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Effetto rialzo dei tassi: default delle imprese in crescita dopo 10 anni

L’analisi di Crif sulla domanda di credito presentata dalle imprese nel I trimestre 2023: domande in calo, ma cresce a doppia cifra l’importo medio richiesto, che supera i 146 mila euro

Credits: Freepic.diller/Freepik

Diminuiscono le richieste di credito – anche se l’importo medio aumenta a doppia cifra – e torna a crescere, dopo 10 anni, il tasso di default delle imprese, anche se in maniera contenuta. Sono gli effetti dell’aumento del costo del denaro evidenziati da Crif, società internazionale specializzata in  specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information.

Domanda di credito in calo dalle imprese italiane

In seguito all’aumento dei tassi di interesse, nel I trimestre 2023 frena la domanda di credito presentata dalle imprese italiane con un -3,6% rispetto al corrispondente periodo del 2022. Viceversa, l’importo medio cresce del 27,8%, per un ammontare pari a 146.845 euro.

“Con l’aumento del costo del denaro è quasi inevitabile che anche le imprese provino a richiedere meno soldi in prestito e che il rischio di un mancato rimborso del prestito stesso aumenti”, spiega Simone Capecchi, Executive Director di Crif. “Se le famiglie possono decidere di rinviare una richiesta di credito a quando i tassi di interesse saranno diminuiti, le imprese hanno costi non rinviabili e un bisogno di liquidità permanente”.

Il tasso di default torna a crescere dopo molti anni

Allo stesso tempo, il tasso di default delle imprese dopo molti anni è tornato a salire, arrivando intorno al 2% nel 2022. Un indicatore quest’ultimo che risultava in costante calo dal 2013 e che ha delineato negli anni una rischiosità sempre minore delle imprese e uno scenario favorevole per le banche e l’industria del credito. In particolare, il tasso di default è passato da picchi del 7-8% fino a un minimo dell’1,5% nel 2021. Successivamente la linea discendente si è dapprima appiattita per poi tornare a crescere dal 2022.

“Ciò significa che le imprese hanno maggiore difficoltà a rimborsare i loro prestiti, anche se parliamo comunque ancora di un dato abbastanza basso”, aggiunge Capecchi. “Un nuovo rialzo dei tassi potrebbe portare a un ulteriore calo delle richieste di credito da parte delle imprese, anche se è vero che una decisione di questo tipo della Bce è largamente attesa, per cui non ci si attende una reazione eccessiva. Per le imprese pesano molto di più gli aumenti consistenti dei costi dell’energia. Infine, l’attuale quadro macroeconomico incerto lascia presagire che nei prossimi mesi il rischio di credito ritorni a risalire, dopo un 2022 confortante. Tuttavia, un volano di ripresa per le imprese potrà essere determinato dal percorso dettato dall’Unione Europea per quanto riguarda le tematiche Esg e ovviamente il capitolo Pnrr”.


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