Petrolio, l’Opec+ aumenta l’offerta e inizia la guerra dei prezzi

Petrolio, l’Opec+ aumenta l’offerta e inizia la guerra dei prezzi© Shutterstock

Il mercato del petrolio è al centro della guerra commerciale, complici anche i dazi Usa: in questo scenario l’Opec+ aumenta l’offerta e comincia un botta e risposta a suon di prezzi. Succede quando la domanda è compromessa a causa delle politiche adottate da Trump.

Per giugno 2025 è previsto un aumento della produzione da 411 mila barili al giorno da parte degli otto Paesi impegnati a ritirare una porzione dei tagli del gruppo. Sarebbe una stretta da 2,2 milioni di barili in totale, che potrebbe venire meno un anno prima del previsto, gonfiando un surplus di greggio che era già all’orizzonte secondo le stime degli esperti.

Gli effetti sul mercato

In Borsa le quotazioni del barile hanno subito un calo di quasi il 4% in avvio, poi attestatosi intorno al 2%: un dato che è bastato a riportare Brent e Wti vicino ai minimi da quattro anni a questa parte. Il riferimento internazionale è sceso fino a 58,50 dollari durante le contrattazioni in Asia, prima di recuperare intorno alla soglia psicologica dei 60 dollari, il benchmark Usa si è riportato a 57 dollari circa, dopo un affondo a 55,50, livelli che condizionano l’attività dello shale oil negli Stati Uniti.

Non si conoscono fino in fondo le ragioni per cui la produzione di petrolio sia stata aumentata dall’Opec+. Forse si vuole mandare un messaggio a chi non rispetta le quote, primo fra tutti il Kazakhstan che ha potenziato il giacimento Tengiz. La strategia potrebbe nascondere il desiderio di assecondare il volere di Donald Trump, che da sempre pressa l’Opec+ perché faccia cendere i prezzi alla pompa, tuttavia è anche indubbio che il cambio di rotta metta in difficoltà lo shale oil.

Il ritmo con cui gli otto Paesi del gruppo sta riportando sul mercato 2,2 mbg di tagli “volontari” è tre volte superiore rispetto a quello previsto originariamente, a dicembre dello scorso anno. Una nota parla di “fondamentali di mercato in buona salute” che è difficile intravedere. Ed è possibile che i sauditi vogliano continuare su questa strada, se non addirittura accelerare.

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