BBVA-Sabadell, il governo spagnolo stringe la morsa sull’Ops

BBVA-Sabadell, il governo spagnolo stringe la morsa sull’Ops© Shutterstock

A oltre un anno dal lancio dell’Offerta pubblica di scambio da parte del BBVA per l’acquisizione del 100% di Banco Sabadell, il destino dell’operazione è ormai nelle mani del governo spagnolo.

L’intervento dell’esecutivo di Pedro Sánchez si preannuncia determinante per l’esito di una delle fusioni bancarie più discusse in Spagna, tra resistenze politiche, timori per l’occupazione e interrogativi sulla concorrenza nel mercato del credito.

L’Ops, avviata il 9 maggio 2024, è stata sin dall’inizio osteggiata dal governo di Madrid e da ampie frange politiche catalane, regione dove Sabadell ha la sua sede e un forte radicamento territoriale. L’Antitrust spagnola, pur potendo concludere l’istruttoria nella prima fase con condizioni a tutela della concorrenza, ha deciso di approfondire l’analisi, aprendo così la strada all’intervento diretto del governo, come previsto da una legge del 2012.

Secondo fonti interne all’esecutivo, Madrid non intende bloccare l’operazione, ma imporrà condizioni più stringenti. L’obiettivo è salvaguardare la rete di sportelli, l’accesso al credito per le piccole imprese e l’occupazione, con particolare attenzione alle aree geografiche meno servite dal sistema bancario. Tra le richieste già avanzate vi sono il mantenimento per almeno cinque anni delle filiali e delle linee di credito attualmente garantite da Sabadell.

Il Consiglio dei Ministri, convocato proprio in queste ore, potrebbe approvare ulteriori prescrizioni, specialmente sui livelli occupazionali: l’operazione comporterebbe infatti la chiusura di circa 300 sportelli, nonostante la rete combinata resterebbe tra le più estese del paese, con circa 2.700 filiali.

Sul tavolo anche il tema del rischio oligopolio: la fusione BBVA-Sabadell darebbe vita a un colosso in grado di contendere il primato a CaixaBank e Santander, che attualmente controllano ciascuno tra il 20% e il 25% del mercato. Un’eventuale concentrazione eccessiva del credito preoccupa non solo l’Antitrust, ma anche la Commissione Europea, che ha inviato segnali di contrarietà a possibili vincoli governativi in contrasto con le normative comunitarie.

A complicare ulteriormente lo scenario si aggiunge un potenziale conflitto di interessi: lo Stato spagnolo detiene infatti il 17% di CaixaBank, principale concorrente dell’entità nascente. Un elemento che BBVA non esclude di portare all’attenzione dei tribunali nel caso in cui la decisione del Governo si riveli penalizzante.

Dal canto suo, Sabadell non rimane passivo. In un’ottica difensiva, la banca catalana ha fatto filtrare l’intenzione di cedere la controllata britannica Tsb, mossa che potrebbe alterare in modo significativo la valutazione del gruppo e, di conseguenza, l’equilibrio dell’Ops. Una strategia che ha provocato la replica del presidente di BBVA, Carlos Torres, il quale ha denunciato la violazione della passivity rule, norma che vieta azioni ostili durante una Opa.

A quasi 14 mesi dal suo lancio, l’Offerta pubblica spagnola entra così nella sua fase più delicata. Il governo ha tempo fino al 27 giugno per pronunciarsi ufficialmente. Da quel momento, si capirà se il matrimonio tra BBVA e Sabadell potrà davvero celebrarsi o se prevarrà lo status quo, lasciando il sistema bancario spagnolo nelle mani degli attuali leader.

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