Turismo, crollano le presenze in spiaggia: crisi per le città di mare

Turismo, crollano le presenze in spiaggia: crisi per le città di mare© Shutterstock

Ombrelloni e sdraio non sono più le preferite di stranieri e italiani: il turismo risente del calo delle presenze in spiaggia durante l’estate 2025. L’allarme viene lanviato dagli imprenditori del settore che riescono a lavorare a pieno regime solo la domenica. Durante il resto della settimana i litorali del nostro Paese sono tutt’altro che affollati. La causa pare essere il difficile momento che gli italiani stanno vivendo e la diminuzione dei turisti stranieri. Sono poche, infatti, le città che stanno vedendo un incremento dei visitatori esteri.

A denunciare lo stato dell’arte è stata Assobalneari Italia – Federturismo Confindustria, che in una nota del presidente Fabrizio Licordari chiede al Governo di continuare “a difendere il settore balneare italiano dagli attacchi dei tecnocrati di Bruxelles, che vorrebbero mettere a gara le concessioni in modo illegittimo” e a respingere “ogni tentativo di smantellamento del comparto”.

Secondo i dati, la stagione balneare 2025 starebbe registrando una contrazione tra il 20% e il 30% rispetto agli anni precedenti, sono numeri che riguardano sia le presenze che i consumi. Non sono solo i gestori dei lidi a rimetterci, ma anche quelli dei bar, dei ristoranti e di coloro i quali si occupano di noleggiare vari tipi di attrezzature. Il turismo esclusivamente domenicale non riesce a sopperire al calo dei numeri e a far rimanere a galla il settore.

Crisi balneare, le cause

“Il caro vita colpisce direttamente il potere d’acquisto delle famiglie. Anche in presenza di due stipendi, molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese – ha spiegato Fabrizio Licordari – In queste condizioni, è naturale che le prime spese a essere ridotte siano quelle per svago, divertimento e vacanze. E anche il turismo straniero, soprattutto europeo, sta rallentando, influenzato da uno scenario internazionale instabile, con due conflitti in corso, nuove tensioni commerciali e incertezze economiche che riducono la propensione a viaggiare”.

A risentirne sono anche i negozi, gli alberghi, i fornitori del luogo e tutte le attività stagionali. Assobalneari ha suggerito di “non aumentare le tariffe, ma di prevedere al massimo adeguamenti contenuti, per venire incontro alle difficoltà delle famiglie. Sul territorio nazionale esistono stabilimenti balneari per tutte le fasce di reddito: dal servizio essenziale alla struttura superattrezzata, l’Italia offre soluzioni per ogni esigenza”, ha specificato.

Il Codacons punta il dito sui gestori dei lidi, secondo cui il calo del turismo e delle presenze in spiaggia dipendono da tariffe che, dal 2019 a oggi, sono aumentate complessivamente del 32,7%. Questi sono i numeri rilevati dall’Istat che fanno emergere come una giornata al mare non sia proprio alla portata di tutti, anzi.

“I balneari […] finalmente comprendono quale è il costo della loro arroganza che in questi anni ha tenuto in ostaggio gli arenili, arrivando in alcuni casi addirittura a privare le persone persino della vista del mare, opponendosi alle gare e aumentando a dismisura il costo di lettini e ombrelloni – ha detto Riccardo Magi, segretario di Più Europa – Il governo Meloni è complice di questo disastro annunciato, che noi denunciamo da tempo. E la ministra Santanchè è la principale responsabile. Open to meraviglia, diceva il Ministro: siamo invece alla fine di un modello che di meraviglioso non ha proprio nulla”.

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