Swisscom toglie Fastweb dalla Borsa

Balzo in avanti del titolo che conquista un +33,5% a Piazza Affari dopo l’annuncio della società svizzera pronta a investire 256 milioni di euro per l’Opa residuale sui titoli della controllata

Fastweb fa le valigie e si prepara a lasciare definitivamente Piazza Affari. La controllante Swisscom ha deciso, infatti, di lanciare un’Opa (Offerta pubblica d’acquisto) residuale a 18 euro per azione sul gruppo di cui aveva già in mano l’82,082% dei titoli. L’obiettivo è chiaro: togliere Fastweb dalla Borsa italiana per avere maggiore flessibilità sul piano strategico e operativo dell’azienda. Il gruppo svizzero, che per rilevare il 17,918% delle azioni è pronta a investire fino a 256 milioni di euro, vuole chiudere la pratica “il prima possibile” e depositerà nei prossimi giorni il documento d’offerta presso la Consob, l’autorità italiana di vigilanza sulle società quotate in Borsa per riceverne l’autorizzazione. Per finanziare l’Opa userà fondi propri o linee di credito già disponibili ma, precisa, “manterrà le disponibilità finanziarie necessarie ad altre eventuali operazioni” e sarà in grado di corrispondere, nel 2011, un dividendo di ammontare almeno equivalente a quello pagato l’anno precedente. Gli advisor della trattativa saranno Credit Suisse, Banca Imi e lo studio Legance.L’uscita da Palazzo Mezzanotte non determinerà, però, un disimpegno di Swisscom nel mercato italiano. Il gruppo elvetico precisa che l’offerta “non pregiudicherà l’identità di azienda italiana di Fastweb che prosegue nell’opera di realizzazione d’investimenti nell’infrastruttura di rete in Italia”.L’annuncio dell’Opa è stato per Fastweb un vero e proprio toccasana per questi ultimi giorni di Borsa. Il titolo ha registrato un balzo in avanti del 33,5%. Una mossa astuta da parte di Swisscom che, oltre ad acquisire l’ultima parte di Fastweb a un prezzo davvero competitivo, ha messo in secondo piano lo scandalo dello scorso febbraio quando la società di telecomunicazioni era stata coinvolta nell’inchiesta romana sul riciclaggio e false fatturazioni. Un’inchiesta che ha portato agli arresti di Scaglia e al passo indietro dell’amministratore delegato Stefano Parisi.

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