Infrastrutture per le imprese al Sud, “ma niente Ponte sullo Stretto”

Meglio rafforzare strade e autostrade; le richieste delle aziende colpite dalla crisi raccolte da Confcommercio. “Servono interventi anche su lavoro, accesso al credito e innovazione”

Calo delle vendite, aumento dei prezzi praticati dai fornitori e dei ritardi nei pagamenti: sono i tre principali fattori che pesano come macigni sulle imprese del Mezzogiorno. Manifatturiero, costruzioni, commercio, turismo e servizi, l’80% delle aziende che operano in questi settori hanno subito contraccolpi dovuti alla crisi economica, ma più della metà (il 54%) crede nella propria capacità di superare le attuali difficoltà e chiede al governo interventi precisi. È quanto emerge dall’ultima indagine di Confcommercio che, attraverso l’Istituto di ricerca Format, ha tastato il polso delle imprese del Centro-Sud. Il quadro non è dei più confortevoli con quasi il 75% delle aziende che ha registrato nel corso dell’anno un calo delle vendite (il 60% ha perso anche in ricavi) e il 38,5% ha dovuto far fronte a un aumento dei prezzi dei fornitori; ma – anche per l’interesse mostrato dal governo Monti verso il rilancio del Mezzogiorno – la voglia di reagire non manca. Le imprese del Centro-Sud – la cui situazione sarà al centro degli Stati Generali della confederazione che si svolgeranno martedì 22 a Napoli (ore 10.30, alla Camera di Commercio) – chiedono al nuovo governo un intervento sulle politiche per il lavoro (l’82% delle imprese), un più agevole accesso al credito (53,2%), una maggiore efficienza dei trasporti (49,3%), politiche per il turismo (48,2%) e per l’innovazione (46,8%) – vedi dati in allegato). Singolare come siano le stesse imprese del Mezzogiorno a non ritenere prioritaria la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, il 51,4% delle aziende intervistate ritiene come prima priorità il rafforzamento della rete stradale e autostradale. Resta inoltre indispensabile il contrasto ai fattori che limitano la competitività delle Pmi – uno su tutti il peso della pressione fiscale, indicato dal 51% del campione – così come l’impegno contro la criminalità, la contraffazione (in aumento per un’impresa su due) e l’abusivismo, fenomeni che rappresentano una vera e propria tassa (il 40,9% delle imprese del Sud impiega oltre il 2% dei ricavi per proteggersi da furti, rapine ed estorsioni).

Indagine sulla crisi e richieste delle Pmi

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