È ufficiale: scattano i dazi Usa in tutto il mondo. Dalla mezzanotte del 7 agosto sono entrate in vigore le nuove tariffe imposte da Donald Trump. 92 Paesi verranno colpiti da aliquote che vanno dal 10% al 15%. Fra qyesti c’è anche l’Unione europea che dovrà pagare una tariffa del 15% sulla maggior parte dei prodotti.
I Paesi maggiormente colpiti dai dazi Usa
Tuttavia non tutti sono stati così ‘fortunati’. La Casa Bianca ha infatti raddoppiato il dazi Usa sugli export indiani: sono passati, infatti, dal 25% al 50%. Si tratta di una sorta di punizione per aver acquisto petrolio dalla Russia. Ma l’India, che per questa risorsa dipende per il 38% dal Cremlino, ha replicato definendo la misura “ingiusta e irragionevole”, facendo sapere che intraprenderà azioni legali a propria tutela.
Lo stesso destino è toccato al Brasile: le tariffe, inizialmente al 10%, sono lievitate al 50% a sostegno dell’ex presidente e amico di Trump, Jair Bolsonaro, condannato agli arresti domiciliari. Il Governo di Brasilia si rivolgerà al Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, per rispondere a una mossa “autoritaria e irrispettosa”.
La Svizzera, colpevole di essere troppo piccola – con appena 9 milioni di abitanti – per avere un surplus così grande (41 miliardi) con gli Stati Uniti, ha subito un duro colpo. Pare che i dazi su orologi, farmaci e cioccolato rimarranno al 39% , nonostante l’incontro fra la presidente elvetica, Karin Keller-Sutter, e il segretario di Stato americano, Marco Rubio, che non ha portato a soluzioni formali. Il Canada, che insieme al Messico è il principale partner commerciale degli Stati Uniti, dovrà pagare tariffe al 35%.
“I dazi al 15% per l’Ue sono il miglior risultato che si poteva raggiungere, anche se non positivo – ha commentato Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio – Ma non bisogna non essere troppo pessimisti: i dazi non fanno bene a nessuno, ma la trattativa tra gli Stati Uniti e l’Unione europea è solo all’inizio”.
Le partite ancora aperte con Trump
Sui dazi Usa al 100% su chip e semiconduttori non c’è una data precisa per l’entrata in vigore. E, intanto, molti dossier rimangono aperti. Acciaio e alluminio restano al 10%, i prodotti automobilistici dovrebbero rientrare fra quelli al 15%.
Alcuni prodotti, però, sembrano rimanere esenti ed essere al sicuro. Riguardano gli aerei e la componentistica, una selezioni di farmaci generici e macchinari ad alta tecnologia. Ancora in gioco sono le trattative per le deroghe all’agroalimentare, al settore vinicolo e dei liquori. Gli stessi produttori statunitensi pensano che i dazi del 15% su vino e liquori europei possono mettere a rischio 2 miliardi di dollari di esportazioni. Inoltre sono im pericolo anche 25 mila posti di lavoro sul territorio americano.
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