Scocchia (illycaffè): “Serve un’Europa più forte e meno frammentata”

Al Meeting di Rimini la Ceo di illycaffè invita l’Uu a rispondere ai dazi con un piano industriale condiviso e denuncia la frammentazione normativa interna

Scocchia (illycaffè): “Serve un’Europa più forte e meno frammentata”

Al Meeting di Rimini, Cristina Scocchia, ha lanciato un messaggio chiaro e realistico sul futuro dell’Europa economica. Per l’amministratore delegato di illycaffè, l’accordo sui dazi con gli Stati Uniti è stato un passo obbligato, non una vittoria ma una necessaria ritirata strategica. “Abbiamo evitato una guerra commerciale che avremmo perso”, ha sottolineato, denunciando il divario di forza tra una superpotenza unitaria e un’Europa ancora frammentata.

Secondo la manager, la misura produrrà una forte compressione dei margini per aziende come illycaffè, che sviluppa il 20% del proprio business negli Usa, secondo mercato per importanza dopo l’Italia. Tuttavia, ha aggiunto, “la ritirata strategica dell’Europa era inevitabile”. Le forze in campo sono troppo sbilanciate: da un lato gli Stati Uniti, con una leadership chiara e indipendenti sul piano energetico, militare e tecnologico; dall’altro un’Europa ancora frammentata, con governance farraginosa e senza una direzione condivisa.

Serve una risposta europea per rilanciare la competitività

Di fronte a un contesto globale sempre più instabile, Scocchia ha lanciato un appello affinché l’Europa sviluppi una politica industriale comune, capace di affrontare le sfide su energia, difesa e innovazione tecnologica. A preoccupare non sono solo i dazi statunitensi, ma anche la complessità normativa interna: tra Italia, Francia e Spagna le regole sono spesso sovrapposte e contraddittorie, generando un vero e proprio “dazio interno” che, secondo l’AD di illycaffè, arriva a pesare fino al 45% sui beni e al 110% sui servizi.

Scocchia ha inoltre sottolineato l’urgenza di semplificare e armonizzare le normative, a partire da un allineamento fiscale, non più rinviabile. Paesi come Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo non dovrebbero più operare come paradisi fiscali di fatto. Altro fronte cruciale è quello del Green Deal, su cui la manager invoca una regolamentazione più equilibrata e meno penalizzante per le imprese.

Caffè sotto pressione: possibili nuovi aumenti

Infine, l’intervento si è concentrato sull’allarmante instabilità del mercato del caffè. Il costo della materia prima ha raggiunto i 380 centesimi per libra, ben tre volte la media storica. Tra i motivi, i dazi al 50% imposti dagli Usa sul caffè brasiliano e gli effetti del cambiamento climatico nei paesi produttori, come la gelata nel Cerrado e la siccità in Brasile.

Tutto ciò si riflette sul costo della tazzina, cresciuto del 19% rispetto al 2021 e del 3,4% rispetto al 2024, con forti disparità territoriali: si va dai 1,50 € di Benevento e Bolzano a 1 € a Catanzaro. Se il trend rialzista della materia prima dovesse continuare, ha concluso Scocchia, i rincari non sono destinati a fermarsi.

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