Per i super-ricchi Milano sta diventando la nuova Londra. Precisamente, sono i non-dom a essere stati colpiti da un nuovo regime fiscale che li penalizza.
Si tratta di un beneficio fiscale che da secoli agevolava i non residenti con patrimoni esteri. Venuto meno, si è venuto a creare un vero e proprio esodo in Italia dove vige una flat tax da 200 mila euro l’anno sui redditi generati fuori dal Paese.
Che cosa sta succedendo a Milano con i super-ricchi
Da quando il regime non-dom è formalmente stato abolito, in sei settimane diversi imprenditori super-ricchi si sono trasferiti in Lombardia e, precisamente, a Milano. Fra questi, ci sono Elio Leoni-Sceti, già Ceo di Emi Music, Bart Becht, che era alla guida di Reckitt Benckiser, il magnate brasiliano Fersen Lambranho e Richard Gnodde, che con Goldman Sachs ha fatto la sua fortuna.
Pure Nassef Sawiris, l’uomo più ricco d’Egitto e co-proprietario dell’Aston Villa, ha preferito Abu Dhabi e l’Italia per vivere. Milano infatti è considerato il compromesso perfetto fra qualità della vita, fisco e facilità di spostamento.
Che cos’era il regime non-dom per gli italiani in UK
Dal 2017 fino a qualche settimana fa, i super-ricchi, gli imprenditori del lusso hanno preferito Londra a Milano perché potevano usufruire del regime italiano dei non-dom. In questo modo, non erano soggetti alla tassazione ordinaria sui redditi esteri, ma pagavano una somma forfettaria all’anno. L’Italia, inoltre, rispetto al Regno Unito, offre aliquote di successione molto più basse: sino all’8%, contro il 40% del Regno Unito.
A concludere il quadro favorevole si aggiungono il clima, la dieta mediterranea e la possibilità di godersi facilmente una vacanza al mare o in montagna. In sostanza, è un insieme di cose che ha spinto questi imprenditori a scegliere la Lombardia e questo si riflette positivamente anche sul sistema alberghiero nazionale.
Allo stato attuale, si stimano ancora circa 75 mila non-dom, per un totale di più di 8 miliardi di sterline di tasse all’anno che finiscono nelle tasche del Governo britannico. Ma, se l’esodo dovesse continuare, si stima una perdita fino a 111 miliardi di sterline nei prossimi dieci anni e oltre 40 mila posti di lavoro a rischio. Intanto Milano sfrutta il momento e gestisce bene il suo nuovo ruolo di hub post-Brexit e si gode il nuovo status di capitale europea per i grandi patrimoni.
© Riproduzione riservata