Più innovazione, più disoccupazione?

Le nuove tecnologie non solo non creerebbero posti di lavoro, ma contribuirebbero alla disoccupazione. E i giovani italiani perdono la speranza

Altro che progresso: l’innovazione fa rima con recessione. È quanto emerge dall’indagine demoscopica di Deloitte ed Eurisko, presentata durante il convegno milanese Strategy Council Le sfide per la Crescita: Innovazione, Imprenditorialità e Occupazione: stando ai dati, le scoperte tecnologiche hanno di fatto portato alla scomparsa di alcuni mestieri.

Al contempo, però, le nuove società hi tech, sorte negli ultimi anni, non sono state in grado di dare lavoro alla stessa mole di persone impiegata nei lavori tradizionali. Basti pensare, per esempio, a Instagram che riesce a soddisfare 30 milioni di clienti avvalendosi di soli 13 dipendenti. Da qui, la conclusione: l’innovazione non avrebbe generato nuovi posti di lavoro, contribuendo alla disoccupazione.

OPPORTUNITA’. «L’innovazione è una forza oggi inarrestabile che, se adeguatamente gestita, rappresenta un’opportunità>, puntualizza Andrea Poggi, partner Deloitte, responsabile Strategy consulting e Innovation leader di Deloitte. «In Italia questa forza dirompente si inserisce in un contesto di gap competitivo rispetto agli altri Paesi europei, anche perché le famiglie hanno scarsa consapevolezza del ruolo essenziale dell’istruzione e l’errata percezione che l’innovazione non sia uno dei driver essenziali per ottenere sviluppo e crescita».

L’indagine rivela poi la grande sfiducia degli italiani nei confronti di una possibile ripresa economica: per il 51% degli intervistati la recessione non è congiunturale, bensì sistemica. Una percentuale notevole, soprattutto se confrontata con quella degli altri paesi: 35% in Spagna, 13% in Germania, 15% in Inghilterra.

Tra l’altro, la sfiducia degli italiani non si accompagna a una maggiore intraprendenza: il 59% si aspetta che a sbloccare la situazione sia il governo, grazie al varo di una nuova riforma fiscale, o attraverso la semplificazione della burocrazia. Il 46% aspetta invece soluzioni dalle imprese.

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