Squinzi attacca la riforma del lavoro: “Una boiata”

Il presidente di Confindustria non usa mezzi termini per giudicare il provvedimento del governo per rilanciare l’occupazione. Sul decreto sviluppo: “Va nella giusta direzione, ma mi aspettavo di più”

Dure critiche alla riforma del lavoro da parte del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi che, in occasione dell’assemblea Andil, giudica “una boiata” il ddl lavoro in fase di approvazione dal Parlamento. “Non possiamo che prendercela così”, sottolineando il tentativo di “moderare i nostri toni, perché in un momento complicato non vorremmo aggiungere ulteriori complicazioni”. Il governo punta a presentarsi al prossimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno con la riforma già approvata, “spero ci sia l’occasione di tornare nel merito per dei correttivi”, aggiunge Squinzi.Il neo presidente eletto di Confindustria critica, anche se in maniera più lieve, il recente decreto sviluppo varato dal governo perché, spiega, “mi aspettavo qualcosa di più” dal punto di vista della ricerca. Il ministro Corrado Passera, ha aggiunto, “mi ha detto che aveva inserito capitoli poi cassati dalla ragioneria dello Stato, ma che ci rimetterà mano con determinazione nei prossimi mesi”. Sull’attuale crisi economica Squinzi ha commentato: “I problemi grossi sono in Italia, altre aree stanno riprendendo un percorso di crescita. Il problema siamo noi in Italia perché abbiamo voluto rientrare in maniera troppo rapida, sproporzionata alle nostre forze”.

LE RACCOMANDAZIONI DELL’FMI. Che la riforma del lavoro sia una priorità per l’Italia è riconosciuto anche a livello internazionale. Nelle raccomandazioni contenute in uno studio condotto dal Dipartimento Europeo del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), in cui si segnalano le priorità di riforma dei singoli Paesi, l’Italia ha due urgenze: le privatizzazioni e un intervento sul mercato del lavoro, una riforma che “deve essere approvata dal Parlamento”. Il Fondo monetario raccomanda la decentralizzazione della contrattazione salariale per tenere in considerazione le differenze regionali nella produttività, l’introduzione di differenziazioni regionali nei salari del settore pubblico e rivedere il sistema di incentivi fiscali per le contrattazioni salariali di secondo livello. “Le misure di liberalizzazione devono essere attuate”, inclusa la semplificazione amministrativa per ridurre il costo di fare impresa.

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