Festival of Media Global, «la tecnologia sposta le frontiere»

Si chiude l’edizione 2015 della kermesse che ha fatto incontrare aziende, centri media, player tecnologici e publisher sull'innovazione in campo editoriale e marketing. Tra Programmatic, ad-tech e contenuti

Si è concluso all’Hotel Cavalieri di Roma il Festival of Media Global, kermesse che l’11 e il 12 maggio ha riunito figure di spicco del panorama media per rispondere a un interrogativo: in che modo la tecnologia sta impattando su media, utenti ed advertiser, e con quali conseguenze? La kermesse, aperta da Bill Simmons (co-founder DataXu, ex dipendente NASA) e Bas Lansdorp (fondatore di Mars One), ha poi lasciato spazio alle mille sfaccettature del binomio tecnologia-comunicazione, affrontando temi come nuovi media, social e mobile.

MOBILE. Mobile che, in fondo, è esso stesso un nuovo media, e i discorsi sul tema hanno riguardato la nuova frontiera della localizzazione. Il Mobile si sta infatti rivelando un mezzo particolarmente efficace per il marketing “locale”, un mezzo personale, che impone di pensare la pubblicità in modo più diretto. Anche perché «se la tv è il mezzo su cui ancora si spende più tempo in Paesi come Uk e Usa, al secondo posto nella classifica c’è il mobile – come ha dichiarato Geoff Ramsey, chairman di eMarketer -. Un trend di cui gli advertiser si sono da tempo accorti, visto che gli investimenti in mobile adv sono in netta crescita, +61% nel mondo quest’anno».

PAROLA CHIAVE PROGRAMMATIC. E i vecchi media? Ovviamente si trasformano, neanche a dirlo grazie al web. Krane Jeffery (RTL Group), Jamie West (Sky Media) e Daina Middleton (Twitter) hanno acceso i riflettori su tre elementi del mondo digitale che segneranno il futuro, all’insegna dell’innovazione, della tv: il programmatic, le piattaforme social e il second screen. Il Programmatic, in particolare, si è rivelato uno dei principali trend del mondo dei media, con un panel che ha affrontato un tema quanto mai sentito in ambito pubblicitario: il rapporto tra l’ad-tech e la creatività, su cui hanno discusso Casper Schlickum, (Xaxis), Nick Hugh (Yahoo!), Stephan Beringer (Vivaki),Libby Robinson (EMEA M&C Saatchi Mobile) e Martin Kelly (Infectious Media). «Storicamente il mondo dei creativi pubblicitari si è sempre concentrato sulla costruzione di un “brand”, ma ora, con lo sviluppo del programmatic, l’approccio è totalmente cambiato. Non c’è più una stanza dove i pubblicitari decidono come raggiungere il più ampio pubblico possibile, ma piuttosto, grazie ai big data, l’obiettivo della pubblicità è diventato costruire messaggi che raggiungano gli utenti giusti nel corso del consumer journey». Insomma, il Programmatic non ucciderà la creatività, ma la trasformerà, all’insegna di una maggiore efficacia del messaggio.

PER ULTIMO, FACEBOOK. Spazio, nel corso dell’evento, anche a un panel dedicato al mondo dei publisher, dedicato alle innovazioni che l’editoria sta portando avanti per rispondere al calo degli investimenti adv. Il Native Advertising, ad esempio, sempre più una importante risorsa pubblicitaria per gli editori e che, «se il brand editoriale è forte, non compromette l’autorevolezza della testata», ha spiegato David Pemsel, deputy ceo The Guardian, secondo cui, peraltro, «ogni innovazione digitale è un’opportunità». Infine, si è parlato anche il tema dell’integrazione delle news all’interno di Facebook. Secondo Jimmy Maymann, ceo The Huffington Post, «è una soluzione che consente di monetizzare meglio le proprie inventory, soprattutto su mobile», visti i numeri di utenza del Social più famoso del mondo.

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