucy e cosa fa? È un dispositivo domotico dal design elegante che attraverso la rotazione di uno specchio intelligente è in grado di inseguire il sole nel cielo, riflettendo al contempo la luce solare sempre verso un punto stabilito dall’utente. Posizionando Lucy in un luogo esposto al sole (sul balcone, sul davanzale ecc.) e puntando il suo “occhio” verso la parte di casa da illuminare, il dispositivo si attiva automaticamente e comincia a riflettere la luce naturale del sole nella stanza. La modalità di funzionamento di Lucy è innovativa, perché dispone di un puntamento ottico, ovvero lo specchio viene ruotato da due motori guidati da un set interconnesso di fotosensori che, misurando l’intensità del riflesso in diversi quadranti, sono in grado di ricostruire la posizione del sole seguendolo nel suo spostamento giornaliero. Allo stesso tempo, utilizzando un sistema di misurazione della parassialità del riflesso, il dispositivo riesce a proiettare la luce sempre nello stesso punto. Per esempio, mirando al soffitto crea un effetto di dispersione come se fosse un lampadario, capace di illuminare una stanza in modo omogeno. I punti di forza di Lucy sono l’alimentazione totalmente autonoma fornita da celle fotovoltaiche, un design gradevole che limita al massimo la manutenzione, e la facilità d’uso: bisogna solo puntarla dove si vuole il sole. Grazie a queste prerogative tecniche e costruttive, l’oggetto inventato da Diva Tommei è in grado di generare 7000 lumen di luce solare (equivalenti a 800-1000W di una lampada a fluorescenza a risparmio energetico). Questa quantità d’illuminazione naturale permette all’utente di non accendere la luce artificiale durante il giorno, consentendo un risparmio in bolletta fino a 150 euro al mese. Un solo dispositivo è così in grado di ridurre fino a una tonnellata all’anno di emissioni di CO2. Questo significa che l’adozione su larga scala di Lucy porterebbe un incredibile beneficio per l’intero pianeta: più luce, meno emissioni, maggiore risparmio. La produzione su larga scala dell’eliostato partirà a breve, subito dopo il lancio della campagna di crowdfunding su Indiegogo, che Solenica ha programmato per inizio settembre.

Il richiamo dell’Italia

«Lucy non è un oggetto facile da produrre, ma per noi il made in Italy è un elemento essenziale, credo molto nella qualità del Belpaese», sostiene Diva. «Per me è molto importante che l’Italia riscopra la sua vocazione a realizzare oggetti, anche attraverso le start up. Il vero made in Italy si è sempre identificato con qualche elemento concreto: un capo d’abbigliamento, un oggetto di design, un’auto. Quindi faremo di tutto per mantenere la produzione nella Penisola e beneficiare di un marchio intrinseco di qualità riconosciuto in tutto il mondo», prosegue il co-fondatore Mattia. Durante la campagna su Indiegogo, Lucy verrà proposto al prezzo promozionale di 150 dollari, un’opportunità per tutti coloro che vorranno sperimentare questa innovazione italiana avendo la pazienza di attendere i primi mesi del 2017, quando verranno finalmente consegnati i primi dispositivi prenotati sulla piattaforma. «Siamo agli inizi di una grande avventura, non ci limiteremo infatti a questo prodotto, ma abbiamo già in mente di espandere l’idea realizzando anche versioni di Lucy destinate ad ambienti professionali, a interi edifici e luoghi aperti», dice ancora il Ceo. Tra gli sviluppi pianificati da Solenica possiamo attenderci anche l’integrazione di alcuni sensori e componenti elettronici che trasformeranno Lucy in un dispositivo IoT (Internet of Things). Le prossime versioni potrebbero disporre di sensori capaci di informare l’utente sull’energia luminosa effettivamente convogliata da Lucy, il reale risparmio in bolletta, ma anche trasformare l’eliostato in un’avanzata stazione meteo che fornisce informazioni come la temperatura, l’umidità e la qualità dell’aria. «Vogliamo trasformare Lucy in un device attivo, capace di raccogliere dati e di intervenire sulla qualità dell’ambiente in cui si trova», precisa Mattia. Una scommessa ancor più ambiziosa, ma i ragazzi di Solenica sembra abbiano tutte le carte in regola per riuscire.

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