Case, gli italiani ci credono: i prezzi risaliranno

Sondaggio Ing: un consumatore su tre crede nella ripresa del mercato. Diminuiscono i contribuenti in difficoltà con l'affitto e le rate del mutuo

Torna a salire la fiducia nella risalita dei prezzi del mercato immobiliare. Un italiano su tre pensa che nei prossimi 12 mesi le valutazioni degli immobili riprenderanno a correre. Lo dice la quarta edizione dell’Indagine internazionale Ing Case e Mutui. Nonostante una crescita del 3%, dal 30% al 33%, gli italiani – tra i 15 mila intervistati in 15 Paesi tra Ue, Usa e Australia – rimangono però i più pessimisti: i “fiduciosi” sono il 56% degli europei e il 60% degli americani. E addirittura il 73% dei consumatori pensano che un ulteriore calo dei prezzi sarebbe positivo per la società. Tra i pessimisti ci sono anche Francia, Polonia e Spagna.

UN PO’ DI OSSIGENO. Per quanto riguarda gli altri indicatori, diminuisce il numero di italiani in difficoltà con l’affitto o il mutuo: sono rispettivamente il 39% e il 31%, in calo rispeto al 45% e al 35% del 2014. Rimane il gap con l’Europa dove gli affittuari in crisi sono il 25% e i mutuatari il 26%. Ma anche tra chi non è in difficoltà, il 48% pensa che le case costino troppo (come in Germania, Francia e Regno Unito, rispettivamente il 47%, il 48% e il 52%). Da ciò discende la sensazione generalizzata che sia sempre più difficile acquistare una casa: lo pensa l’83% degli italiani e il 79% degli europei. In controtendenza la Germania, dove la pensano così “solo” il 59% dei cittadini.

FATTORI. Fra i fattori determinanti nella decisione di acquistare casa, il reddito familiare è al primo posto in quasi tutti i paesi, Italia inclusa. Altri fattori ritenuti molto rilevanti sono il prezzo degli immobili e la disponibilità di accantonamenti monetari. Per gli italiani più che altrove, le prospettive dell’economia sembrano avere un ruolo determinante. Opinioni discordanti fra gli europei sul ruolo dell’acquisto della casa come veicolo di accumulo della ricchezza. Il 52% degli italiani intervistati non lo ritiene più un’alternativa attraente, mentre la percentuale dei disaffezionati scende al 44% per il consumatore medio europeo e raggiunge un minimo del 28% in Belgio.

Per quanto riguarda la “casa dei sogni”, invece, gl italiani, come tutti gli altri, ritengono che il prezzo sia il fattore più importante, seguito dalla sicurezza del quartiere, dalla prossimità ai servizi e ai mezzi di trasporto e dalla dimensione dell’immobile. Meno rilevanti, ai fini della scelta, la presenza di un giardino o di un balcone, la vicinanza al luogo di lavoro e i costi energetici.INVESTIMENTI. Interrogati su come impiegherebbero eventuali disponibilità economiche per lavori di ristrutturazione, gli italiani dimostrano una particolare attenzione al tema del risparmio energetico, ponendo in testa alla lista l’installazione di pannelli solari e, a seguire, interventi volti a migliorare l’efficienza energetica, come la sostituzione degli infissi.«I risultati dell’indagine sembrano ben riflettere il quadro evolutivo disomogeneo del mercato immobiliare nei vari Paesi», il commento di Paolo Pizzoli, Senior Economist Ing Bank Italia, «nel caso dell’Italia, il pessimismo sulle prospettive dei prezzi delle case mostra come la recente tendenza negativa dei prezzi sia stata ben metabolizzata dai nostri concittadini. I dati Istat sui prezzi delle abitazioni mostrano che la discesa tendenziale dei prezzi, iniziata nel 2012, ha solo recentemente iniziato a rallentare: l’ultima rilevazione, relativa al primo trimestre del 2015, segnalava una contrazione tendenziale del 3,4%. Non sorprende, quindi, che gli italiani si aspettino che tale tendenza sia destinata a continuare nei prossimi 12 mesi. La maggiore difficoltà degli italiani rispetto alla media europea a far fronte alle rate del mutuo o all’affitto mensile trova una giustificazione nel ritardo con cui l’economia italiana è tornata a crescere. Il consolidamento della ripresa del reddito disponibile delle famiglie, determinato in buona misura dal miglioramento del quadro occupazionale, dovrebbe portare ad un miglioramento nel corso dei prossimi trimestri».

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